Durante il fine settimana mi accorgo che ben due delle “Guide alla Letteratura 2.0″ di Storiacontinua sono sparite da Kobo Store e di conseguenza dal sito InMondadori.
Chiedo spiegazioni al servizio assistenza Smashwords, piattaforma attraverso la quale ho deciso di distribuire gli ebook e registrato i codici ISBN.
La risposta è stata per me sconcertante: “Kobo has been removing some books due to potentially questionable content. However, some books have been pulled that should not have been”.
Cosa? Un manuale di scrittura e uno sul self-publishing vengono coinvolti nell’epurazione messa in atto da Kobo, in seguito all’attacco di alcuni tabloid londinesi circa la moralità delle opere in vendita. Mi sembra incredibile. E pensare che solo qualche giorno prima avevo ricevuto un’email di avvertimento da parte di Kobo Writing Life:
Come forse saprete, c’è stata una notevole quantità di attenzione negativa dei media nel Regno Unito per quanto riguarda materiale offensivo reso disponibile su una serie di piattaforme di eBook. Kobo è stata inclusa nei report dei media e stiamo prendendo provvedimenti immediati.
1. Stiamo rimuovendo i titoli in questione dalla piattaforma Kobo.
2. Stiamo mettendo in quarantena e rivedendo i titoli per garantire che la conformità alle nostre politiche sia soddisfatta da tutti gli autori e gli editori.
3. Stiamo rivedendo le nostre politiche e procedure per attuare misure di salvaguardia che garantiscano che tale situazione non accada in futuro.
Mi sono detta che la cosa riguardava il Regno Unito, ma adesso mi chiedo quali siano stati i criteri di selezione dei libri da rimuovere. Lo stesso Daily Mail, che ha parlato di “libri che glorificano pornografia violenta, stupro, incesto e bestialità”, ha ammesso che non si tratta sempre di libri auto-pubblicati.
Eppure, molti autori che distribuiscono tramite Smashwords hanno riferito che i loro di libri non sono più in vendita. Perché?
Nella sua lettera ai partner, Kobo, ha assicurato che i titoli rimossi senza però aver infranto le regole, saranno rimessi in vendita al più presto. Ma non si poteva applicare un sistema differente?
Come scrive David Gaughran, ci sono una varietà di modi in cui i rivenditori possono filtrare questa roba, prima che si scateni un tale panico. E’ evidente che il sistema di Kobo non funziona, se alla ricerche su parole chiave come “papà” vengono visualizzati contenuti erotici accanto a libri per bambini.
Ma la soluzione a tale problema non è rimuovere contenuti auto-pubblicati in massa. Una soluzione, relativamente semplice, sarebbe quella di limitare agli autori di contenuto erotico l’uso di determinate parole chiave nei meta-dati.
In alternativa, potremmo chiedere al Daily Mail una lista di lettura accettabili.
Tenendo conto che libri come “Cinquanta sfumature di grigio”, “Lolita” e le rinomate opere del Marchese de Sade, son ancora lì in vendita. Ma forse il marchio di una casa editrice rende più accettabile anche l’erotico spinto.
Ad ogni modo questo non spiega quali siano mai le parole chiave incriminate che si trovano in “Oltre L’Ebook” e “Self-publishing a Confronto”, ma non in “Narrativa in 140″.