Il film narra di una moderna Cenerentola - interpretata da una Mila Kunis poco convincente, sicuramente attrice più adatta alle piccole commedie americane - che, per questioni genetiche, si trova ad essere una sorta di regina che ha potere su buona fetta dell’universo conosciuto e non.
Nonostante il film sia visivamente d’impatto - si ripesca moltissimo, tra gli altri, dall’immaginario appartenente a Terry Gilliam, che non a caso in “Jupiter” fa una figurazione speciale -, la tematica trattata, seppur in voga nella più recente produzione cinematografica, non è ben approfondita e sembra restare in superfice, così come il contorno poco “corccante” fornito da una sceneggiatura per lo più di basso livello. Nonostante sia mirabile il tentativo di vagliare e sperimentare il più possibile su territori nuovi, gli autori di “Matrix”, questa volta, arrivano a partorire un’opera inconsistente come forse mai avevano fatto - i sequel di “Matrix”, ovviamente sono esclusi -:
A dirla tutta, l’unico colpo di scena del film è che Sean Bean non muore. Antonio Romagnoli