Kate, Morena and me

Da Benben73

Ieri si è conclusa la fiera di Abilmente a Vicenza: sancta sanctorum del mondo gomitoloso – almeno per me. Vorrei, qui spendere giusto un paio di pensierini su questo evento. Avrei voluto farlo subito, venerdì, al mio rientro proprio da Vicenza, ma ero troppo felice (scoppiavo dalla gioia) ed emozionata per tamburellare sulla tastiera del piccolo pc – fulmine di guerra – e così ho atteso. Ho atteso fino ad oggi.

A dire il vero, ho atteso un anno, prima di tornare a Vicenza. Trecentosessantacinque giorni che non passavano mai, funestati da una piccola quanto rognosa influenza che ha quasi fatto crollare ogni barlume di speranza di poterci andare. Ho detto e sottolineo quasi.

Quest’anno la mia visita ad Abilmente non aveva solo lo scopo di saccheggiare qua e là gomitoli in attesa di adozione. Eh no!!! Quest’anno tutto è stato diverso. Avevo le budella attorcigliate dall’emozione e una strana quanto improvvisa sindrome di Calimero mi ha quasi sopraffatta. Sì, perché quest’anno il mio obiettivo era conoscere due personcine speciali: Kate e Morena . Fino a venerdì la mia/nostra conoscenza era ferma ad un piano strettamente “social/virtuale”. Conoscevo il loro blog, ciò che facevano; ma più che commenti o scambi di messaggi non c’era nulla se non ammirazione per i loro lavori e tanta simpatia.

La prima personcina che ho conosciuto è stata Kate e, qui, devo spendere due paroline in più.

Prima che le nostre strade “social/virtuali” s’incontrassero, sapevo chi era. La seguivo. Mi ha sempre strappato delle risate con le sue buffe creazioni (una su tutte Il Tipo Strano) e, questo suo modo colorato di raccontarsi – molto affine al mio – mi trasmetteva gioia allo stato puro. Poi, nel corso di quest’anno, Kate mi ha fatto prendere un coccolone. Sì, perché per me lei è sempre stata una sorta di VIP e, quando un pomeriggio mi sono trovata dapprima ad accettare una sua richiesta d’amicizia su Facebook e poi coinvolta in una chat, non riuscivo a crederci. La cosa più bella è che ho avuto la conferma che lei ed io viviamo questa passione gomitolosa con la sana colorata pazzia che, penso, contraddistingue i creativi. In poche parole mi sono ritrovata a parlare e a raccontare me stessa come se Kate fosse stata un’amica che non vedevo da anni. Quando, poi, ho saputo che sarebbe stata la madrina a Vicenza del gruppo Magliuomini (uomini che fanno la maglia… e dovete vedere quanto sono bravi!!!) il nostro scambio di battute è stato più o meno il seguente:

Io. <<Se ce la faccio vengo>> (ovviamente il mio “se” era puramente e squisitamente scaramantico).

K. <<No. Tu DEVI venire>>.

IO. <<Farò il possibile. Poi magari scopriamo che ci stiamo antipatiche a vicenda>>.

K. <<Vorrà dire che sarà stata un’amicizia breve ma intensa>>.

Dovete capire che secondo Kate siamo state separate alla nascita. Possibile, penso. E mi viene da ridere.

Comunque, arrivata a Vicenza, al padiglione 7, mi sono ritrovata, subito a sinistra lo stand dei Magliuomini. Calamitata, mi sono diretta lì. Con il mio guscio bianco in tesa, il piccolo zaino in spalla e le scarpette fucsia mi sono fatta strada, piccola pulce in mezzo a bravissimi designers. Così, mentre Paolo Dalle Piane descriveva ad una signora una bellissima lavorazione a maglia (se non vado errando era uno scialle tutto traforato), mi sono posta sulla stessa direttrice di Kate, lì presente, e le ho detto: <<Vediamo se indovini>>.

Beh… penso proprio che abbia indovinato!

Tra il serio ed il faceto, vi assicuro che è stato sorprendete avere un segno tangibile della sua esistenza. Le ho pure offerto una caramella (classica maffezzolata!), una di quelle che tenevo nello zaino nel caso in cui la tosse mi avesse torturata. E, per chi se lo chiedesse,  naaaa… non ci siamo scoperte antipatiche. Se fosse stato diversamente, non avrei mai osato mettermi in posa per una foto facendo la cretina (foto che ancora non rendo pubblica… forse in futuro? Mah!?). Nel turbinio di emozioni difficili da esplicitare in modo comprensibile diverso dall’abbraccio e dai sorrisi, una delle cose più belle che Kate mi ha detto è che mi salutava pure Ilaria (o, come la chiamo io, La Magica).  Ma vi rendete conto? Io no. Cioè no. No, perché nel piccolo cosmo gomitoloso nuvoloso in cui vivo, sperduto in un piccolo paese della campagna mantovana, certe cose non mi sembra possibile che possano capitare a me. Invece, mi sono sentita parte di un mondo davvero meraviglioso, libero e colorato – il mondo dei creativi, ovvio, eh! Ho pure scoperto lì, su due piedi, che ho una sosia: una certa Marta. Ma chi è Marta? Kate, ma chi ė Marta?

Certo, avrei voluto – giuro – stare lì, tirar fuori magicamente dallo zaino un piccolo progetto (magari due bei calzini colorati) e mettermi a sferruzzare, osservare la bravura di questi uomini che portano avanti, in un mondo prettamente femminile, la passione per le arti tessili ed i gomitoli. Avrei voluto inondarli di domande, curiosità o, semplicemente, starmene lì, zitta, in religioso e felice silenzio, come – ripeto – un piccolo Calimero ed ammirare tutta la meravigliosa arte che si cela dietro ad ogni singolo gomitolo.

Ma non ho potuto. Dovevo muovermi. Dovevo cercare Morena e, allo stesso tempo, vigilare, alla ricerca di gomitoli nuovi e nuovi colori.

Morena è un’altra di quelle persone con le quali sono subito entrata in sintonia. Lei è una maestra in tutti i sensi del macramè. Ha, con le sue piccole mani, la capacità di creare, nodo dopo nodo, meraviglie che profumano di mare, di orizzonti senza fine, di vento e di Sicilia. Non potevo andarmene da Vicenza senza prima trovarla, incontrarla e, anche con lei, avere testimonianza tangibile della sua esistenza. E, quando l’ho vista, altro turbinio di emozioni e incapacità di descriverle, perché certe cose bisogna davvero viverle per capirle.

Bellissimo è stato parlare, confrontarsi e sentire, ancora una volta, di far parte di un mondo davvero speciale. Anche lei ha scelto di andare contro corrente. Mi è piaciuta perché ha ripetuto le stesse cose che solitemente dico e penso: “La vita è una, è breve, e bisogna fare il possibile per essere sereni. L’importante è partire. Il passaparola poi fa il resto”. Se esprimere se stessi attraverso un’arte gomitolosa permette d’essere liberi e sereni ben venga e ben venga tutto il resto. Noi,  da parte nostra, ce la mettiamo e ce la metteremo tutta. Abbiamo la consapevolezza di quanto sia difficile e non convenzionale portare avanti un sogno (anzi, dei sogni) quando la realtà ci pone davanti tutt’altro. Ma il solo fatto di incontrarsi, scambiare e raccontare storie – le nostre – mettersi a confronto con suggerimenti e consigli è un ricostituente naturale molto efficiace.

Sto quasi quasi pensando che, forse, sono stata separata alla nascita anche con Morena :-)

Di certo è stato bello poter uscire da Vicenza con la consapevolezza d’essere meno mosca bianca di prima. Mi sono portata a casa un pò di queste splendide persone: i loro sorrisi, i loro abbracci, le loro parole, il loro entusiasmo. Ho riposto sul sedile posteriore dell’auto il guscio di Calimero e ho guidato felice fino a casa, pensando a come avrei mai potuto narrare questa splendida esperienza. Forse l’unico modo per farlo, al di là delle parole e delle battute conteggiate dal pc, sarebbe poter abbracciare tutte voi e con voi sorridere. Niente di più

Alla prossima, Benben <3"><3"><3

P.S.: per si chiedesse quale bottino ho portato a casa da Vicenza, eccovi un elenco:

  • rivista nr.18 sul chiacchierino (ero ferma alla nr. 17)
  • due simpatici gomitoli per il sock’s time
  • confezione di 4 gomitoli arci-belli per chiacchierino
  • perline, perline e perline
  • nastri ultra nuovi per nuove baldanzose idee
  • colorati cordoncini coda di topo
  • bottoni

Ringraziamenti: ringrazio Paolo Dalle Piane per la foto con Kate e Morena che ha condiviso sulla mia pagina Facebook la foto che ci ritrae assieme ed ho usato per questo articolo (Morena, la foto fatta da mamma, incredibile, ma vero, è venuta tutta mossa :-) ).

Ciò che non ho scritto è conservato gelosamente nel mio <3"><3"><3