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Kosovo/ Vai a Pristina e incontra la gente giovane di un paese indimenticabile

Creato il 28 marzo 2012 da Antonio Conte

di Antonio Conte – A San Vito dei Normanni (Br), il 27 marzo 2012, il mensile “il Punto”, magistralmente diretto da Antonio Chionna, ha pubblicato, sul numero 3 alle pagine 8-9 , in versione a stampa, l’articolo “Conosciamo il Kosovo” di Vincenzo Legrottaglie che fa un spaccato sociologico di quel territorio evidenziando alcuni aspetti positivi dello sviluppo del paese e la vita di tutti i giorni. Leggendolo, frase dopo frase, sembra veramente di percorrere le strade del paese balcanico. In questo pezzo l’autore ha saputo trasmettere le emozioni vissute attraversando il paese in lungo e in largo, per diversi mesi. Con rara efficacia narrativa la prima scena si svolge ai tavolini del Caffè Rings di Pristina. Buona passeggiata, pardon lettura.

Antonio Conte

KOSOVO INASPETTATO

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di Vincenzo Legrottaglie* (il Punto) “I think that Kosovo is a wonderful country” sono le parole di Florentina Ramaj a Mirko Polisano mentre la intervistava per Canale 10 di Roma. “Il Kosovo è un paese meraviglioso” dice la bionda studentessa universitaria al giornalista italiano. E chi l’avrebbe mai detto? Nell’immaginario collettivo il paese balcanico si è sedimentato come un luogo di sofferenza. Come si è evoluta l’immagine del Kosovo oggi dopo dodici anni dalla guerra e quattro dalla proclamazione unilaterale dell’indipendenza? Queste sono alcune delle tante domande che Fabia Martina, ricercatrice dell’Università del Salento, e Paolo Inno, giornalista tarantino, si sono posti in un convegno alla Città del Libro di Campi Salentina al ritorno da un viaggio in Kosovo.

Il Kosovo è un paese che ti stupisce per la sua bellezza, per la sua freschezza, per la sua gioventù, per la voglia di vivere, per il crogiuolo delle culture, per gli odori del burek (spuntino a base di carne o formaggio) a metà mattina, per il profumo dell’incenso nelle chiese ortodosse, per l’entusiasmo. Una cosa che da noi ormai manca. Passeggiare per la via principale di Pristina, dedicata a Madre Teresa di Calcutta, significa imbattersi nella gioventù che affolla i caffè a tutte le ore e che frequenta la facoltà di filosofia, l’accademia di belle arti o la biblioteca nazionale costruita dall’architetto croato Andrija Mutnjakovic. “Kosovo.

The young europeans” (Kosovo, i giovani europei) recita una slogan pubblicitario apparso nei principali aeroporti del mondo lanciato per far conoscere la nuova realtà statuale e giocare sul fatto che la popolazione al di sotto dei 25 anni rappresenti il 50% del totale. In effetti la gioventù sembra essere la forza del paese come dimostra un recente cortometraggio girato da alcuni giovani cineasti dal titolo “Eja n’Prishtine! Vieni a Pristina!” per promuovere il turismo nell’ultima, in ordine di tempo, delle capitali post jugoslave. Il turismo potrebbe essere una leva dello sviluppo del paese. Anzi già lo è. Ho incontrato tanti turisti in Kosovo: dalla ragazza australiana in tour solitario nei Balcani, ai gruppi di turisti piccoli e grandi che visitano le sue bellezze.

Anche il turismo religioso per gli ortodossi e non solo rappresenta uno stimolo forte. Il Kosovo è la culla dell’ortodossia, a Pec sorge il Patriarcato, la prima chiesa per tutti i serbi in patria e nel resto del mondo. In questo monastero avviene l’intronizzazione del patriarca di Serbia da secoli, cioè da quando San Sava rese autocefala la chiesa serba e si staccò da Bisanzio. Il luogo è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e in primavera fiorisce da settecento anni il gelso rosso piantato personalmente da San Sava. Bellezze inenarrabili in molti casi profanate dalla guerra. Pec, Visoki, Gracanica sono solo alcuni dei monasteri in cui quando entri ti sembra di cambiare dimensione e tempo. In tutto il paese la gente è cordiale e non bisogna stupirsi del saluto dei bambini e degli adulti o dello sguardo incuriosito di un uomo anziano che indossa un basco o il plis (cappello bianco di lana cotta, di forma conica tipico degli albanesi).

Le donne rappresentano una parte importante della società kosovara. Afitete Jajaga, 37 anni, è la presidente della repubblica, Editha Tahiri, 56 anni è il capo delegazione a Bruxelles per i negoziati con la Serbia, Vlora Citaku ha meno di 30 anni ed è il ministro per l’integrazione europea. Per le strade le donne ti colpiscono per la loro bellezza e per il modo fin troppo europeo in cui si vestono. L’immagine sarebbe quella di una donna moderna ed emancipata, talvolta eccessiva per trucco e colorazione dei capelli. Ilaria Parpaglioni, giornalista romana, a questo proposito ha scritto: “Le ragazze di Pristina, come quelle di Peja/Pec, di Klina che generalizzando, forse non hanno ben compreso che l’emancipazione alla maniera occidentale non è vestire attillate, ma avere uguale potere decisionale rispetto agli uomini”. D’altra parte, il numero delle donne velate e vestite secondo i dettami dell’Islam aumenta sempre di più.

Un viaggio in Kosovo ti tuffa in una realtà completamente diversa dalla nostra. Il paese è un cantiere a cielo aperto: si costruiscono autostrade, sorgono nuovi quartieri, si restaurano monumenti con i fondi internazionali. C’è dinamismo, voglia di accettare le fide euro-atlantiche, entrare nel CEFTA (il mercato comune dei paesi balcanici) e contemporaneamente appartenere alla Lega araba.

La presenza internazionale è forte con missioni di varia natura e questo costituisce comunque un fattore di sviluppo. Da quando sono tornato sento che mi manca qualcosa. Ora mi invitano a forum e dibattiti televisivi, mi intervistano alla radio e i giornali attenti come “Il Punto” mi chiedono di raccogliere le mie impressioni. Sono diventato, mio malgrado, un esperto dei Balcani. Chi l’avrebbe mai detto? E’ stato tutto inaspettato. Già, inaspettato . . . proprio come il Kosovo

* Giornalista pubblicista

Fonte: Pubblicato su “Il Punto News” di San Vito dei Normanni. Per ulteriori informazioni su “Il Punto News”


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