Proiezioni di lungometraggi, cortometraggi, una mostra fotografica, un concerto e un incontro pubblico animeranno la tre giorni del festival, diretto da Carla Ottoni, Alessandro Zoppo e Claudio Gnessi, con un programma speciale che prevede un focus dedicato al cinema di India e Bangladesh, le cui comunità sono tra le più numerose a Torpignattara. Sarà anche allestito un Baby Point, a cura di Città delle Mamme, per cambiare e allattare i bambini.
A seguire, il lungometraggio bengalese Television, di Mostofa Sarwar Farooki, astro nascente del cinema del sud-est asiatico, che racconta la reazione degli abitanti di una cittadina al divieto di ogni forma di immagine e di immaginazione in quanto potenzialmente pericolosi. Quindi, la commedia romantica Dum Laga Ke Haisha, di Sharat Katariya, la storia di una coppia di giovani alle prese con la tradizione, i sentimenti e il desiderio di realizzare le proprie aspirazioni. Domenica 29, giornata conclusiva dell’evento, con una selezione di cortometraggi di animazione dalla Siria, seguita da un incontro con artisti, registi, giornalisti ed esperti del settore (da Raffella Cosentino a Carolina Popolani, da Leonardo De Franceschi, a Khalid Chaouki, ma anche Celeste Costantino e Giulia Pietroletti) e la proiezione, in chiusura, di Andalousie Mon Amour, commedia satirica marocchina diretta da Mohamed Nadif sull’immigrazione clandestina, un omaggio a tutti gli harragas che partono con il sogno dell’Europa.
Dal 2012, schermo e proiettore in spalla, gli organizzatori trasformano spazi abbandonati e in disuso in luoghi in cui le persone possano re-incontrarsi e godere del rito collettivo dello schermo cinematografico illuminato. Tra scorribande e improvvisazioni per i vari angoli del quartiere sono stati realizzati diversi eventi, incluso l’omaggio a Claudio Caligari a pochi giorni dalla sua scomparsa, con la proiezione del cult Amore tossico al Parco Giordano Sangalli cui hanno partecipato centinaia di persone.
“In questi giorni di grande tristezza – sottolineano i direttori artistici – in cui è impossibile non essere sconvolti e risulta difficile orientarsi nel mare di notizie, opinioni e punti di vista che si susseguono incessantemente sui nostri schermi, noi di Karawan ci siamo interrogati sul senso più profondo del nostro progetto, concepito come una festa che abbatte le barriere tra culture con il potere di una risata. E abbiamo deciso di andare avanti…”. Niente è più rivoluzionario di una risata. Niente è più democratico del sorriso. Niente è più sovversivo della commedia.
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