Il giudizio di Marco GoiSummary:
Kingdom è una nuovissima serie tv che negli Stati Uniti va in onda sul piccolo canale via cavo Audience Network. Le vicende che racconta si concentrano su una famiglia di lottatori di arti marziali miste e sulla palestra gestita dal padre. Lo spunto di partenza potrebbe quindi non sembrare tra i più allettanti, perlomeno se non siete dei palestrati fissati con i combattimenti. Fermarsi alle apparenze è però spesso un errore. Oggialcinema ha allora pensato di proporvi cinque buoni motivi per seguire questa serie che, nonostante le premesse così così, si sta a sorpresa rivelando tra le più promettenti novità dell’autunno televisivo americano.
1. Non si parla solo di arti marziali
Non ve ne frega niente di combattimenti? Non siete patiti del cinema di botte di Jean-Claude Van Damme?
Bene, non c’è problema. Se siete fan del genere le scene ambientate in palestra vi esalteranno, ma per fortuna dei non fan del genere queste non sono per niente predominanti. Può capitare di imbattersi in un combattimento ogni tanto, però la serie si lascia seguire tranquillamente da tutti. Proprio come Friday Night Lights, telefilm incentrato su una squadra di football americano in grado di appassionare pure i meno sportivi. Kingdom, che in comune con quella serie ha pure l’attore Matt Lauria, funziona allo stesso modo. Oltre a gare e allenamenti, ha molto altro da dire e da offrire.
2. La famiglia Kulina
Al centro di Kingdom, ancor più degli scontri sul ring, ci sono gli scontri tra i membri dei Kulina (non ridete, il loro cognome è questo), una famiglia di lottatori palestrati. Il padre Alvey, soprannominato King per il suo leggendario passato da campione, gestisce una palestra che sta attraversando un brutto periodo dal punto di vista economico. Anche con i suoi due figli, pugili emergenti, le cose non filano troppo lisce. Per non parlare del travagliato rapporto con la ex moglie, una prostituta tossicodipendente. Un ritratto di famiglia non proprio perfetto che scatena delle notevoli tensioni e che è il vero cuore pulsante di una serie molto più incentrata sui rapporti personali che non sull’azione.
3. Kiele Sanchez
Il pubblico femminile con Kingdom ha di che rifarsi gli occhi, grazie ai muscolazzi e ai fisici scolpiti esibiti dal padre Alvey interpretato da Frank Grillo, attore di origini italiane segnalatosi in Warrior, un film che con Kingdom ha parecchio in comune, così come dai suoi due figli nei cui panni troviamo Jonathan Tucker e l’attore/popstar Nick Jonas, parecchio più fisicato ora rispetto ai tempi in cui cantava con i fratelli nei Jonas Brothers. Senza dimenticare il Ryan Wheeler interpretato da Matt Lauria, attore già visto nel citato Friday Night Lights ma anche in Parenthood e che qui sfoggia un minaccioso tatuaggio con la scritta “Destroyer”. In mezzo a tanti bei fustacchioni, anche il pubblico maschile ha però di che guardare, grazie alla caliente Kiele Sanchez. La sexy attrice latinoamericana già intravista in Lost è al centro del triangolo sentimentale che vede coinvolti il suo nuovo compagno Alvey e il suo ex Ryan. Entrambi sono cotti di lei e non fatichiamo certo a capire il perché.
4. Jonathan Tucker
Kingdom è una serie piena di personaggi intriganti. L’idolo della serie, almeno dopo i primi episodi, è però principalmente uno: Jay Kulina. Tossico e imprevedibile, è la classica testa calda inaffidabile, ma che possiede un grande potenziale come lottatore e inoltre è quello che si preoccupa di più nel cercare di tenere insieme i pezzi della sua famiglia malandata. A interpretarlo splendidamente troviamo Jonathan Tucker, promessa del cinema a partire dalla fine degli anni ’90 con Il giardino delle vergini suicide, purtroppo mai esploso del tutto. Questa sarà per lui la meritata volta buona?
5. È il possibile erede di Sons of Anarchy
Sons of Anarchy sta per finire, gente, e bisogna organizzarsi per il futuro. La serie creata da Kurt Sutter il prossimo 9 dicembre chiude i battenti e all’orizzonte il suo più valido erede sembra essere proprio Kingdom. Va detto che si tratta di due prodotti per certi versi parecchio differenti. Per quanto sia incentrata sul mondo della arti marziali, Kingdom è infatti parecchio meno violenta ed estrema rispetto a SOA e al confronto pare quasi una visione adatta a tutta la famiglia. Proprio quest’ultimo è un aspetto che le due serie hanno in comune: entrambe trattano di rapporti famigliari parecchio tesi e problematici. Il punto di vicinanza maggiore è comunque un altro. Se i motociclisti tamarri di Sons of Anarchy già vi mancano, i palestrati altrettanto rissaioli e altrettanto terra a terra di Kingdom sono al momento i loro migliori surrogati che la tv di oggi vi possa offrire. Non vi sembra un motivo sufficiente per cominciare questa nuova serie?
di Marco Goi per Oggialcinema.net