Chris Smith è un giovane spacciatore di mezza tacca nei guai fino al collo. La madre gli sottrae la merce da sotto il naso e non ha molte alternative se non quella di trovare al più presto 6.000 dollari. Ecco allora entrare in scena Killer Joe, l'uomo ingaggiato da Chris e dal padre/ex marito Ansel, per uccidere la donna e incassare i soldi della polizza sulla vita. 50.000 dollari avrebbero davvero risolto i problemi a tutta la famiglia. Le cose però, non andranno esattamente come previsto dal piano del "povero" Chris...
Joe Cooper è lo sceriffo del dipartimento di polizia di Dallas che, per "arrotondare", fa il killer a pagamento. E' un uomo metodico, dai modi piuttosto galanti, tipici del gentiluomo terribilmente affascinante che viene dal Sud. Non alza mai la voce, nemmeno una volta. Killer Joe sembra raccontarsi allo spettatore a poco a poco e in maniera del tutto imprevedibile, fuorviante. Guardiamo il film e non sappiamo mai in quale direzione si sta andando, se verso la commedia, la tragedia, se verso il lieto fine o l'epilogo più tragico. William Friedkin, possiamo crederlo e affermarlo senza il rischio di venir contraddetti, gioca molto su questo aspetto, e da grande regista quale è, si diverte a seguire passo passo le evoluzioni/involuzioni dei personaggi a suon di piani sequenza, immortalando gli stati d'animo e le crisi psicofisiche degli stessi. Servendosi di un cast straordinario, il regista statunitense, quello che nel 1971 con Il braccio violento della legge, prende il "poliziesco" e ne fa un capolavoro d'arte cinematografica (vincendo ben 5 statuette), compie il miracolo che nessuno avrebbe mai immaginato. Assistere alla metamorfosi totale di un attore destinato a rimanere nei margini della commediola americana. Perché, parliamoci chiaro, Matthew McConaughey, con quella faccia pulita, pettorali da urlo e il visetto da bravo ragazzo che ogni mamma vorrebbe vedere accanto alla figlia, dove lo vuoi trovare? Che so, Prima o poi mi sposo, oppure A casa con i suoi, o Tutti pazzi per l'oro, questo era McConaughey, "era".
Ebbene si, Matthew McConaughey/Killer Joe
Dimenticatevi di lui...sarà solo un tenero ricordo che in un lampo getterete via. Perché non resisterete al fascino del sociopatico quieto e folle che toglie vite su commissione ma non resta indifferente all'innocenza e al fascino di una giovane condannata ad essere la vittima di una famiglia sconvolta e disastrata. Al contrario. Sente che deve salvarla. E' così che Joe si innamora di Dottie (Juno Temple), la sorella di Chris. La caparra che il padre e il fratello hanno "gentilmente" concesso a Joe in attesa di saldare i conti. Anche il personaggio di Dottie è complesso, si rivela lentamente e in particolar modo quando è accanto a Joe.
Juno Temple/Dottie Smith
Al di là del curriculum di Friedkin, ricordiamo tra gli altri titoli, L'Esorcista (1973), Vivere o morire a Los Angeles (1985), The Hunted - La preda (2003), va il merito a questo regista anche per un adattamento non facile come quello di una pièce teatrale del Premio Pulitzer Tracy Letts. Così come va riconosciuto il doveroso merito a degli attori impeccabili a partire da Hemile Hirsch/Chris, Juno Temple/Dottie, Thomas Haden Church/Hansel Smith e Gina Gershon/Sharla Smith. Senza dover ribadire ancora una volta l'imprevedibile e "straordinario" McConaughey. Anche se, complice il mio debole per Hirsch, c'è da dire che Chris Smith è un personaggio fantastico, o meglio, è forse il più orribile perché a ben vedere l'idea di ingaggiare Joe è stata sua, così come non ha esitato neanche un istante a consegnare la sorella/oggetto di prostituzione a uno sconosciuto come caparra. Ed è straordinario come Friedkin abbia curato questo "curioso" aspetto di Chris (fate attenzione al cane, non dico di più...). E nonostante questo vi sto dicendo che è fantastico. Ma, come dire, al pubblico piace da morire il perdente e sfigato a vita che quel che tocca "sfascia", non è così?
Hemile Hirsch/Chris Smith
In questa Cenerentola dei giorni nostri, dunque terrificante e senza alcun ballo al castello, si svela la reale natura dell'essere umano. Killer Joe, nel suo essere un pezzo di Noir in pieno stile Pulp che tanto farà impazzire i "tarantiniani d'oc", risulta essere un tragico ritratto di una società mossa da esseri riprovevoli. Così come i personaggi diretti da Friedkin, gli uomini si muovono cercando disperatamente il controllo delle proprie vite, "senza riuscirci".