Regista: Jonathan Hensleigh
Attori: Ray Stevenson, Christopher Walken, Val Kilmer
Paese: USA
La sezione commenti torna particolarmente utile in casi in cui, come questo, una pellicola non sembra aver molto da dire e sulla quale non è quindi il caso di soffermarsi troppo. “Kill The Irishman” infatti, secondo lungometraggio di Hensleigh, appare assai propenso all'anonimato, tanto che a distanza di qualche giorno dalla visione si fa addirittura fatica a delinearne i tratti e, seppur brevemente, ad analizzarla. E questo nonostante il soggetto si presti ad un risultato che con uno sforzo anche minimo sarebbe potuto risultare piacevole, o almeno non noioso.
È la storia dell'ascesa al potere di Danny Greene, che negli anni '70 cercò e ottenne un ruolo di primo piano nel panorama criminale di Cleveland, dando vita ad una guerra tra fazioni che segnò la città con 35 cariche esplosive. Per questo si guadagnò una certa attenzione a livello nazionale, e anche per la personalità spavalda e carismatica mostrata fino a pochi giorni prima della fine.
Di strade da percorrere ce n'erano. Ci si poteva concentrare sull'aspetto più umano, o su quello più prettamente gangsteristico. O ci si poteva concentrare su entrambi, puntando tanto sull'intreccio quanto sullo spessore. Al termine, tuttavia, il regista non punterà su nessuno dei due aspetti, e più in generale proprio non punterà. La sensazione è quella di un filmetto girato controvoglia tra il pensiero di restare a casa a dormire e quello di andare sul set per il cornetto mattutino servito alla troupe. Perché la si avverta non sono necessari molti fotogrammi, tuttavia, laddove vi fosse ancora qualche dubbio, dettato magari dalla speranza di non star perdendo tempo, verrà fugato senza possibilità d'appello dalle primissime offerte espressive dell'attore protagonista, Ray Stevenson, che riesce nell'impresa di non convincere mai, nemmeno per un secondo. Certo, vanno spezzate un paio di lance in suo favore, ossia il fatto che al netto di qualche sporadica scintilla i dialoghi siano così potenti che se usati come arma non riuscirebbero a scalfire una lumaca in fin di vita, e il fatto che l'introspezione dedicata in sede di sceneggiatura, e conseguentemente di regia, sia appena percettibile. Aspetti questi, peraltro, che in tutta probabilità hanno influenzato non solo il protagonista ma tutto il comparto attoriale. Gente come Christopher Walken e Val Kilmer, infatti, sembra stiano recitando con un occhio sulle riprese e l'altro sui soldi per la rata della Bentley.
Per il resto, nient'altro che sia, pur in negativo, degno di nota. Cercando di dare un taglio fresco e non troppo impegnativo al racconto Hensleigh eccede una robetta troppo leggera per chiunque, poco interessante e per niente coinvolgente. Non si fa fatica a chiudere gli occhi solo durante le parentesi più vive della lotta tra la banda dell'irlandese e la mafia. Resta da capire se per meriti tecnici o se per le esplosioni.