Soffro di attacchi d’asma.
Ma non sempre.
Solo quando mi agito.
Quando mi arrabbio cioè.
Ma anche quando sono molto molto felice.
Quando mi emoziono, ecco.
Il che non accade molto spesso.
Vero?
Ormai i sintomi li conosco a menadito.
Il cuore inizia a battere più forte, il sangue mi va dritto al cervello, iniziano a tremarmi le mani, lo stomaco è improvvisamente senza peso, mi si annebbia la vista e comincio a balbettare, anzi no, il termine giusto è “farfugliare”.
Ecco, arriva, lo riconosco.
E’ giunto il momento di fare un respiro profondo.
Peccato sia impossibile.
Perché quando hai un attacco d’asma respirare è proprio fuori discussione. Non che non ci si provi eh. Io mi ci metto con tutto l’impegno del mondo. Lo giuro.
Provo anche a calmarmi in tutti i modi che conosco.
Pochi.
Inefficaci.
Perché quando sono molto felice o molto arrabbiata, il mio cuore ed il mio cervello interrompono ogni forma di comunicazione.
Litigano.
Smettono di parlarsi.
Si ignorano come se non fossero amiconi, i bastardi.
E a differenza di quanto accade in questa storia, nel mio caso vince sempre il cuore che inizia a fare cose a caso, random, per conto suo.
Cose da fuori di testa, o anzi. Da fuori di cuore. Da cuore matto come direbbe il buon Tony dal basso del suo ciuffo impomatato.
Non sono più io eh. E’ il mio cuore che fa per me.
Comunque ho sempre molta fiducia in me stessa. Quindi provo a porre rimedio.
Come?
Respiro.
Ma so già cosa accadrà. Anzi so cosa non accadrà.
Non ci riuscirò.
Perché l’aria, la maledetta aria, andrà da qualsiasi parte ma non nelle mie vie respiratorie ossigenando il cervello rimasto privo di navigatore.
E’ proprio fuori discussione.
Tiro su ma il massimo che riesco ad ottenere sono un bel paio di rantoli. E via.
E’ come avere la testa sott’acqua. Come galleggiare nello spazio. Improvvisamente intorno a me sento solo un gran silenzio. Più tento di respirare profondamente più non ci riesco. Più mi agito.
E peggioro.
A questo punto una persona normale tirerebbe fuori dalla borsa la facile soluzione del problema.
L’inalatore.
Non io però.
Perché io odio avere un attacco d’asma.
La mia asma è provocata da qualcosa. O da qualcuno.
Qualcosa o qualcuno che mi fanno alzare la pressione e battere il cuore nelle orecchie. Qualcosa o qualcuno che prendono la mia anima e la rivoltano come un calzino, stracciando le mie certezze, inquinando la mia serenità, ferendomi più di uno schiaffo e martellando la corazza di indifferente freddezza che ogni tanto mi piace portare.
Che ogni tanto dovrei portare.
Non voglio che questo accada. No. Non a me.
Io non devo fare una piega.
Sempre e comunque.
E ci riesco, nove volte su dieci.
Fino a quella volta. Che mi frega.
Io non la voglio la mia asma nervosa. Io la disprezzo e la ripudio. Faccio finta che non ci sia come si fa con le cose o le persone che ci fanno diventare nervosi.
Allora, stupidamente, esorcizzo le mie debolezze ignorandola e fingendo di dimenticarmi quella pompetta ripiena di magia che risolverebbe il mio problema in tre secondi.
Come se lasciandola a casa potessi imporre alle mie emozioni di starsene quiete.
In silenzio.
Sciocca io.
Perché non ci riesco mai.
E allora mi ritrovo a respirare in un sacchetto.
Come in un film di terza categoria.
Nascosta nel bagno di qualche locale, in una ruetta o in macchina.
Con qualche caritatevole amica che mi guarda con compassione. E non capisce.
Odio la mia asma emozionale.
La odio perché mi fa sentire fragile e fuori controllo. La odio perché mi ha costretta a mentire e a blaterare di pollini e allergie primaverili, la odio perché mi ha obbligata a fare innumerevoli piani a piedi, scalini saltati a due a due.
A momenti non mi spacco la testa ma che volete farci l’alternativa era morire soffocata.
E non credo nemmeno che abbiate presente che cosa significhi correre per le scale senza respirare, con il cuore che ti scoppia di gioia, arrivare in macchina, cercare convulsamente il Ventolin, inalare, respirare (finalmente) e LASCIARE NUOVAMENTE (e consapevolmente) IN MACCHINA L’INALATORE, perché “dannazione asma maledetta, sono felice lo capisci che sono emozionata perché felice, dunque stasera lasciami in pace, fatti i cazzi tuoi, per una volta non stressarmi e non ripresentarti proprio ok? E anche te, cervello mio statti zitto. Non fiatare. Bum Bum Bum. Solo te ascolto stasera”
Oh. Quella notte lì, la mia asma mi ha esaudita.
Anche se ancora mi chiedo se in casa lo avrei trovato un sacchetto di carta in cui respirare.
Nel caso.
PS: I Goonies sono uno dei miei film preferiti. Adesso sapete anche il perché.