Studenti del Darfur nella casa dei Padri Salesiani presenti con le scuole nella capitale sudanese
Qui gli studenti durante alcune ore di lezione di meccanica applicata.Quando non si frequenta l'università si studia e/o si lavora nella casa d'accoglienza.
Le lezioni all’Università di Khartoum sono state sospese a tempo indeterminato dopo scontri tra forze dell’ordine e studenti originari del Darfur che denunciavano l’aggravarsi dei conflitti in questa regione occidentale del Sudan.
Conflittualità che dura, come sappiamo, dal 2003.
Conflittualità ,che in alcuni casi particolari, può definirsi genocidio deliberato e che il mondo ha dimenticato troppo in fretta.
Durante gli incidenti di ieri è stato ucciso un ragazzo di 20 anni, colpito da un proiettile.
Della chiusura dell’ateneo, il più antico e prestigioso del paese, riferisce oggi il quotidiano Sudan Tribune.
Secondo la ricostruzione del giornale, ieri pomeriggio per disperdere i manifestanti la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e sparato ad altezza d’uomo.
Una tesi, questa, confermata da Amnesty International.
Secondo Netsanet Belay, rappresentante dell’organizzazione non governativa con sede a Londra, “le autorità devono tenere sotto controllo la polizia e impedire che faccia un uso della forza eccessivo”.
Essa, infatti, la polizia locale, nel corso di manifestazioni di protesta, non esita ad adoperare, e lo fa piuttosto con disinvoltura, il “bastone” e lascia poi sul terreno morti e feriti come niente fosse.
Quanto a violenza e corruzione, insomma, la polizia sudanese non è meno di quella nigeriana. Da qui la richiesta motivata di un maggior controllo di uomini e mezzi da parte di chi ne ha l’autorità.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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