“Belgrado e’ pronta per nuovi negoziati” cosi’ almento dal titolo di uno dei piu’ difusi quotidiani serbi ‘Blic’ all’indomani dell’approvazione ad acclamazione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di una risoluzione congiuta della Serbia e di tutti i 27 paesi dell’Ue sul Kosovo. Secondo i media serbi, con questo passo, Belgrado esce da due lunghi anni di una fase di “contenzioso congelato” con l’Ue e con gli Stati Uniti in cui l’unica cosa su cui si concordava e’ che non si era d’accordo. La risoluzione proposta dalla Serbia e fino all’ultimo momento negoziata con l’Ue, e’ stata presentata dal ministro degli esteri serbo, Vuk Jeremic il quale in un intervento molto breve ha sottolineato che “la Serbia non accetta e non accettera’ mai l’autoproclamata indipendenza del Kosovo” e che “non si stanchera’” di questa sua posizione. Jaremic ha aggiunto di essere fiducioso che l’approvazione della risoluzione protera’ al necessario dialogo.
C’e’ da ricordare che la modifica dell’iniziale proposta di risoluzione presentata dalla Serbia un mese fa e’ dovuta al timore di una contrastante risoluzione albanese. Con quanto approvato, spiegano a ‘Blic’ fonti vicine al Governo serbo, “viene rimosso il pericolo di una formulazione inadeguata per la Serbia e si apre lo spazio per colloqui su temi che hanno una importanza nazionale per la Serbia”. L’interpretazione di Belgrado e’ che l’accordo raggiunto con l’Ue e grazie all’impegno dell’Ue rende possible il proseguimento di relazioni di partenariato con l’Ue anche quando si tratta dell’integrazione europa, du cui si attende ora un proseguimento accelerato.
Sembra praticamente un svolta, rispetto a quanto si e’ ultimamente scritto nei media serbi di un innasprimento delle relazioni tra Belgrado e l’Occidente, vale a dire una ferma presa di posizione sul Kosovo dell’attuale leadership serba guidata dal capo dello stato, Boris Tadic per timore di una possibile minaccia da parte dell’oposizione nazionalista e antieuropea di cui le principali voci risultavano essere quelle di Tomislav Nikolic e dell’ex premier serbo Vojislav Kostunica.
Ma quello che la Belgrado ufficiale afferma essere un passo decisamente positivo che significa l’apertura verso il dialogo con Pristina e buone prospettive europee, per molti in Paese non rappresenta un risultato vincente. Cosi’ Oliver Ivanovic, segretario di stato del Ministero per il Kosovo e Metohija avverte che la possibilita’ di veloci avanzamenti e seri colloqui tra Belgrado e Pristina e’ ostacolata dal fatto che il prossimo anno sara’ l’anno elettorale in Kosovo e questo, secondo Ivanovic, non e’ una buona occasione per soluzioni costruttive. Ivanovic aggiunge che bisogna vedere innanzitutto quali saranno le reazioni sulla risoluzione nei paesi della regione, in particolare quelle della Macedonia e della BiH che sono particolarmente sensibili ad ogni cambiamento di relazioni tra Belgrado e Pristina.
Il Partito serbo del progresso (SNS) di Tomislav Nikolic ha valutato che l’approvazione della risoluzione accordata tra la Serbia e l’Ue rappresenta una grave sconfitta perche’ si ha riunciato in maniera severa e incostituente dalla protezione della sovranita statale in Kosovo.
Il presidente del Partito liberal-democratico serbo (LDP), Cedomir Jovanovic ha affermato invece che accettando la proposta dell’Ue sulla risoluzione Kosovo e’ stato compiuto finalmente un primo passo di rinunciamento a quella politica sbagliata con la quale la Serbia si e’ trovata sull’orlo di perdere definitivamente la prospettiva europea. “Per la Serbia e per i suoi cittadini sarebbe stato molto meglio se l’accordo con Bruxelles e Washington fosse stato compiuto prima di presentare il testo iniziale della risoluzione, cosi’ come aveva chiesto l’LDP” ha ricordato Jovanovic in un comunicato scritto e ha aggiunto che subito bisogna impegnarsi a creare una politica nuova, un partenariato forte con Bruxelles e Washington ed impegnarsi altrettanto per la stabilizzazione nella regione. Al tempo stesso, Jovanovic si e’ espresso molto criticamente contro la politica condotta dal ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic chiedendo le sue dimissioni. Il leader liberal-democratico serbo ha sottolineato che con una politica nuova si dovrebbe raggiungere la credibilita’ e la possibilita’ ad avere garanzie per i Serbi in Kosovo e la salvaguardia dei loro diritti individuali e colettivi.
Pieno sostegno al presidente della Serbia Boris Tadic arriva anche dal leader del Movimento serbo per il rinnovamento (SPO), Vuk Draskovic perche’, come ha detto, ha preso una “decisione corraggiosa” sulla risoluzione Kosovo. Secondo Vuk Draskovic, gia’ ministro degli esteri serbo, Tadic ha dimostrato prontezza e capacita’ per una politica strategica che portera’ la Serbia fino all’ingresso nell’Ue e nel mondo democratico per il quale ci sono state cosi’ tante vittime e sofferenze.”Si e’ interrotta la continuita’ di quella politica sbagliata di conflitti e di non collaborazione con i paesi leader dell’Europa e del mondo. Una decisione diversa avrebbe portato la Serbia laddove fu condotta da Slobodan Milosevic e una tale via non poteva essere scelta da un presidente democratico” ha detto Vuk Draskovic.
“Nessuno vule che la Serbia rimanga sconfitta e instabile. Ci e’ chiaro che alle autorita’ della Serbia dobbiamo dare qualcosa che potra’ essere presentato come un successo davanti agli elettori” affermano per il quotidiano ‘Blic’ fonti vicine all’Ufficio dell’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Catherine Ashton. Allo stato attuale, informano i media serbi, nel momento in cui Belgrado e Pristina, dopo oltre un decennio di ostilita’, finalmente si siederanno al tavolo per raggiungere un accordo e questo con l’aiuto dell’Ue, la Serbia non prendera’ parte in questi colloqui come una parte sconfitta ma godra’ del sostegno di Bruxelles e di Washington. Alle autorita’ serbe, Bruxelles offre un dialogo sullo status speciale per il nord del Kosovo e per le enclavi al sud, nonche’ un accelerato processo di integrazione europea, affermano i media serbi.
Secondo l’ambasciatore britannico a Belgrado, Steven Wordsworth, la richiesta della Serbia di candidarsi ufficialmente per l’ingresso nell’Ue, potrebbe essere inviata alla Commissione europea entro la fine dell’anno se verra’ raggiunto un avanzamento sulla questione Kosovo. Ancora durante la sua visita a Belgrado, il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, aveva spiegato che forse gia’ a novembre i ministri Ue potrebbero considerare la richeista della Serbia il che non sarebbe possibile se Belgrado non avesse rinunciato all’idea di mettere in contrasto l’Ue sul Kosovo, vale a dire ostacolare una posizione unica dell’Unione portando se stassa ad un contenzioso con la maggioranza dell’Ue.
Secondo la stampa serba, i sondaggi dell’opinione pubblica dimostrano che i cittadini della Serbia sono ben consapevoli della realta’ e che i temi economici sono molto piu’ importanti del Kosovo. Non la pensa pero’ cosi’ il presidente del Partito democratico della Serbia ed ex premeir Vojislav Kostunica. Secondo Kostunica la decisone della leadership serba di accettare la risoluzione modificata rappresenta “un grande danno e una vergogna per la Serba e il potere dello stato e’ sulla via ad entrare nella storia come il primo ed unico che fa di tutto per perdere realmente il Kosovo”. Oltre due anni, soprattutto dal momento dell’accettamento della missione Eulex, ha affermato Kostunica, le autorita’ serbe sono un alleato nascosto nel processo di creazione di uno stato falso. “La Serbia nella sua storia aveva perso le guerre in Kosovo, ma non aveva mai perso il Kosovo” ha ricordato amareggiato Kostunica.
Una offerta di aiuto per il dialogo tra Belgrado e Pristina viene offerto anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon il quale saluta l’approvazione della risoluzione e l’impegno dell’Ue a promuovere il dialogo tra Serbia e Kosovo. Ban Ki-moon ha puntato sull’importanza di questo dialogo tra le due parti come un fattore che promuove pace, sicurezza e stabilita’ nel contesto della prospettiva europa della regione e ha ripetuto che le Nazioni Unite sono pronte a dare il loro contributo in questi sforzi con la collaborazione insieme all’Ue.
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