Il tema, la memoria e il modo in cui sbiadisce per essere poi distorta o soppressa, e la nostra incapacità di far fronte al passato, ha sempre attraversato la sua opera. Quello che cambia è il modo di trattarlo, visto che la trama è quella di un romanzo fantasy, e qui sta il problema. In un'intervista al New York Times lo scrittore ha dato voce a un suo dubbio: "I don't know what's going to happen," ha dichiarato. "Will readers follow me into this? Will they understand what I'm trying to do, or will they be prejudiced against the surface elements? Are they going to say this is fantasy?".
Il suo dubbio riguardava il timore che i potenziali lettori si fermassero agli elementi più superficiali della trama e che avrebbero ignorato il romanzo perché questi elementi appartengono al genere fantasy.
La frase ha fatto arrabbiare Ursula K. Le Guin, la quale ha evidenziato in un articolo sul suo blog ( www.ursulakleguin.com/Blog2015.html#New) come lo scrittore abbia usato il termine fantasy in modo insultante perché riflette il diffuso pregiudizio contro un genere che è probabilmente il più antico dispositivo letterario usato per parlare della realtà. Per quanto riguarda gli "elementi superficiali" quali orchi, draghi, temi arturiani, cavalieri e misteriosi barcaioli, questi compaiono anche in grandi opere letterarie quali il Beowulf, la Storia di re Artù e dei suoi cavalieri di Thomas Malory e Il signore degli anelli come in molte opere commerciali contemporanee. La presenza o assenza di questi elementi per la Le Guin non è ciò che costituisce il fantasy che, nelle sue opere migliori, è in risultato di una vivida, potente e coerente immaginazione che, unendo elementi apparentemente impossibili in modo plausibile, riesce a creare una storia viva, potente e coerente come l' Odissea o Alice nel Paese delle Meraviglie. Definire quindi questi elementi come qualcosa di superficiale significa sminuirli e non prendere seriamente il genere a cui Il gigante sepolto appartiene.
La risposta di Ishiguro non si è fatta attendere. Lo scrittore ha spiegato di non aver mai avuto intenzione di imitare Margaret Atwood - la quale ha sempre definito i suoi romanzi come fiction speculativa distinguendoli dalla fantascienza perché "nella fantascienza ci sono mostri e astronavi, mentre quanto narrato dalla fiction speculativa potrebbe davvero accadere" - e di aver scelto il genere fantasy perché era quello che meglio gli consentiva di parlare di temi universali. Un dibattito sui generi c'era già stato al tempo della pubblicazione di Non lasciarmi, cosa che lo aveva spinto a dichiarare che le distinzioni fra i generi dovrebbero essere porose se non addirittura inesistenti. E, rispondendo alla Le Guin, ha spiegato che se la scelta è fra la possibilità inserire orchi e folletti nei libri o non inserirli lui è per la prima opzione.
Bastano queste dichiarazioni a cancellare il dubbio che Ishiguro non prenda seriamente quel genere a cui appartiene il suo ultimo romanzo? Secondo Neil Gaiman ( www.nytimes.com/2015/03/01/books/review/kazuo-ishiguros-the-buried-giant.html) l'autore di origine giapponese non ha paura di affrontare temi importanti attraverso i miti, la storia e il fantastico, e il risultato è un romanzo eccezionale, facile da ammirare e apprezzare ma anche difficile da amare. Rimane nella mente dopo essere stato letto, spinge a riflettere e rifiuta di rivelare tutti i suoi segreti, ma il suo sospetto che ci sia sotterranea un'allegoria sulla fallibilità umana gli ha impedito di amare davvero la storia.
Il risvolto di copertina:
Quello che riporto qui è uno scambio di battute da pagina 152:
- Ma siete proprio certi, mia buona signora, di volervi liberare di questa nebbia? Non è forse meglio che le cose rimangano nascoste alle nostre menti?
- Sarà così per qualcuno, padre, ma non per noi. Axl e io desideriamo riavere i bei momenti vissuti insieme. Ne siamo stati derubati, come se un ladro nottetempo fosse entrato in casa a portarci via quel che avevamo di più prezioso.
- Ma la nebbia copre tutti i ricordi, i brutti come i belli. Non è così, mia signora?
- Che tornino anche quelli brutti, seppure ci faranno piangere o tremare di rabbia. Non è comunque la vita che abbiamo vissuto insieme?
- Dunque, signora, non avete paura dei brutti ricordi?
Quando noi pensiamo ai ricordi, temiamo di perderli, temiamo di perdere quelli belli. La memoria però non contiene - e non perde - solo cose piacevoli, e a volte la perdita di un ricordo può essere un dono. Quel che avverrà ad Axl e a Beatrice però devo ancora scoprirlo.