Kalimba, Recensione Xbox One

Creato il 27 gennaio 2015 da Edoedo77

Dal 2006, Press Play ha dimostrato abilità nell’ideazione e nella realizzazione di nuove IP, tanto da diventare parte di Microsoft Studios grazie all’acquisizione avvenuta nel 2012.

Da allora, la loro volontà è stata quella di riferirsi innanzitutto alla nuova nata in quel di Redmond, Xbox One, prima con l’uscita di Max: The Curse of Brotherhood (poi arrivato anche su Pc) e più recentemente con Kalimba, platform game che analizzeremo quest’oggi.
Saranno riusciti a confezionare un’esperienza di gioco raffinata ed intrigante, confermando le loro qualità? Oppure i ragazzi di Copenaghen non sono stati in grado di conseguire pienamente l’obiettivo prefissato?

LA MINACCIA DELLE TENEBRE

L’isola di Kalimba è ormai sprofondata nelle tenebre, minacciata da presenze oscure; il nostro compito, pertanto, sarà quello di annientare l’oscurità ripristinando la luce sulla terra e per farlo dovremo averla vinta sulle tante insidie pensate dagli sviluppatori ed inserite all’interno dei singoli livelli di gioco: abilità nel salto, riflessi ed azioni coordinate ci permetteranno di venirne a capo.

Come solitamente avviene, è un piccolo pretesto a muovere le acque in Kalimba, e tanto basta per consentirci di esplorare i meandri dell’isolotto in balia di forze tenebrose.
Dimenticate il pennarello utilizzato vestendo i panni di Max, o stage di gioco in 2.5d, Kalimba si basa su un concept di gameplay più semplice e per certi versi meno elaborato: due dimensioni e due soli tasti, uno per saltare e l’altro per switchare (o alternarsi) tra i due protagonisti di turno, per raggiungere un punto di controllo all’interno del livello affrontato, cercando di limitare al massimo il numero di errori e raccogliendo sfere di luce che, successivamente, decreteranno il punteggio finale.
In apparenza, sembrerebbe un gioco da ragazzi, se non fosse che ci troveremo a governare entrambi i protagonisti con lo stesso pad, superando piattaforme mobili, fosse mortali, strapiombi, famelici nemici e tanto altro.

Emerge così la bontà del level design, studiato e realizzato nel più piccolo dei dettagli, per fare in modo che i movimenti delle due entità da controllare portino il giocatore ad aguzzare l’ingegno, coadiuvandosi con feature quali il doppio salto o specifici elementi posti in maniera tale da sfalsare i movimenti del primo protagonista rispetto a quelli del secondo; operazione che si renderà indispensabile in frazioni di gioco più complesse, che potrebbero portarvi alla morte, rifacendosi alle meccaniche “trial and error” spesso parte integrante di questo genere e che nel passato più recente hanno trovato l’ottimo Super Meat Boy (e Kalimba a tratti ce lo ha ricordato) come riferimento assoluto.

La difficoltà di gestione è rappresentata soprattutto dal fatto che andranno monitorati ed affrontati due percorsi per volta ed allo stesso momento, con un layout davvero ingegnoso e che spesso trae in inganno, vuoi per la velocità di una porzione di stage o perché, di primo acchito, sbagliare calcolando male l’azione da compiere è quasi scontato. Il numero di errori compiuti andrà ad intaccare anche lo score finale, quindi per raggiungere il risultato perfetto in Kalimba dovrete prima di tutto raccogliere ogni sfera di luce – compito non difficoltoso – e in secondo luogo portare a termine il livello senza mai morire.


Questa impostazione consente alla piccola opera di Press Play di eccellere in quanto a rigiocabilità, peraltro influenzata anche dalla possibilità di scalare le classifiche globali che tengono conto dello score finale raggiunto e del tempo impiegato; rigiocabilità che quindi va a colmare in parte una longevità tutt’altro che esaltante (sulle due/tre ore per la modalità in singolo ed altrettante per quella con due giocatori offline).

AL FIANCO DI UN AMICO

Il risultato, sia che lo si approcci in solitaria che in compagnia, è un puzzle-platform vario ed intricato per situazioni di gioco, ma aperto a tutti grazie all’alternanza di momenti di gioco più compassati e per questo meno ardui da affrontare, oltre che per un sistema di checkpoint assolutamente funzionale, che consente anche ai meno avvezzi di venire a capo dello stage di turno.

Certo, per conseguire risultati di prestigio, legati a doppia mandata ai numerosi achievement da poter sbloccare, bisognerà munirsi di calma e dedizione, essenziali se accomunati a buone capacità di ingegno e di ristretti tempi di reazione sui comandi; trappole, terreni franabili, salti nel vuoto e switch in aria dei piccoli totem controllati, sono soltanto alcune delle “minacce” sparse in Kalimba, e tra queste non possiamo fare a meno di citare i boss di fine mondo, che in un qual senso completano l’opera dello sviluppatore danese.

Affrontarlo in compagnia regala ancor più emozioni e divertimento che in single-player, se però da un lato potrebbe esserci un abbassamento della difficoltà, dovendo controllare un personaggio lungo un sol percorso, dall’altro bisognerà prestare attenzione nel coordinare i movimenti richiesti per superare “sessioni di incontro”, nelle quali i due piccoli totem colorati dovranno superare – spesso l’uno sull’altro – percorsi unici e pieni zeppi di insidie; anche in questo caso, non si cede mai alla frustrazione: il bilanciamento della difficoltà ci è parso ottimo, e soltanto chi vorrà completare in maniera perfetta il gioco, sbloccando ad ogni livello un pezzo di totem dorato che andrà poi, nella sua interezza, a ridare luce all’isola di Kalimba, potrebbe trovare dinnanzi a sé alcune sequenze un pochino più impegnative che necessitano di più tornate per essere conseguite in maniera perfetta.

Semplicità è quindi la parola d’ordine di Kalimba. Abbiamo già parlato di come si mostri basilare il concept di gioco e di come siano essenziali i comandi e le azioni in-game, una caratteristica che ritroviamo anche nei comparti tecnici.
A partire da quello grafico, una pixel art caratterizzata da forme triangolari (definite anche “trixel”) che bene si adatta alla natura del gioco, non sfigurando né per palette e varietà dei colori, né per design dei livelli, ad una prima vista spartani, ma che sotto sotto sanno sorprendere in più d’una circostanza nella loro essenzialità, che permette al codice di gioco di girare fluido e senza intoppo alcuno anche dopo prolungate sessioni di gaming, cosa che in Max: The Curse of Brotherhood per Xbox One non avveniva a causa di alcuni bug ed una ottimizzazione del codice non perfetta.

Meno bene, o semplicemente migliorabili, i modelli che danno vita ai nemici sparsi negli stage, forse troppo simili tra loro per design, piuttosto che per dimensioni o tonalità, ma d’altro canto stiamo pur sempre parlando di un piccolo videogioco, proprio per questo venduto al prezzo budget di 9,99 euro; siamo quindi difronte ad una nuova IP (Proprietà Intellettuale) coinvolgente, che molti ricorderanno come quel Project Totem di cui si mormorava qualche mese addietro, capace di accompagnarvi per un piccolo numero di ore ma senza stancare o mostrarsi inconsistente nelle meccaniche.

In aggiunta troviamo delle modalità extra accessorie, una colonna sonora piacevole e una buona localizzazione in italiano, che non aiutano di certo ad elevare Kalimba a miglior platform game dell’anno, ma di certo lo pongono su un buon gradino del podio – almeno per ora – in vista dell’uscita di altri esponenti del genere, magari anch’essi indipendenti.

COMMENTO FINALE

La console di Redmond non è solita lasciarsi sfuggire piccole perle indipendenti, una routine di lavoro emersa in particolar modo col programma ‘Arcade’ di Xbox 360 e che attualmente, col rispettivo piano indie per Xbox One, stenta a decollare nella stessa misura e portata di anni fa. Eppure Kalimba, produzione della capace Press Play, è lì a ricordarci quanto poco basti per tornare a divertirsi, semplicemente, con un platform dal gameplay appagante anche grazie al buon grado di difficoltà, soprattutto qualora si decidesse di mirare alla perfezione, e proprio per questo ancor più esilarante se affrontato in cooperativa tra due giocatori, feature che ne aumenta la risicata longevità. Per 9,99 euro non possiamo che consigliarvi di farlo vostro appena ne siete in grado, siamo certi che l’idea alla base del videogioco ed i comparti tecnici ispirati cattureranno il vostro interesse fino ai titoli di coda.

PREGI: Gameplay allettante e con un buon grado di sfida. Divertente in singolo, irresistibile in cooperativa; ottima rigiocabilità. Ispirato, seppur dallo stile semplice, graficamente. Prezzo di lancio invitante.

DIFETTI: Se cercate un titolo dal gameplay originale potreste rimanerne delusi. Longevità tutt’altro che esaltante.


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