Poi c'è la regia del bravo Cary Fukunaga, (regista di Jane Eyre) che firma tutti gli otto episodi della prima stagione, conferendo uniformità stilistica al progetto e di fatto sancendo una nuova, importante declinazione del feedback tra tv e cinema: invece di imprigionarsi nella cadenzata serialità degli episodi, True Detective è architettato come un vero e proprio film, spezzettato in otto tranches a uso e consumo del piccolo schermo (infatti, ulteriore rivoluzione, ogni stagione prevederà protagonisti nuovi di zecca in storie confezionate nelle medesime modalità).
E qui veniamo al pezzo forte, appunto, i protagonisti. I nomi in campo dicono molto: alla garanzia impressa dal marchio HBO (basti pensare alla magnificenza di Boardwalk Empire) bisogna aggiungere il volto (e il talento) di Matthew McConaughey, da qualche anno passato dall'essere il sexy-bietolone delle commediole romantiche all'attore impegnato di Dallas Buyers Club, nonché la poliedrica e indomita bravura dell'evergreen Woody Harrelson, uno che di strada dai tempi di Cheers - passando per Natural Born Killers e Non è un paese per vecchi - ne ha fatta tantissima.
E così il piatto è servito: nella serie, splendida, interamente ambientata in una Lousiana angosciante e livida, il primo veste i panni di Rust Cohle, ruvido e solitario detective con un passato tragico che deve dare la caccia a un serial killer mentre il secondo, al suo fianco, interpreta Martin Hart, uno che si definisce un “regular-type dude” ma potrebbe avere qualche fantasma nell'armadio.La loro storia si dipana su un arco temporale lungo 17 anni, tra due piani diversi: da un lato c'è l'indagine nel 1995. A cornice di essa troviamo i medesimi protagonisti sottoposti a un interrogatorio dalla polizia nel 2012, quando il caso viene riaperto. Si deduce che tra i due non corra più buon sangue e che, apparentemente, il caso sia stato risolto. Ma l'ennesimo ritrovamento di cadavere fa capire che non è così.
La squadra produttiva opta infatti per un incalzare dimesso, infarcito di dialoghi sovente criptici (chi si aspetta azione e pistolettate, cambi direzione, questa serie non fa per lui). E il regista punta la macchina da presa costantemente sui due eroi riluttanti, l'uomo di famiglia incline al tradimento (Harrelson, la cui giovane amante è una tra le più cliccate teen-star del momento: Alexandra Daddario) e il detective geniale ma borderline (McConaughey), depresso e in lotta con la bottiglia. A quest'ultimo sono riservate le sentenze più oscure e nichiliste dell'intero svolgimento, e la tensione, tra santeria, psico-sfere e omicidi rituali, cresce a dismisura. Uno spettacolo.