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Kibera / A Nairobi basta pronunciarne il nome e sai di che parli

Creato il 16 gennaio 2012 da Marianna06

La polizia a Kibera, una delle tante baraccopoli di Nairobi,  entra solo per controllare le birrerie clandestine.

E' quello che ripetono abbastanza concitati gli abitanti dello slum.

Uomini e donne indifferentemente, che da quel misero commercio ricavano qualche soldo.

Ed é  anche quello che mi racconta un amico, rientrato di recente da un viaggio-studio in Kenya.

E aggiunge, senza mezzi termini, che il degrado di Kibera ,per chi non l'avesse visto con i propri occhi, è qualcosa di davvero inimmaginabile.

Cioé è inimmaginabile che esseri umani, uomini, donne, bambini, anziani, possano vivere, e da sempre,  come porci in un immondezzaio.

Se piove, a Kibera, com'è accaduto, è la fine del mondo tra fiumi di fango, misto a liquami di fogna e spazzatura, che galleggia e va.

E bimbi e animali , che non disdegnano affatto di sguazzarci dentro per passatempo.

E poi baracche, tante baracche,  una teoria di baracche aggrappate al terreno,quasi timorose di finire giù nel precipizio sottostante da un momento all'altro.

Baracche costruite con materiale d'ogni genere : sassi,rami d'albero, fango, lamiera ondulata, cartoni e quant'altro può essere raccattato ovunque e gratis.

E non certo concesse senza dover pagare un oneroso affitto.

In quanto il meno povero non esita a sentirsi  molto più ricco del più povero e, di conseguenza, a sfruttarlo  senza pietà.

E ' la legge della vita. Quella del branco, insomma.

 E a me viene subito in mente ,mentre l'amico descrive, un racconto di Alberto Moravia ambietato tra i borgatari romani nell'immediato secondo dopoguerra.

Il destino degli abitanti di Kibera è segnato, a meno che qualcuno di essi non incontri il samaritano "giusto", che riesce a tirarlo fuori di lì, dargli istruzione e un mestiere.

E succede.

Anche più di una volta.

Quando invece non succede, l'alternativa, nonostante una certa solidarietà che esiste comunque tra gli abitanti(le porte delle abitazioni non si chiudono mai a Kibera), è il degrado morale (spaccio e prostituzione), le malattie spesso incurabili (aids e tbc) e la morte certa per chi non ha il becco di un quattrino.

Diceva Ghandi :"Per me la giustizia nei confronti dell'individuo è tutto, fosse anche l'essere umano più umile.Il resto viene dopo".

Su queste parole dovrebbero riflettere un po' tutti i "governanti".

Non solo in Africa. Non solo in Kenya.

E forse lo dovremmo fare un po' anche noi altri,nelle nostre comode case,imparando a scommettere , maggiormente, sull'amore.

Amore con la "A"  maiuscola, che significa dono. Eventualmente anche dono di sé.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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