Kpomassie - Un Africano in Groenlandia

Creato il 11 settembre 2012 da Mattiamusiello

Questa volta nella sezione "interviste" voglio scrivere un articolo curioso, di un personaggio non del tutto recente, possiamo dire storico ma una bella storia di un uomo deciso a cambiare radicalmente la sua vita, per sentito dire e senza tecnologie di supporto.
Tété-Michel Kpomassie dal Togo alla Groenlandia, nel 1941 !!
Essendo che ho poco senso di narrazione e memoria riporto la descrizione di questo uomo da un sito web che ho trovato, in fondo al blog riporto tutti i link in modo possiate approfondire il tutto.

"All’età di sedici anni, Kpomassie subisce uno choc psico-fisico fortissimo: precipita da una palma da cocco sulla quale si è arrampicato a mani nude per raccogliere i rami con i quali intrecciare cestini... un grosso serpente gli si attorciglia sulla testa e gli scorre lungo la schiena e nonostante i suoi tentativi di divincolarsi lo terrorizza al punto da fargli perdere l’equilibrio e da farlo precipitare a terra... prostrato dall’evento, rimane a lungo sospeso tra la vita e la morte e viene condotta dal padre presso la sacerdotessa dell’ordine degli adoratori dei serpenti, venerato nel villaggio come una divinità... il ragazzo viene sottoposto ad un rito di purificazione, attraverso un bagno freddo di erbe aromatiche ed un incontro ravvicinato con un pitone gigantesco che gli si arrotola lungo le gambe e gli sibila con la lingua nelle orecchie e sul viso... una prova durissima!
Colpita dalla sensibilità del giovane, la sacerdotessa lo invita a tornare da lei una volta guarito ed il ragazzo, forse per il terrore di rientrare nella foresta o forse perché sedotto da una lettura conclusa durante la convalescenza, sceglie di andare a vivere con gli Inuit della Groenlandia, un paese dove non crescono gli alberi e dove sicuramente non esistono i serpenti!
Così Kpomassie si mette in viaggio, lavora in diversi paesi africani, dal Ghana alla Costa d’Avorio, dal Senegal al Libano, attraversando numerose frontiere, sempre via terra o via mare; impara l’inglese ed il francese e presta servizio come interprete e traduttore presso molte ambasciate straniere, e nell’era dei viaggi intercontinentali impiega sei anni per lasciare la sua Africa ed altri due per trasferirsi dalla Francia alla Danimarca, dove finalmente, dopo molti mesi e molte resistenze, il commissario per la regione artica gli concede il visto e gli augura buon viaggio: “Una volta là, non si faccia schiacciare da un iceberg”!
Già la prima parte del racconto, le prime cento pagine, sono un viaggio nel viaggio, un resoconto appassionante delle disavventure di un avventuriero... preparano all’arrivo nell’Artico, fanno assaporare la meraviglia, fanno pregustare l’incontro con il Grande Nord!
Autodidatta, Kpomassie passa le sue ore libere a Copenaghen alla Biblioteca o al Museo Nazionale, che conservano una notevole collezione di opere d’arte Inuit... spinto da una innata curiosità per quel popolo lontano scopre prima di raggiungerlo che vive in un mondo di ghiacci e di temperature bassissime, difficili da comprendere per un africano abituato al caldo afoso della sua terra desertica... ma forse il deserto, africano e artico, costituisce un punto di unione nel viaggio di scoperta di Kpomassie e lui stesso afferma di non essere stato capace di immaginare una temperatura inferiore ai dice gradi ma di avere sognato soltanto “una freschezza continua”.
Ed infatti, nonostante il suo abbigliamento “procurato a buon prezzo” (un paio di vecchie scarpe militari, un cappotto imbottito, due maglioni di lana e due paia di muffole... in effetti un po’ leggero per l’Artico!) e nonostante il suo primo impatto con la neve, il ghiaccio e tutto quello “scintillio abbagliante”, Kpomassie non soffrirà mai il freddo, né la lontananza da casa, né la radicale diversità di abitudini sociali... si integra perfettamente nei piccoli villaggi di cacciatori groenlandesi, si sposta continuamente alla ricerca della vera anima Inuit, si ingegna per raggiungere il Nord della Groenlandia e trascorrere un inverno tra i ghiacci durante la lunga notte artica, impara a pescare, cacciare e guidare una slitta trainata dai cani come fosse un giovane Inuit, capace di apprendere quei segreti tanto necessari per sopravvivere nell’Artico!
Se Kpomassie non è il primo africano a varcare le soglie del mondo dei ghiacci (l’esploratore Robert Peary sul finire dell’800 nella corsa alla conquista del Polo Nord era accompagnato dall’americano Matthew A. Henson, suo fedele assistente di colore), è sicuramente il primo ad avere riportato un dettagliato diario di viaggio che documenta la curiosità e la fascinazione suscitata dalla sue pelle scura e dalla sua notevole statura presso il popolo Inuit.
Mentre i suoi compagni africani cercavano di garantirsi un futuro emigrando in altri paesi e mente i vari stati africani lottavano per l’indipendenza dalle potenze coloniali e cercavano di costituire una identità panafricana, Kpomassie lascia il suo paese, il suo villaggio e la sua famiglia per cercare le sue radici altrove, per costruire il suo futuro lontano, per arricchire il suo bagaglio di conoscenze ed esperienze in un viaggio intorno al mondo!
Senza risorse economiche, senza borse di studio o finanziamenti pubblici, senza sostegni di familiari o istituzioni, Kpomassie si avventura verso il Grande Nord con molti libri letti ma senza un progetto chiaro e definito, inseguendo il suo forte desiderio di raggiungere la Groenlandia!
Deve evidentemente rispondere ad un richiamo ancestrale, ad una esigenza esistenziale, ad un bisogno profondo di sottrarsi al suo destino e di affrontare l’incognito...
Il 27 giugno 1964, finalmente, Kpomassie sbarca a Julianehab, K’akortoq “la Bianca”, e con suo grande stupore capisce che partito per scoprire, diventa lui stesso una scoperta: la sua statura impressiona gli Inuit, spaventa i bambini, meraviglia gli uomini e seduce le donne... “un uomo molto grande, con i capelli come la lana nera”!
Sperimenta i primi cibi groenlandesi, il matak, pelle cruda di balena con lo spessore “della polpa di papaia”, gli ammassat, pesciolini secchi simili ad aringhe, e le tipiche bevande groenlandesi: la birra, imiak, la grappa, akvavit, il caffè, kafemik, bevuto caldo e zuccherato con l’aggiunta di un pezzetto di grasso che in parte si fonde, formando cerchi oleosi in superficie; impara le prime parole della lingua locale, namik (non è vero), mamapok (è buono), kayit (sedetevi a tavola), issipok (che freddo), utorkat igluat (casa di riposo per anziani); indossa i primi abiti groenlandesi, i kamik, gli stivali in pelle di foca, i sirkenak, i pantaloni corti in pelle di foca, e l’anorak, una tunica di tela decorata con perline colorate e motivi di pelle a risalto, che costituiscono i tre pezzi del costume tradizionale." FONTE
A mio parere è una bellissima storia, molto motivante e che fa sorridere, un Africano che si trova in Groenlandia con usi, temperature, gusti, stile di vita completamente opposti a quello in cui viveva e grazie alla sua curiosità e autocritica ci si ritrova a chiamarla "casa".
Vado sicuramente a comperarmi il libro, voglio leggere questa Biografia assolutamente.
- Kpomassie was awarded the Prix Litteraire Francophone International in 1981. In 2003, Leonard Lopate interviewed Kpomassie on WNYC for The Leonard Lopate Show. The interview is available to listen to on the radio station's website.
- In New York City, in September 2009, the Elizabeth Foundation for the Arts and Flux Factory organized an exhibition called Arctic Book Club centered on the book, with Kpomassie himself as the guest of honor.
- Kpomassie currently lives in Nanterre, near Paris, France, but continues to regularly visit Greenland and his native country of Togo. [ Wikipedia ]
Link per i curiosi:
http://www.tatianacappucci.it/Tatiyak/Letture/Africano/Africano.asp
http://en.wikipedia.org/wiki/T%C3%A9t%C3%A9-Michel_Kpomassie
http://www.festivalandco.com/index.php?page=18&keyword_id=99&object_id=419&lang=fr
http://hqinfo.blogspot.it/2009/11/archive-african-in-greenland-1.html

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