Just a perfect day (III)

Da Bartel
Il generale si avvicina con rapide falcate. Hiram gli sorride e accenna un inchino, ma il generale lo afferra per le spalle.
"No, no, Maestro...sono io che mi inchino alla tua arte...è un tempio meraviglioso, stai facendo un lavoro incredibile..."
Le braccia di Hiram si aprono come un compasso e indicano i vari gruppi di uomini che in quel momento lavorano intorno a loro.
"Sono questi uomini che vedi che lo stanno costruendo impastando mattoni con il loro sudore e tagliando pietre con la loro fatica, io li dirigo soltanto, generale"
"Hai ragione Maestro Hiram, anche le mie battaglie le vincono i miei soldati, ma senza di me sarebbero solo un branco di briganti e di straccioni armati"
Una risata raglia nella gola del generale, mentre Hiram scuote la testa divertito e nota il drappello di soldati accanto all'ingresso del Tempio.
"Generale, a cosa debbo l'onore della tua visita?"
La risata dell'uomo d'armi si affievolisce mentre i suoi occhi si puntano in quelli del costruttore e parlano prima che Hiram possa udire la sua voce ora neutra.
"Maestro Hiram...ho accompagnato per ordine del nostro re...che l'Altissimo lo protegga e gli conceda lunga vita e prosperità...ho accompagnato il nostro illuminato Gran Sacerdote e il suo braccio destro, Yosseph il giovane".
Hiram immagina i due sacerdoti all'interno delle fresche mura del  Tempio, mentre osservano il suo lavoro cercando difetti o punti deboli di cui lamentarsi con il Re Salomone. E' già accaduto, accadrà ancora. Il vecchio si accarezzerà la lunga barba bianca vagando per il Tempio mentre il giovane resterà fermo alle sue spalle, in silenzio, con i suoi occhi febbricitanti e le sue guance scavate da desideri insoddisfatti coperte da una barba ancora scura, pronto a correre accanto al  Gran Sacerdote mentre il vecchio indica qualcosa con la punta del suo lungo bastone. Il bastone del Gran sacerdote è di legno di cedro con una impugnatura in oro e tre grosse pietre preziose incastrate al suo interno: una nera come la notte scagliata da uno spirito dell'aria contro un villaggio di pescatori , una trasparente e durissima arrivata dalla terra degli egizi e una rossa come il sangue, dono di alcuni mercanti di terre oltre il mare.
La mente di Hiram ritorna fuori dal Tempio, alla presenzza del soldato che lo osserva. Il costruttore abbozza un sorriso e ascolta la propria voce: "La visita del Gran Sacerdote è sempre una benedizione per il nostro cantiere, generale...accompagnami da lui..."
I due uomini si incamminano verso l'entrata del Tempio delimitata da due alte colonne di bronzo meravigliosamente cesellate, aprendo un varco innaturale tra la folla brulicante degli operai che si fermano al passaggio di Hiram, salutandolo. Hiram risponde ad ogni saluto sorridendo e attirandosi la sottile e divertita invidia del generale che avrebbe desiderato un tale attaccamento e rispetto dai suoi soldati. Hiram accarezza con la mano destra una delle colonne poste all'ingresso del Tempio come per assicurarsi che non si tratti di una illusione e guardando l'entrata buia vede il generale scomparire nel fresca ombra . Hiram si volta un attimo a guardare il cielo e poi si tuffa anch'egli nel buio della prima stanza del Tempio.

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