“Devo essere sincero. In un’altra vita mi piacerebbe girare, andare all’estero, conoscere culture calcistiche e di vita diverse dalle nostre. Provare altri campionati per confrontarmi. Ma penso che in questa vita sia difficile. Ho avuto la fortuna di arrivare alla Juventus giovane e di rimanerci per tanti anni. La mia speranza, con tutto il cuore, è di tornare ai massimi livelli con questa squadra e di rimanere qui. Poi, purtroppo, una delle cose brutte del calciatore è che ogni sei mesi, ogni volta che riapre il mercato, hai un punto interrogativo sulla testa che può dipendere da mille variabili”.
“Tanti allenatori sono stati importanti nella mia carriera. Deschamps è stato il primo a rimettermi nel ruolo che poi mi ha consacrato. Ranieri mi ha dato fiducia e con lui sono cresciuto tanto. Donadoni mi ha lanciato all’Europeo, Lippi ha fatto di me un titolare inamovibile, Prandelli mi sta dando ancora più fiducia nel gruppo. Devo nominare, però, due allenatori che ho avuto a Livorno: Mazzarri perché è stato il primo a insegnarmi tante cose del calcio e del ruolo del difensore che mi hanno aiutato tanto. E poi Osvaldo Iaconi, il mio primo allenatore a Livorno. Lui è la persona che prima di ogni altra mi ha insegnato le regole di vita del calcio che ora mi sembrano scontate ma che a 16 anni mi sembravano cose fuori dal mondo. Devo tanto a lui e a quel gruppo di Livorno”.
E poi c’è la Nazionale; 47 partite, un Europeo e un Mondiale giocati da titolare, (con alterne fortune, per lo più magre a livello di squadra) 2 gol e anche la fascia di capitano, in due occasioni:
“Il sogno di ogni bambino è vincere il Mondiale. Alzarla come Capitano sarebbe troppo. Ho avuto la fortuna d’indossare la fascia già un paio di volte ed è qualcosa di magico. E’ un onere e un onore in più, ma le responsabilità mi sono sempre piaciute”.
Fonte Calcioblog