Kim Jong-un e il regno comunista.

Creato il 17 aprile 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Giuseppe Leuzzi. Tre generazioni e sessant’anni di regno sono abbastanza per accreditare una dinastia? Ce ne sono state di più brevi, anche di più insensate – per esempio fra i papi, che in teoria non fanno dinastia non avendo figli. Quella nordcoreana è però unica in questo, che è una dinastia comunista. Poiché la cosa non si dice, è bene ricordarla. Kim Jong-un, che ora si agita per uscire sui giornali, è il figlio di Kim Jong-il. Che era il figlio di Kim Il-sung.

Il nonno Kim Il-Sung fu il fondatore della dinastia in qualità di capo del partito Comunista, dapprima come presidente del partito e primo ministro della Repubblica Democratica della Corea del Nord, fin dalla sua creazione nel 1948, poi come presidente della stessa Repubblica Democratica e segretario generale del partito dei Lavoratori, fino alla morte nel 1994. Fu Kim Il-Sung a invadere la Corea del Sud nel 1950, occupandola quasi per intero. Col sostengo dell’Urss e – ma controvoglia – della Cina. La Corea del Sud fu poi liberata dalle truppe americane, dopo una guerra di tre anni.

Nel 1994, alla morte di Kim Il-Sung, il figlio primogenito Kim Jong-il fu nominato segretario generale del partito dei Lavoratori, presidente del Comitato nazionale di Difesa, Comandante supremo dell’Esercito – il quarto più grande al mondo, dopo la Cina, gli Usa e la Russia. Dovette trattare la successione i generali, la dinastia non era ancora riconosciuta. Ma nell’aprile 2009 la costituzione fu infine emendata e Kim Jong-il nominato Leader Supremo.

Alla sua morte a fine 2011, invece, la successione fu familiare. Kim Jong-un fu proclamato Segretario Eterno del partito dei Lavoratori, e successivamente Presidente Eterno del Comitato Nazionale di Difesa. Il compleanno del nonno è festa nazionale, il 15 aprile, celebrata con grandi solennità. Erede designato era il fratello primogenito Kim Jong-nam. Che però si era fatto beccare a all’aeroporto di Tokyo senza visto, dove voleva sbarcare per vedere Disneyland, richiamo irresistibile.

Memorie in dieci volumi
Le relazioni con l’Italia sono oscurate dalla famosa eliminazione dell’Italia ai campionati del mondo di calcio del 1966. Al tempo di Kim Il-Sung erano però intense: il leader coreano invitava spesso ospiti italiani, non tutti del Pci, che normalmente tornavano ammirati – i coreani, come si sa, si dicono superiori ai giapponesi e anche ai cinesi. Rifondazione ebbe a lungo ammirazione per Kim Jong-il, fino a Bertinotti compreso. E numerose associazioni di base, anche sportive, ancora praticano il culto. Ma, a differenza della Cina di Mao, non ci sono reportage entusiasti dalla Corea del nord – non di leader politici, solo un paio di giornalisti.
Kim Il-Sung ebbe tuttavia le sue memorie tradotte e stampate in Italia, dieci volumi grandi. Probabilmente a spese sua, ma da un’editrice cattolica, la Jaca Book. Propagandavano l’ “Idea di Juche”, che non merita esplicitare – era un tempo in cui il terzomondismo impazzava, proponendo soluzioni improbabili sempre definitive, dalla Rivoluzione Verde di Gheddafi al Subcomandante Marcos e al chavismo.

Featured image Kim Il-sung (a sinistra) incontra Nicolae Ceauşescu (1971). Fonte Archivio Nazionale della Romania.

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