Kaizen, la prima volta che ho letto questa parola ne sono rimasto affascinato anche se non sapevo cosa significasse. Una parola con un inizio duro ma che poi scivola nella dolcezza, un pò come la vita.
La filosofia Kaizen.
Cambiare in meglio. Un lento costante e inarrestabile miglioramento in ogni aspetto della nostra vita. Tutto ciò che fa parte del nostro vivere, il lavoro, la famiglia il corpo, la mente merita di essere migliorato. Due gli elementi fondamentali: lentezza e costanza.
- Lentezza. Che non è sinonimo di poca energia, ma procedere a piccoli passi. Nella lentezza ci si concede il tempo per assimilare i cambiamenti e le migliorie. Nella lentezza c’è la pazienza e la comprensione. La pazienza di imparare qualcosa di nuovo, la pazienza di metterlo in pratica, la pazienza di ricominciare quando si sbaglia. La comprensione è capire chi siamo, cosa conta per noi cosa ci facciamo in questo mondo. La comprensione è capire fino in fondo quei piccoli miglioramenti che ogni giorno applichiamo fino a farli diventare l’essenza di noi.
- Costanza. Tutti giorni un pò di noi viene migliorato, tutti i giorni un pò di noi cresce. Il kaizen è questo, quello che desideri migliorare lo puoi ottenere e fissare definitivamente solo se agisci con costanza. Come la brace che continua a bruciare dopo il grande fuoco e continua a produrre calore, così ogni piccolo cambiamento nel tempo con costanza continuerà a dare i suoi frutti.
Il cuore delle abitudini.
La filosofia Kaizen è il cuore delle abitudini. Se vuoi essere padrone della tua vita devi sforzarti di cambiare, devi sapere cosa migliorare e devi farlo un pò tutti i giorni, un graduale costante continuo sforzo, la tua migliore abitudine quotidiana. Solo così potrai creare quelle buone abitudini che ti porterai dietro nel tempo e faranno parte del tuo stile di vita.
Durezza e dolcezza.
Kaizen. Durezza e dolcezza. L’ho interpretato così, perché la durezza siamo noi quando ci irrigidiamo sulle nostre convinzioni quando non crediamo nel cambiamento quando abbiamo paura di metterci in gioco. Dolcezza, qui l’interpretazione è molto orientale dolcezza intesa come “cedevolezza” “flessibilità” il principio del morbido che vince il duro (questa è la mia anima marzialista