Kazimiera Illakowiczowna
Nacque a Vilno il 6 agosto del 1892 e morì a Poznań il 16 febbraio del 1983. Fu uno dei principali protagonisti della letteratura polacca del XX secolo. La sua creazione è considerata una delle più alte conquiste della lirica polacca. Nel 1905, all’età di 13 anni, pubblicò la sua prima poesia sulla rivista “Settimanale illustrato”, mentre la sua prima raccolta di versi uscì a Cracovia, sotto il titolo “Voli di Icaro”, nel 1911. Nella sua lunga vita scrisse più di 30 raccolte di poesie. Negli anni 1915-1917 prestò servizio come infermiera nell’armata russa. Nel 1922, assieme a Iwaszkiewicz, Lechoń, Wierzyński, Słonimski e Tuwim, entrò a far parte del gruppo Skamander, il cui contributo fu decisivo per la rinascita della poesia polacca dopo la riconquista dell’indipendenza nel 1918. Negli anni 1926-1935 fu segretaria del maresciallo J. Piłsudski. Trascorse il periodo della II guerra mondiale in Romania e dal 1947 visse a Poznań. Si distinse anche come traduttrice, soprattutto di Tolstoj, Goethe e Dickinson, e ricevette molti premi nazionali e internazionali. Dotata di forte personalità e d’ingegno vivace, fu una donna affascinante, spesso anche volubile, difficile e imprevedibile nelle relazioni umane. Sincera credente, sentì sempre un saldo legame con la spiritualità cristiana.
Come poetessa rivela una originale e magica immaginazione, uno spiccato spirito di osservazione, capacità di descrizione pittorica e dinamica, uno straordinario senso del ritmo del verso. La ricchezza delle situazioni liriche, dei temi trattati, consente di considerare l’intento letterario della poetessa come una continua trasposizione della vita nella letteratura. L’incessante ampliamento delle tematiche e la contemporanea presenza di motivi storici, di un certo peregrinare attraverso successive situazioni liriche – determinano lo sviluppo della sua poesia. I soggetti personali si mescolano a quelli storici, i presentimenti catastrofici con lo scetticismo, ma anche con la poesia impegnata. Ampio spazio nella sua poesia occupano i motivi folcloristici, i temi religiosi, le liriche interpretazioni della mitologia e della Bibbia, gli oroscopi astrologici. Tutta la creazione di Kazimiera Iłłakowiczówna si compone in un quadro di nobiltà umanistica, espressa nei valori sociali, politici e individuali.
Kazimiera Iłłakowiczówna tradotta da Paolo Statuti
Tra il cuore e una foglia d’acero…
Tra il cuore e una foglia d’acero c’è un filo,
lungo il quale il pensiero scalzo cammina,
e dopo il suo passaggio o prima del suo arrivo
danzano sul filo dorato la vespa e la mosca cavallina…
La mosca corpulenta e la vespa nel suo tigrato manto:
sono un tantino orrende, ma le puoi prendere – con un guanto.
Tra il cuore e la foglia la finestra dev’essere aperta,
la foglia dev’essere fresca e il cuore non squarciato,
e non bisogna temere la mosca, né la vespa,
né temere il ronzio o le ali sulle gote…
E allora il cuore può uscire dal petto e con scarpine dorate
danzare lungo il filo-sentiero, nell’aria come sull’erba.
Oh autunno, autunno
Che tutto si rinnovi, che cambi!…
Oh autunno, autunno, autunno…
Che in una notte profondamente limpida
nuove stelle nascano o girino,
che si compia ciò che non cambierà,
sia pure un torto, o un dolore smisurato,
inauditi per il cuore sacrifici,
rabbia o amore, vita o trapasso,
pur che presto qualcosa cambi!
Oh, autunno…autunno!…autunno.
Voglio una tempesta, perché in me con forza
di nuovo il cuore arda e batta,
perché la vita mi travolga tutta
e come un giunco nell’abbraccio spezzi!
Non tenetemi, non siatemi di ostacolo,
già tanti freni si sono dispersi…
Io voglio felicità e dolore, e le ali
e continuare così non posso, non posso!
Che tutto si rinnovi, che cambi!…
Oh autunno…autunno…autunno.
Pastorale
Gesù trema nella culla nato d’inverno;
una frotta d’angeli veglia trepida sul Bambinello;
Maria
come un giglio
nella veste avvolge suo Figlio.
Un angelo i minuti conta
un altro a quello è legato,
un terzo intona un lieto canto,
il primo tocco dei secoli è scoccato
agli uomini in dono
sull’orologio
da Dio fattosi Uomo.
Bagliori dalla luce, dalle stelle, dalla neve bianca.
Lascia che scaldino il Figlioletto, Maria, Vergine santa.
Si scansino gli angeli con le armature e i canti gioiosi,
e vengano a scaldare il Bambinello gli animali pietosi,
perché fuori si muore dal freddo!
E voi, cari pastorelli, nella capanna entrate in fretta,
portategli vicino il bue e l’asinello,
perché ormai è spento il tenue focherello.
Il gelo mostra i denti,
il Bambino giace fragile sulla paglia
e china sulla culla Maria è sempre più pallida.
Dalle vesti, dalle armature, dalle tese mani bianche
attorno alla capanna – nell’aria un cerchio lucente e trepidante.
E dall’interno al gelo verso il cielo stellato
fluisce dei caldi respiri il pennacchio biancopiumato,
i sussurri pietosi, il pianto che non c’è più
e la “Ninna, ninnananna, o amato Gesù”.
Morti…conosciuti…amati
Vengono da me soltanto sui viburni,
sui pruni, sui violacei mirtilli,
i morti, conosciuti, amati.
Vengono da me soltanto sui fruscii
impigliati tra vortici ansanti:
“Qui, qui?…Ah, che tempo…”
Per le brine – le sopracciglia grigie,
le giovani ciglia stranamente pesanti…
E li accarezzo benché sappia che – non vivono…
i conosciuti…quelli che amavo:
Jaś, bruciato col suo aereo,
e Kazio, che morì più tardi,
Pawełek coperto dall’oceano,
Tadzio fucilato dai banditi…
Giovani, pensosi, sprecati,
vengono da me, vengono sui viburni
i conosciuti, i morti, gli amati.
Non c’è la vecchiaia
Non c’è la vecchiaia! C’è solo il fiore e il frutto,
e il nuovo seme, e il germoglio e tutto inizia da capo.
Perché lo stesso angelo – nella brina, o all’inizio di primavera –
tende le ali sempre giovani…E cresce, cresce, cresce!
Spensieratezza
I bianchi gabbiani portavano sulle ali la nostalgia,
la tristezza si gettava dalla riva nell’azzurro abisso.
Profumano le tuie, le rose tea nei giardini fioriscono…
Andrò lontano, forse la felicità prenderò per le ali.
(C) by Paolo Statuti