Alla fine è accaduto ciò che molti, a partire dai suoi sostenitori e dai suoi avversari, si aspettavano da dieci anni: Mikhail Khodorkovskij, ex petroliere ed oggi icona del dissenso anti-Putin, scende in politica. Ovviamente, non si tratta di una discesa in campo in prima persona, almeno per adesso: l’ex patron del colosso Yukos-Sibneft è attualmente detenuto per reati fiscali (e salvo scarcerazione anticipata, la sua pena terminerà nel 2014), tuttavia dalla sua cella collaborerà alla stesura del programma del nascente Movimento Socialdemocratico, l’alleanza multipartitica che punta a creare in Russia un’unica forza politica di sinistra. L’annuncio dell’illustre adesione è giunto durante i lavori dell’ assemblea fondativa del movimento, tenuta a Mosca il 24 aprile scorso: “Iniziamo oggi a lavorare su un programma di riforme legislative e giudiziarie – ha rivelato la co-fondatrice del movimento, Elena Lukjanova – e penso proprio che Mikhail Borisovic Khodorkovskij sarà dei nostri: molte delle sue vedute di sinistra sono già entrate nel nostro progetto”.
La Lukjanova si è però ben guardata dall’annunciare una vera e propria adesione di Khodorkovskij, del quale è uno dei legali: troppo alto il rischio di ritorsioni verso il suo assistito, che deve le sue disgrazie principalmente alle sue mai celate aspirazioni politiche. Khodorkovskij fu arrestato nell’ottobre 2003 per un reato di evasione fiscale, i suoi sostenitori non hanno mai smesso di denunciare un complotto messo in atto contro di lui da Vladimir Putin. Fino a poco prima dell’arresto tra i due era in corso un durissimo braccio di ferro: da un lato il presidente russo, intenzionato a eliminare dalla scena politica gli oligarchi che con Boris Eltsin avevano di fatto creato un potere occulto in Russia, dall’altro Khodorkovskij, che dal 2001 finanziava l’opposizione liberale e che pare stesse progettando di vendere all’estero il pacchetto di maggioranza di Yukos-Sibneft (i rumors parlarono di un interessamento della francese Total) e di utilizzare la faraonica somma ricevuta per creare un nuovo partito d’ispirazione liberale con il quale sfidare lui stesso Putin alle elezioni del 2004.
Resta ora da capire se la scelta di coinvolgere l’ex magnate del petrolio nel nuovo progetto sia stata dettata dalla figura-simbolo della lotta anti-Putin che egli rappresenta, oppure da sue reali convinzioni socialdemocratiche. La Lukjanova ha fatto riferimento a “vedute di sinistra” espresse da Khodorkovskij nei suoi articoli di fondo su alcuni quotidiani d’opposizione (tra cui la Novaja Gazeta, il foglio su cui scriveva Anna Politkovskaja), e sebbene si tratti più di posizioni da liberal americano che da socialista russo, forse è proprio questo che manca un soggetto politico fatto di tante anime: una “bibbia” in grado di dare al partito un’ideologia attorno alla quale le varie forze possano riconoscersi.
E in questo caso, il Movimento Socialdemocratico russo sembra voler assumere le fattezze di uno schieramento occidentale, che guardi meno al populismo (in senso politico) russo e più alla “Casa comune europea” evocata nel lontano 1987 dall’allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov, che ha già annunciato di voler svolgere un ruolo attivo nella creazione del nuovo partito.