Kara. Un cyborg che non sogna più pecore elettriche

Creato il 20 giugno 2013 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Può una demo di un nuovo motore grafico emozionare?
A quanto pare, sembra proprio che quelli della Quantic Dream (la casa di produzione di Heavy Rain, più che un videogioco, un thriller dinamico in computer grafica in stile cinematografico) siano riusciti a realizzare qualcosa che coinvolge profondamente.
Kara racconta di una vita che sboccia inaspettata tra i bit, di una materia digitale e inerte che diventa senziente.

Si tratta di una narrazione sul genere umano che scopre improvvisamente la scintilla della creazione e si avvicina sempre più a Dio. Blasfemia. Senz’altro, ma di quelle che emozionano.
La tecnologia sviluppata dalla Quantic Dream offre la possibilità di carpire la recitazione di un’attrice in tempo reale e questo conferisce verosimiglianza in ogni espressione del cyborg, portando, nello stesso tempo, alla consapevolezza su quanto il confine tra attori in carne e osse e loro copie in digitale si stia facendo di giorno in giorno più sottile.

Un corto, più che una demo, che fa riflettere del rapporto tra ciò che umano e ciò che non lo è. Del confine che si fa sempre più labile tra corpo e macchina, tra programmazione e coscienza.
Tra Cabala e uncanny valley. Tra transumanesimo, test di Turing e Philip K. Dick.