C’erano tutte le premesse per aspettarmi un libro straordinario: storie d’amore e libri, due degli argomenti che adoro di più. In più riponevo grandi aspettative perché so che quest’autrice è molto amata da un pubblico di fan fedeli. Invece è stata una lettura decisamente soporifera e insoddisfacente.
Della trama ha già svelato tutto il risvolto di copertina: c’è una giovane impiegata di una piccola libreria indipendente che sta per perdere il suo lavoro a causa della chiusura della libreria arresasi davanti alle grandi catene (primo argomento a me molto caro: dove sono le belle librerie di una volta e i librai competenti di una volta?). La sorte vuole che venga subito ingaggiata per far parte del comitato organizzatore di un nuovo festival letterario che si terrà in un’antica casa di campagna. Alla prima riunione le viene subito affidato l’incarico più difficile: convincere il “più importante scrittore irlandese vivente” a parteciparvi, altrimenti lo sponsor non caccia i soldi. Il fenomeno in questione è Dermot Flynn che, dopo due libri scritti in gioventù, si è ritirato in un’isoletta irlandese e non partecipa a nessun evento pubblico di rilievo. Qui, insieme alla neo amica Monica, Laura va a proporgli la partecipazione al festival di Somerby.
Da subito Dermot sembra interessato ben ad altro e lei, che vive da anni nell’adorazione delle sue opere e della sua persona, ci fa un pensierino… Non capisco per quale strano motivo ma Dermot è da subito interessato a Laura e inizia tra i due un tira e molla fatto di collaborazioni e discussioni animate. Il libro vorrebbe mostrare come Laura, che viveva da reclusa, schermandosi dietro i suoi libri, senza avere il coraggio del rischio, grazie a questo festival si sia appropriata della propria vita, sia uscita da bozzolo e abbia conosciuto anche l’amore. Peccato che tutto ciò sia scritto in modo noioso, privo di quell’humour che mi aspettato (alla Kinsella per intenderci) e con personaggi davvero odiosi.
Laura è letteralmente una paranoica, se lo dice lei stessa, tutto il mondo, secondo lei, starebbe lì a vedere e giudicare le sue gaffe. Salta a delle conclusioni affrettate, spesso senza motivo. A volte è un vero e proprio zerbino, rispetto a Dermot.
Dermot, “il più grande scrittore irlandese vivente”, quello che tutti aspettano e per cui tutti si muovono è proprio un protagonista maschile anonimo. A volte è davvero odioso, si aspetta che tutti siano ai suoi ordini, ai suoi voleri. Altre volte è poco elegante nelle sue espressioni, considerando che dovrebbe essere una specie di Shakespeare dei nostri giorni. Si riscatta verso la fine con una dichiarazione d’amore quasi romantica.
Ecco quello che manca a questo libro, il romanticismo, la storia e le lettere d’amore, come giustamente evidenziato da Grazia di Tutteleletture, sono totalmente assenti.
Scritto da millecuori alle ore 16:32 del giorno: venerdĂŹ, 10 settembre 2010