Kensington gardens: il gabbiano in una londra moderna e senza tempo

Creato il 03 marzo 2016 da Thefreak @TheFreak_ITA

Per chi non conosce Il Gabbiano di Čechov potrebbe essere un'occasione per scoprirne i tratti tipici e la struttura della storia, assieme all'intreccio dei personaggi rievocato e modernizzato in questa Londra senza tempo; per chi già lo conosce, un modo per cogliere l'ispirazione e scoprire gli aspetti dei personaggi celati nei protagonisti di Kensington Gardens e giocare assieme all'autore ad identificare il sistema drammaturgico e registico che affronta i temi del postmoderno italiano, dalla percezione del sé dell'uomo contemporaneo all'incapacità relazionale nei rapporti umani: dai conflitti generazionali al rapporto genitori-figli, dall'integrazione sociale alla xenofobia, dall'ingordigia di successo al senso commerciale o aulico della musica e dell'arte.

In una capitale inglese diventata xenofoba, la legge espelle dal Paese tutti i cittadini non britannici: se ne salvano alcuni, chi per meriti artistici, chi per meriti scientifici, costretti però a vivere isolati in una villa di Kensington Gardens. Sono cinque italiani: una cantante in conflitto con la crisi di mezza età e col suo compagno più giovane, anche lui lì assieme al figlio e la sorella di lei, e poi la moglie di un chimico italiano costretto a far su e giù dalla casa dov'è la loro figlia, mentre è in attesa di passare un esame di cittadinanza per scongiurare l'estradizione.

Girano poi per questa villa anche un magistrato che tenta di aiutarli ed una giovane inglese che aspira a diventare una famosa cantante. Le storie si intrecciano tra alcool e musica, a ritmo di un tempo che passa senza decisioni da prendere in cui ci si sente protagonisti in una illusoria attesa del futuro.

Scritto e diretto da Giancarlo Nicoletti, Kensington Gardens è l'ultimo capitolo della Trilogia del Contemporaneo - dopo #salvobuonfine e Festa della Repubblica - e porta in scena attori giovani e capaci assieme ad artisti esperti e dal multiforme ingegno: prova riuscita per il nucleo forte della compagnia diretta da Nicoletti già nei precedenti spettacoli ( Riccardo Morgante, Cristina Todaro, Valentina Perrella e Alessandro Giova) in questa occasione accompagnati da Eleonora De Luca e Francesco Soleti ed a cui si uniscono l'esperienza e professionalità di Annalisa Cucchiara e Luca Notari, in evidenza nella scena in cui esplode il canto in un'immagine di ricerca di profondità diverse e luci di quadri del passato.

"Perché il racconto è il riso e il pianto è il suo riassunto" sintetizza la duplicità raccontata in questo testo contemporaneo, del passato e senza tempo: riadattamento di luoghi ed echi di personaggi potenti, di spessore, che emergono in un bel lavoro corale.

Al Teatro Sala Uno in Piazza di Porta San Giovanni, in scena fino al 6 Marzo (dal giovedì al sabato alle 21 e domenica alle 18), uno spettacolo che riempie più di due ore di contenuti, di emozioni, di silenzi e rimandi musicali che rappresentano l'arte punzecchiata e quella osannata, la sfida continua tra ciò che è stato e ciò che sarà. www.planetarts.it

Foto: Luana Belli

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