Knut Hamsun, Pan al Nord, felice tra le nebbie

Creato il 11 ottobre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Giuseppe Leuzzi. Fa 130 anni ma è sempre fresco, anticipando il tema della natura. È la storia di un amore prima felice poi infelice, e distruttivo. Una storia d’amore come l’uomo sogna, spontaneo, affettuoso, caldo. Un altro romanzo dell’eterno femminino – capriccioso – in un villaggio del Nord, fra contadini e pescatori, nell’aspetto di una ragazza “forse di sedici, forse di diciassette anni”, che il tenente Glahn, uomo di città autorecluso, e un medico zoppo, piccolo e calvo fa delirare, “irragionevole e calcolatrice a un tempo”. Una delle ultime (1894) storie d’amore romantico. Ma la vittima che lo rivive, il tenente cacciatore solitario nell’estate breve dell’alta Norvegia, tra le nebnie e le nevi, ne allarga il paradigma agli elementi, le stagioni, i bruchi, le foglie, il cane Esopo, il bosco, le acque, a una fisicità insieme smisurata e sensata. È qui la citazione ricorrente: “Qualche volta guardo l’erba e forse l’erba guarda me, che ne sappiamo noi?” etc.

Con una verità che si trascura: c’è violenza nel’idillio ecologico. L’idillio agreste è di un uomo urbanizzato, borghese facoltoso, poi a caccia grossa in India, che si sente votato “alla foresta e alla solitudine”.  Ma forse s’illude, mente a se stesso. L’amore vivendo, lui prima che la ragazza, come un capriccio. Ci può essere un fondo di misantropia, e forse di peggio, di disprezzo dell’uomo, di rifiuto. Nel racconto forse più avvincente di Hamsun c’è la radice e il senso del suo “nazismo”: una ricerca astratta di purezza che sconfina nel rifiuto della storia e della compassione (a parte la fede mal posta: di che purezza era araldo Hitler, che il Nobel norvegese volle celebrare dopo morto?)

L’introduzione alla prima edizione negli Oscar, di Anton Reininger, appropria singolarmente  il racconto, se non lo scrittore, alla letteratura germanica. In Germania “Pan” ebbe immediato grande successo per essere stato il suo protagonista recepito come una riedizione della “figura archetipica tedesca” del vagabondo, quello delle poesie giovanili di Goethe, e di molte divagazioni di Benjamin, il Buonannulla di Eichendorff secondo Thomas Mann. L’introduzione s’intitola anche, opportunamente, “Tra raffinatezza decadente e la nostalgia dei troll”. Hamsun era stato in America, vagabondo, dove ha sicuramente saputo di Thoreau e Whitman, ma ne ha mediato molto da europeo il naturismo. Reininger contesta anche, opportunamente, la lettura di Hamsun “in un’otica di critica sociale”, e ne affina la lettura “secondo gli schemi ideologici del naturalismo allora imperante”. Proponendone una più vasta e più nuova, sulla scorta di alcune conferenze di argomento letterario da Hamsun “tenute negli anni Novanta”, dell’Ottocento: “una poetica che sembra anticipare alcune acquisizioni della psicanalisi”. Nella miscela di “innocenza del primo sentimento” e “orgoglio leso e malcelata aggressività” che rivelano “fin dall’inizio una componente autopunitiva”.

Knut Hamsun, Pan

Featured image, Knut Hamsun in July 1939, 79 years

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