Nella suggestiva cornice di Twickenham, tempio del rugby inglese, All Blacks e Australia mettono in scena una finale emozionante e spettacolare. Tra vampiri, streghe e licantropi, nella notte di Halloween, i veri “mostri” sono loro: i neo zelandesi, uomini neri, tutti neri che, dopo una dura battaglia, vincono la William Webb Ellis.
Quella tra gli All Blacks della Nuova Zelanda e l’Australia non è una partita, è La partita. Una sfida che vede fronteggiarsi due tra le migliori compagini al mondo, se non le migliori. Un match che, nel corso della storia, ha regalato tantissime gioie e dolori ai rispettivi tifosi. Oggi la posta in palio era di quelle che pesano, che gravano sulla testa, sulle gambe, sul cuore dei giocatori. Parliamo della finale del Mondiale di rugby, signori.
La concentrazione è massima, la tensione nello sguardo dei giocatori pure. Va in scena la terribile Haka dei neo zelandesi, nella sua forma più perfida e cruenta, trattasi della famigerata “Kapa o Pango” (di cui si discorrerà più approfonditamente in seguito). Partono a razzo gli All Blacks, intenti a mettere subito le cose in chiaro. L’Australia si difende in maniera ordinata, organizzata. Non ci vuole moltissimo per rompere gli equilibri, penalty di Carter ed è già 3-0 All Blacks. Gli australiani non vogliono essere di certo spettatori: ecco allora Foley che, sempre su penalty, pareggia i conti, 3-3 al quindicesimo del primo tempo. La partita, come era facile immaginare, è combattuta centimetro per centimetro, su ogni singola zolla del terreno. È una estenuante guerra di nervi, ancor prima che fisica. Se la meta è un sogno, a far volare gli All Blacks ci pensa un sensazionale Carter che inanella due penalty consecutivamente e porta la Nuova Zelanda sul 9-3. Il primo strappo decisivo al match arriva a pochi secondi dalla fine del primo tempo e porta la firma di Milner-Skudder che, al termine di una fantastica azione corale, sigla la prima meta della giornata. Carter non sbaglia la susseguente trasformazione da fermo, si va a riposo sul 16-3.
L’avvio della ripresa è da incubo per i Wallabies: Ma’a Nonu intravede uno spazio nel quale si fionda con una corsa a dir poco folle e, nonostante i placcaggi degli australiani, sigla la seconda meta dell’incontro e porta il risultato sul 21-3. Carter (è mortale anche lui, suvvia) non realizza il tiro da fermo. È un colpo durissimo per gli australiani, una di quelle sbandate che possono sbatterti fuori strada definitivamente. La reazione dell’Australia è sorprendente. Una prolungata manovra offensiva costringe all’errore (banale) Ben Smith che rimedia un cartellino giallo, con conseguente obbligo di abbandono del campo per un tempo di dieci minuti. I Wallabies sfruttano alla grande la momentanea superiorità numerica, realizzando due mete con Pocock e Kuridrani. Le relative conversioni di Foley sono, neanche a dirlo, perfette. 21-17 al 64′, partita straordinariamente riaperta. La tensione aleggia sopra il manto erboso di Twickenham, mai, sino ad ora, i giochi erano stati così aperti. A calciar via la tensione, tuttavia, ci pensa (letteralmente) il magnifico Carter, inventandosi un drop da distanza siderale. Rincalza la dose il numero 10 neo zelandese, indovinando un non semplice penalty. Nel giro di pochi minuti, gli All Blacks riallungano nuovamente, 27-17. Nel finale di gara, come la più magniloquente (o terribile, dipende dai punti di vista) delle sentenze, giunge la splendida meta di Barrett e la più che normale conversione di Carter. Risultato finale, 34-17. All Blacks sul tetto del mondo per la terza volta nella loro storia.
CELEBRATE GOOD TIMES… #NZL enjoy their first moments as #RWC2015 champions pic.twitter.com/3bkGivw52G
— Rugby World Cup (@rugbyworldcup) 31 Ottobre 2015
LA CURIOSITA’
Si narra che oltre la metà delle vittorie degli All Blacks siano decretate già in partenza, prima della partita: nel momento della danza Maori, meglio nota come Haka. Proviamo a scoprire qualcosa di più su questo affascinante rito. L’haka è la danza propria del popolo Maori, il popolo etnico della Nuova Zelanda. Popolo che esprime il lignaggio più puro del territorio neo zelandese. Molti, errando, immaginano in via esclusiva l’haka alla stregua di un’intimidatoria danza di guerra. In realtà assume riveste molteplici significati.
Tanto per cominciare, è doveroso rammentare che la parola Haka deriva da Ha (soffio”) e Ka (“infiammare”) e significa “accendere il respiro”. La danza Maori è quindi espressione dello spirito individuale, dei sentimenti, delle emozioni umane. Può esternare un sentimento di libertà, di gioia e perfino di costrizione. Una danza sorretta, quindi, da schemi tutt’altro che rigidi, che conferiscono piena libertà di espressione e movimento in colui che la interpreta, a seconda della componente sentimentale interiore. Prima della vera danza, tuttavia, un leader urla, con tono imperioso, ritornelli che servono, non solo ad incitare la squadra, ma anche e soprattutto a dettare lo schema ritmico della danza che verrà attuata. Negli All Blacks, tale ruolo grava sul giocatore di sangue Maori più anziano (si badi, non per forza coincide con il capitano). Gli elementi essenziali della Haka sono:
Pukana: gli occhi dilatati.
Whetero: la “linguaccia”, in segno di sfida (viene fatta solo ad altri uomini).
Ngangahu: simile alla Pukana.
Gli stili della suddetta danza sono diversi e, sostanzialmente, dipendono dalle varie interpretazioni forinte, nel corso dei secoli, dalla popolazione Maori. Attenendoci strettamente alla matrice sportiva, nel rugby prevalgono la “Ka Mate” e la “Kapa o Pango“. La Ka Mate è, probabilmente, lo stile più celebre della haka. Fu composta verso la fine del 1820 circa da Te Rauparaha, capo della tribù degli Ngati Toa, per celebrare la salvezza raggiunta dopo il rapimento ad opera di tribù nemiche. La leggenda narra che il capo Maori Te Rauparaha, nascosto in un pozzo per sfuggire ai suoi inseguitori, pronunciò le parole “Ka Mate! Ka Mate!” (“Io muoio! Io muoio!”) quando questi vennero a cercarlo nel luogo in cui aveva trovato asilo. Sussurrò poi “Ka ora! Ka ora!” (“Io vivo! Io vivo!”) quando gli inseguitori andarono via. “Ka ora, ka ora! Tenei te tangata puhuruhuru nana nei i tiki mai whakawhiti te ra!” (“Io vivo! Io vivo! Questo è l’uomo peloso che ha persuaso il Sole e l’ha convinto a splendere di nuovo!”) fu il ringraziamento diretto a Te Wharerangi, che aveva offerto rifugio a Te Rauparaha. Simboleggia la forza, la vittoria della vita sulla morte. È un tipo di haka molto corto, eseguita quando si vuol esprimere un senso di gioia o libertà. Non trattasi, dunque, di danza di guerra. Testo e traduzione della Ka Mate:
Ringa pakia!
Batti le mani contro le cosce!
Uma tiraha!
Sbuffa col petto.
Turi whatia!
Piega le ginocchia!
Hope whai ake!
Lascia che i fianchi li seguano!
Waewae takahia kia kino!
Pesta i piedi più forte che puoi!
Ka mate, ka mate
È la morte, È la morte!
Ka ora’ Ka ora’
È la vita, è la vita!
Ka mate, ka mate
È la morte, È la morte!
Ka ora Ka ora “
È la vita, è la vita!
Tēnei te tangata pūhuruhuru
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
Nāna i tiki mai whakawhiti te rā
…è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
A Upane! Ka Upane!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino,
Upane Kaupane”
un altro fino in alto,
Whiti te rā,!
Il sole splende!
Hī!
Alzati!
Leader:
Leader: Squadra: Leader: Squadra: Tutti:
Mi è piaciuto un video di @YouTube: https://t.co/nS5rmi5Ebk All Black’s Haka + Translation
— Drone1972 (@CarloRusca) 31 Ottobre 2015
Discorso diverso per la Kapa o Pango, uno stile che vuol tendere al completamento, più che alla sostituzione della Ka Mate. È stata realizzata nel 2005 da un composito organo di esperti in arti, tradizioni e coostumi Maori. È un tipo di danza che si riferisce più spiccatamente al rugby, chiaro è, infatti, il riferimento alla felce argentata, simbolo degli All Blacks. Danza molto più aggressiva e con un maggior senso di sfida rispetto alla Ka Mate, la Kapa o Pango è eseguita solo in speciali occasioni, come accaduto nell’odierna finale.
Testo e traduzione della Kapa o Pango:
(MI)« Kapa o Pango kia whakawhenua au i ahau!
Hī aue, hī!
Ko Aotearoa e ngunguru nei!
Au, au, aue hā!
Ko Kapa o Pango e ngunguru nei!
Au, au, aue hā!
I āhahā!
Ka tū te ihiihi
Ka tū te wanawana
Ki runga ki te rangi e tū iho nei, tū iho nei, hī!
Ponga rā!
Kapa o Pango, aue hī!
Ponga rā!
Kapa o Pango, aue hī, hā! »(IT)« Guerrieri Neri, fatemi diventare una cosa sola con la terraQuesta è la nostra terra che rimbomba
È la mia ora! Il mio momento!
Questo ci definisce come i Guerrieri Neri
È la mia ora! Il mio momento!
Il nostro dominio
La nostra supremazia trionferà
E si imporrà sopra tutti
La felce d’argento!
Guerrieri Neri!
La felce d’argento!
Guerrieri Neri! »
(IT)
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