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Krugman: “Sarebbe terribile se vincessero Lega Nord, M5S o Le Pen”

Creato il 13 gennaio 2015 da Keynesblog @keynesblog

Paul Krugman

Mad as Hellas*

di Paul Krugman

New York Times, 11 dicembre 2014

La crisi delle finanze pubbliche della Grecia scoppiò cinque anni orsono, ed i suoi effetti collaterali continuano a provocare un danno enorme all’Europa e al mondo. Ma non sto pensando agli effetti collaterali che potreste avere in mente – alle ripercussioni dalla crisi greca al livello di una Grande Depressione, o al contagio finanziario verso gli altri paesi debitori. No, il vero effetto disastroso della crisi greca fu il modo in cui essa distorse la politica economica, nel momento in cui le supposte persone serie di tutto il mondo si precipitarono a trarne le lezioni sbagliate.

Oggi la Grecia sembra essere nuovamente in crisi. Questa volta ne trarremo le lezioni giuste?

Quello che accadde la volta scorsa, ve lo ricordate, fu lo sfruttare i guai della Grecia per cambiare il tema all’ordine del giorno dell’economia. All’improvviso, fummo come ossessionati dai deficit di bilancio, anche se i costi dell’indebitamento erano ai minimi storici, e dai tagli alla spesa pubblica, anche di fronte ad una disoccupazione massiccia. Se non facevamo così, sapete, potevamo diventare, un giorno o l’altro, un altro caso greco. “La Grecia appare come un ammonimento di ciò che accade ai paesi che perdono la loro credibilità”, declamò David Cameron, primo ministro del Regno Unito, nel momento in cui annunciò le politiche di austerità nel 2010. “Siamo sullo stesso sentiero della Grecia”, dichiarò il congressista Paul Ryan, che di lì a poco, in quello stesso anno, sarebbe diventato Presidente della Commissione Bilancio della Camera.

In realtà, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che si indebitano nelle loro valute, non avevano e non hanno niente di simile alla Grecia. Se la pensavate diversamente nel 2010, a questo punto i tassi di interesse anno dopo anno incredibilmente bassi e la bassa inflazione dovrebbero avervi convinto. Ed anche l’esperienza della Grecia e degli altri paesi europei che furono costretti a misure di dura austerità dovrebbero avervi convinto che tagliare la spesa in una economia depressa quando potete evitarlo, è davvero una pessima idea. Questo è vero persino per le pretese storie di successo – l’Irlanda, per esempio, è finalmente di nuovo in crescita, ma ha ancora quasi un 11 per cento di disoccupati, e il doppio di quel tasso tra i giovani.

Ed è terribile constatare la devastazione in Grecia. Alcuni resoconti giornalistici che ho letto sembrano suggerire che il paese si finga sofferente, rifuggendo le dure misure che la sua situazione richiede. In realtà, esso ha subito vasti cambiamenti – il taglio al pubblico impiego e ai compensi, la eliminazione di programmi sociali, gli aumenti delle tasse. Se volete farvi un’idea della misura dell’austerità, sarebbe come se gli Stati Uniti avessero introdotto tagli alla spesa ed incrementi fiscali per più di mille miliardi di dollari all’anno. Nel frattempo, i salari del settore privato sono crollati. Tuttavia un quarto della forza lavoro greca, e la metà dei suoi giovani, restano disoccupati.

Contemporaneamente, la situazione del debito è addirittura diventata peggiore, con la percentuale del debito pubblico sul PIL al suo massimo storico – non perché il debito sia aumentato, ma principalmente per la caduta del PIL – e con l’emergere di un grande problema del debito privato, grazie alla deflazione ed alla recessione. Ci sono alcuni aspetti positivi: l’economia sta crescendo un po’, finalmente, in gran parte grazie ad una ripresa del turismo. Ma, in conclusione, essa è rimasta molti anni in sofferenza per un risultato modestissimo.

Dato tutto questo, la cosa rilevante è stata la disponibilità dell’opinione pubblica greca a subirlo, ad accettare gli argomenti delle istituzioni politiche per i quali la sofferenza era necessaria ed avrebbe portato alla ripresa. E la novità che ha messo in subbuglio l’Europa nei giorni passati è il fatto che i Greci sembra abbiano raggiunto il loro punto limite. I dettagli sono complicati, ma in sostanza il Governo attuale sta cercando in modo abbastanza disperato di mettere in atto una manovra politica per rimandare le elezioni generali. E, se non ci riesce, il probabile vincitore il quelle elezioni sarà Syriza, un partito della sinistra che ha chiesto una rinegoziazione del programma di austerità, il che potrebbe portare ad uno scontro con la Germania e ad un’uscita dall’euro.

Il punto importante, in questo caso, non sono solo i Greci che sono matti completi (“Hellas” è il nome stesso che danno al loro paese) e non hanno intenzione di proseguire in alcun modo. Si guardi alla Francia, dove Marine Le Pen, la leader del Fronte Nazionale contro gli immigrati, supera nei sondaggi i candidati più accreditati sia della destra che della sinistra. Si guardi all’Italia, dove circa la metà degli elettori sostengono partiti radicali come la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle. Si guardi all’Inghilterra, dove sia i politici ostili agli immigrati che i separatisti scozzesi stanno minacciando le consuetudini politiche.

Sarebbe una cosa terribile se qualcuno di questi gruppi – con la sorprendente eccezione di Syriza, che sembra un fenomeno relativamente benigno – arrivassero al potere. Ma c’è una ragione per la quale essi sono in crescita. Questo è quello che accade quando una classe dirigente pretende di aver diritto a governare basandosi sulla sua supposta esperienza, sulla sua capacità di riconoscere quello che si deve fare – e poi dimostra, nei fatti, sia che non sa cosa sta facendo, sia che è troppo rigida ideologicamente per imparare dai propri errori.

Non ho alcuna idea di come si svilupperanno gli eventi in Grecia. Ma c’è una lezione vera nel subbuglio della sua politica che è molto più importante della falsa lezione che in molti ne derivano dalle sue particolari sofferenze in materia di finanza pubblica.

Traduzione di Marco Marcucci.
Fonte: fataturchinaeconomics.com

………….

* Nota del traduttore: Questo presunto gioco di parole, non so come spiegarlo. Non mi pare che “Hellas”, che secondo Omero deriva da Elleno, abbia nella sua etimologia niente che alluda a comportamenti avventati o pazzeschi. Una esile soluzione potrebbe derivare dal significato del termine “hella” (senza “s”) ha nello slang della California (del Nord), dove viene usato come aggettivo o come avverbio con il significato di qualcosa di superiore, di assoluto, di completo etc. In quel caso si potrebbe tradurre con “matto completo, matto da legare”. In assenza di altre soluzioni uso questa, in attesa che qualche lettore ci offra una soluzione migliore.


Archiviato in:Economia, Europa Tagged: euro, Lega Nord, M5S, Paul Krugman, Syriza

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