La Kenzia è una specie di pianta appartenente alla grande famiglia delle Palmae ed al genere Howea; essa è originaria delle zone tropicali boreali (vale a dire di paesi quali l’Australia e suoi confinanti), è stata già importata all’inizio dell’800 in Europa. Da allora è apprezzata per essere una pianta sempreverde e perché viene molto utilizzata per arredare spazi interni ampi e luminosi, congeniali a questa pianta che come vedremo mal digerisce alcune caratteristiche dell’esposizione esterna. Il nome deriva da quello della capitale dell’isola di Lord Howe, situata ad est dell’Australia; nello specifico la Kenzia è la Howea forsteriana, la più apprezzata tra le due specie più diffuse (l’altra specie è la Howea belmoreana o Palma Riccia). La Kenzia si presenta con un fusto breve da cui si diramano dei piccioli alquanto lunghi che sostengono fronde molto grandi con foglie bipennate dal caratteristico colore verde scuro; in natura raggiunge anche i 18 o 20 metri di altezza, mentre nella coltivazione in appartamento il raggiungimento dei 3 metri è già una crescita rimarchevole. In natura la Kenzia presenta sia fiori che frutti, ma essi risultano essere già molto rari nelle condizioni ottimali della vita in natura, quindi dalle piante di questa specie che coltiviamo alle nostre latitudini e nelle nostre case è impossibile aspettarsi che un evento come la nascita di un fiore o addirittura di un frutto possa
avvenire. Bisogna inoltre sottolineare, per eviare che molte persone ripongano eccessive speranze, che entrambi i tipi di Kenzia (ricordiamo, howea forsteriana ed howea belmoreana) sono a crescita lentissima, quantificabile in massimo due nuove foglie all’anno; ciò equivale a dire che bisogna comunque curare tantissimo questi nostri esemplari anche se apparentemente non riescono a darci quelle soddisfazioni che potrebbero dare altre piante in quanto la loro crescita naturale è a bassissimo ritmo e non ci sono modi per incrementarla visto che allo stato brado in natura succede esattamente la stessa cosa. Un aspetto che invece differenzia le due specie di Kenzia (o Howea), al contrario della crescita lentissima appena vista che le accomuna, è proprio … l’aspetto: le foglie della howea belmoreana sono più numerose e dal portano più fine e slanciato, più esile addirittura rispetto alla howea forsteriana che presenta meno foglie ma dalla presenza più evidente.
Tutte e due le specie di kenzia sono particolarmente adatte all’ambiente dell’appartamento perché capaci di adeguarsi, ma solo quando non si esagera con le esposizioni; in pratica è importante comprendere che la kenzia è una pianta che non ha nel nostro tipico appartamento occidentale il suo habitat naturale, però l’evoluzione che ha attraversato le ha permesso di dotarsi di una capacità di adattamento che la fa sopravvivere benissimo nel nostro stesso ambiente. Ciò però con le dovute limitazioni, in quanto il sole diretto è davvero insopportabile per questo genere di piante che anche se si trova dietro ad una finestra preferisce comunque vedere schermati i raggi del sole. Tutto questo è a maggior ragione vero d’estate, quando esse non amano la luce diretta del sole particolarmente forte (è quindi bene tenerle anche in appartamento in un luogo con luce solare attenuata); d’inverno invece sia la K. Belmoreana che la K. Forsteriana reggono temperature di 10 gradi o poco meno, purchè ciò si prolunghi solo per brevi periodi di tempo (dopo cui è meglio provvedere a spostare la pianta in un luogo della casa più caldo, ma ugualmente abbastanza secco). In generale la Kenzia infatti preferisce il caldo secco tipico di un appartamento riscaldato nella stagione invernale, mentre d’estate è buona norma ripararle da forti correnti ventose (paradossalmente la Kenzia preferisce una certa stagnanza dell’aria e poco vento).
Il terreno preferito dalla Kenzia è una miscela particolare di elementi alquanto comuni nei nostri giardini, atta a ricreare il classico terreno delle foreste tropicali dell’emisfero sud del pianeta Terra; il substrato infatti deve presentarsi come leggermente torboso ma soprattutto sabbioso, essendo essa originaria di zone con un clima particolare come suddetto (la torba e la sabbia rendono il terreno spugnoso in parte e dall’altra parte abbastanza friabile e traspirante). Inoltre, se possibile, per garantire un terriccio ideale alla crescita della nostra kenzia bisognerebbe operare un misto tra terriccio letamato (ovvero proveniente da fertilizzazioni con letame e concimi naturali) e terriccio da fiori, ovvero il classico terriccio da giardino o da vasi in balcone. In generale quindi si può osservare come la Kenzia desideri un substrato con caratteristiche alquanto generali, tipiche di una pianta che ha saputo adattarsi a tantissimi spostamenti ed anche allo “sbarco” in Europa e nelle nostre case.
La Kenzia è una pianta particolare anche nelle radici: esse infatti si presentano di buona estensione e consistenza, ma comunque oggettivamente di dimensioni piccole rispetto alla pianta ed alla sua possibilità di crescita per svariati metri. Per questo motivo esse preferiscono maggiormente scendere in profondità nel vaso che estendersi in orizzontale intorno al fusto. Da quanto abbiamo appena accennato sulla natura delle radici della Kenzia è facile dedurre che per il rinvaso si debba scegliere un vaso certamente più grande del precedente (e questo è ovvio e scontato), ma preferibilmente più alto e non necessariamente molto più esteso (per favorire la “discesa” delle radici prima menzionata). Questa operazione va compiuta secondo gli esperti ogni 2 o 3 anni, sia per quanto riguarda piante tenute all’interno e sia per quelle all’esterno (in questo caso si tratterà non di rinvasatura ma di interrare nuovamente, ricordando però che all’esterno sopravvivono solo esemplari forti e ben radicati). Il periodo ideale per il rinvaso è l’inizio della primavera, col primo caldo, anche se bisogna sempre ricordare che la Kenzia è una pianta a crescita molto lenta (una o due foglie all’anno al massimo in appartamento) e quindi i risultati non saranno immediatamente evidenti.
La Kenzia necessita di annaffiature moderate, non invasive (soprattutto non si devono bagnare il tronco ed i piccioli che rischierebbero di marcire) e regolari; nella stagione calda (ovvero tra aprile ed ottobre) bisogna innaffiare regolarmente aspettando tra due innaffiature che il terreno sia ben asciutto. Infatti la Kenzia può benissimo sopportare brevi periodi di siccità, mentre non tollera il ristagno di acqua e quindi è buona norma non esagerare. Nella stagione invernale invece questi annaffiamenti devono essere sempre regolari ma molto distanti tra loro. Per mantenere l’umidità giusta intorno alla pianta e contemporaneamente pulire le eleganti foglie, si consiglia di nebulizzare acqua demineralizzata su tutto il comparto fogliare, d’inverno una volta ogni dieci giorni mentre d’estate anche due volte a settimana, sempre essendo regolari.
Per la concimazione della Kenzia è consigliato l’utilizzo di un concime liquido completo (generico) ogni venti giorni circa durante la stagione da aprile ad ottobre, mentre non si notano benefici operando questa pratica in inverno. Se si vuole utilizzare invece un concime in pastiglie, metterne alcune una volta ogni due o tre mesi.
La Kenzia non ha bisogno di potature, ma solo di eliminare le foglie che rinsecchiscono, ovvero quelle inferiori e più vecchie. Essa infatti non è una pianta che trae giovamento e forza di crescita dall’eliminazione di alcuni rami e foglie, bensì la semplice operazione di potatura già accennata si rende importante per evitare ed eliminare ogni strada preferenziale per malattie ed avversità varie, che potrebbero sfruttare le foglie rinsecchite ed ammuffite, quindi più deboli, per il primo approccio che poi si trasformerà in un attacco alla salute dell’intera pianta.
In generale possiamo dire che se proprio vogliamo trovare un difetto alla Kenzia, beh questo è la riproduzione. Per tantissime piante, anche molto più delicate di questa, la riproduzione diventa semplice quando è possibile la divisione dei cespi; nel caso della kenzia la divisione dei cespi è certamente possibile, ma il problema che sorge è che il distacco del “figlio” dalla pianta madre diventa un’operazione rischiosa anche per la pianta di origine perché la ferita che si provoca è quasi sempre preludio di un attacco da parte di agenti patogeni che poi rendono un miracolo la sopravvivenza della madre. Tutto ciò senza poi considerare che il figlioletto ha tante difficoltà a creare le proprie radici, perché questa è un’operazione molto difficile per piante tipo la kenzia, con un tronco ed una struttura così coriacei. La riproduzione epr seme poi è da considerarsi un lavoro per esperti veri, perché i semi della kenzia (sempre se li produce, eventualità rara anche nelle piante in terra e nel clima naturale) richiedono condizioni perfette per radicare, con la creazione di una sorta di incubatrice che mantenga l’umidità ed il calore necessari allo sviluppo delle prime piantine. Dato il costo non assolutamente eccessivo di un esemplare nemmeno piccolissimo di kenzia, vi consigliamo di comperare un figlio e non di generarlo con le operazioni suddette che troppo spesso si sono rivelate causa di delusioni e di perdite di tempo.
I fiori sono costituiti da una struttura simile ad una spiga con dei buchi in cui si sviluppano i veri e propri fiori; i frutti che nascono da questi sono simili ad olive. Sia fiori che frutti sono rari già in natura, per la Kenzia in appartamento invece non nascono mai.
Ragnetto rosso che causa ingiallimento fogliare, attacchi di cocciniglie 8per entrambi ci sono appositi prodotti in vendita), fungo Phytophthora palmivora che provoca la morte delle radici (favorito dai ristagni d’acqua); carenza di ferro nel fertilizzante e sovrabbondanza d’acqua provocano rispettivamente decolorazione e pallore diffusi ed imbrunimento delle foglie.