Kim Jong-Un e la legittimazione della Corea

Creato il 04 aprile 2013 da Catreporter79

Ecco perché la Corea del nord non rappresenta una minaccia

La strategia messa in campo negli ultimi giorni da Kim Jong-Un attraverso il poderoso ricorso alla retorica bellicosa si muove e si snoda, essenzialmente,­ sulla linea di tre direttrici:

-la ricerca di una legittimazione interna per la sua leadership giovane ed ancora instabile

-l’esigenza di accattivarsi la potente casta delle forze armate

-il bisogno, assoluto ed imprescindibile­, di contrattare aiuti per un’economia stremata che allo stato attuale ruota intorno allo spaccio su larga scala di sostanze stupefacenti (i pusher in molti casi sono addirittura gli stessi diplomatici).

In questo, il giovane Kim ricorda Boris Yeltsin, costretto a mostrare muscoli che era ben lungi dal possedere (e l’Occidente lo sapeva, tanto da permettersi di affondare il Kursk ed attaccare la Serbia) per legittimarsi di fronte ad un popolo sfiduciato, ad un esercito frustrato dai tagli ed ottenere le iniezioni economiche di cui le casse russe, devastate da 75 anni di comunismo, necessitavano come di ossigeno. Non dobbiamo però dimenticare che la Corea del Nord, pur essendo “soltanto” uno “junior nuclear State” (dispone di 8 ordigni di potenza inferiore a quelli sganciati sul Giappone imperiale), contrariamente alla Russia di “Corvo Bianco” è un Paese del tutto cristallizzato (e cristallizzante­), impermeabile, anomalo e capitanato da un soggetto il cui reale equilibrio umano e politico deve ancora essere testato. Per questo, nonostante i “secret agreement” allo studio e al vaglio delle diplomazie, la crisi non va presa sottogamba.

Intanto, negli Stati Uniti si moltiplicano le teorie su come affrontare il problema. Chi chiede che le minacce della Corea del Nord vengano ignorate, come l’esperto di politica estera Doug Bandow. Bandow ritiene, infatti, che rispondere alle provocazioni equivarrebbe a conferire credibilità e legittimazione al regime di Pyongyang, in realtà molto debole e fragile, anche dal punto di vista militare. E’ invece opinione dell’esperto della Corea del Nord Gordon Chang che gli USA debbano rispondere in modo energico, sia per via diplomatica che militarmente, per evitare che l’immagine americana ne risulti indebolita e che il giovane e sprovveduto Kim possa abituarsi ad un Occidente troppo permissivista e, quindi, incapace di fronteggiare le sue velleità. Han Park, docente ed ex mediatore tra gli USA e Pyongyang, invita a trattare, in modo da dare a Kim quello che sta cercando, ovvero una legittimazione interna. Questo strada porrebbe fine, secondo Park, al clima di tensione che sta infiammando la penisola. Comunque, il fatto che non un soldato di Pyongyang o un’arma siano stati mobilitati o mossi al confine, dimostra quanto l’azione nordcoreana sia soltanto mero sfoggio di retorica e propaganda muscolare. E intanto, Russia e Cina stanno abbandonando lo scomodo e debole amico.



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