Posted 5 novembre 2012 in Economia, Kultura, Slider, Unione Europea with 0 Comments
di Daniela Piazzalunga
recensione a “Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale”. Falso!, di Federico Rampini, ed. Laterza, 2012, €9
Laterza dedica la sua nuova collana a Francesco Bacone, titolandola Idòla. Sono gli errori, le false certezze, diffuse tra media, politici, opinione pubbliche senza essere state analizzate. La casa editrice si prefigge invece di metterne in discussione alcune, e confutarle, cominciando dai dogmi in campo economico che hanno guadagnato terreno in questi anni di recessione.
Con questo obiettivo Federico Rampini analizza le visioni economiche-politiche che si sono diffuse sull’Europa: defunta, e con lei il suo modello sociale. Come affermò a febbraio Mario Draghi “The European social model has already gone”.
Per 80 pagine Rampini traccia in modo incisivo la diagnosi americana sull’Europa spendacciona, usata addirittura come accusa da parte repubblicana verso Obama, e la smentisce. Non solo gli Stati Uniti hanno tradito l’American dream, visto la mobilità di cui si vantano è solo un vecchio vessillo, ma il loro patto sociale scricchiola anche a livello economico e si dimostra meno efficiente. Germania e paesi nordici[*] sono invece la dimostrazione che sia l’equità sia le condizioni economiche di un paese possono beneficiare di una spesa pubblica adeguata, che si rifletta in un welfare state degno di questo nome. “Nel paragone, sono gli Stati Uniti che ne uscirebbero malconci”.
Il libro sarebbe potuto finire qui, ma il metodo baconiano vuole una pars destruens e una pars construens. E il titolo del capitolo successivo promette decisamente bene: In cerca di un nuovo “pensiero” economico, soprattutto per chi denuncia la mancanza di immaginazione, di alternative. Purtroppo però il libro cambia registro, quasi fosse scritto da due persone diverse, e da analisi critica si trasforma in pamphlet pro modern monetary theory, definita dall’autore un “attacco frontale all’ortodossia vigente”. Si tratta di una nuova teoria, portata avanti da gruppo di economisti post-keynesiani, eterodossi, secondo la quale non solo è assurdo e controproducente tagliare la spesa pubblica durante una recessione – sul quale ormai siamo quasi tutti d’accordo, pure il Fondo monetario internazionale – ma non sarebbe assolutamente necessario farlo neppure in periodo di crescita, come suggeriscono invece Stiglitz e Krugman. Sarebbe sufficiente, secondo la mmt, che lo stato finanziasse il proprio disavanzo stampando moneta. Senza entrare nel merito della teoria, le soluzioni che si propongono come panacea per tutti i mali, considerate rivoluzioni copernicane prima ancora di essere attuate lasciano sempre un po’ perplessi. La si faccia finita con le religioni pro (pro-austerity, etc…), ma anche con quelle anti-tutto, dal microcredito alla decrescita. Se c’è una cosa fondamentale che l’Europa ha ereditato dai suoi filosofi è il pensiero critico, per liberarsi di quelli che Bacone definì Idòla, e certamente non per sostituirli con altri.
Del resto la conclusione del libro fa un uso eccessivo di maiuscole, “la manifestazione di una certa riverenza” (G. Zoli), perché possa essere credibile.
[*] Olanda, Austri, Svizzera, Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia.
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Tags: Daniela Piazzalunga, economia, Federico Rampini, mario draghi, modello sociale europeo, modern monetary theory, Non ci possiamo più permettere uno stato sociale, stato sociale, welfare state Categories: Economia, Kultura, Slider, Unione Europea