Benedetta terra d’Albione, ancora una volta gli inglesi tengono banco e dimostrano ai cinefili di tutto il mondo, che il genere non è affatto morto e sepolto, ma lotta e scalcia con indomito furore. Prendete questo Kill List, film apparentemente banale, che ci fa credere di sapere benissimo dove andrà a parare, pescando a mani basse dagli stereotipi più triti, eppure appena si pensa di averlo inquadrato, il film scarta e va da tutt’altra parte. Addentrandosi con prepotenza nei territori dell’arcano e della pelle d’oca, Kill List, regala allo spettatore paziente un’esperienza indimenticabile, un lungo lunghissimo brivido da far gelare il sangue. Non è raro trovarsi al cospetto di un bel film di genere, ma trovarne uno che inquieti così tanto è quasi impossibile. Kill List compie il miracolo e lo fa nel modo più semplice, spiegando pochissimo e lasciando molti interrogativi aperti, anzi spalancati. Da qui lo spettatore deve cercare di trovare un filo, una spiegazione e una razionalizzazione, che ai fini dell’orrore puro in cui viene gettato, non è poi così importante. Giocando con le nostre paure più ancestrali e ferine, facendo leva sui desideri corrivi e una sete di sangue primitiva e incancellabile, il film resta appiccicato alla retina e alla pelle, anche grazie ai convincenti ed inediti volti dei suoi protagonisti sempre ad un passo dalla disperazione. Indelebile cavalcata nei surreali territori del paganesimo, fatta di pochissime parole (una su tutte: …thank you), tanto sangue e di un paio di sequenze da urlo, Kill List resta indecifrabile ed alieno, oggetto cinematografico potente e sctrisciante, subdolo e surreale. Pur non avendo a disposizione tra le frecce del proprio arco alcun colpo di scena, gli ultimi quindici minuti restano da antologia. Minuti di impressionante intensità, capaci di spazzare via in un batter d’occhio certezze e concretezza, travolgendo le nostre difese semplicemente con la complicità di una spiazzante e agghiacciante risata di luciferino scherno.
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