KULTURA: L’esodo di DJ Stalingrad nella nuova Russia estrema

Creato il 04 aprile 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Gabriele Merlini

Una volta (e non era tanto, tanto tempo fa) Eric Hobsbawm si espresse più o meno in questo modo sull’argomento: assieme alla fine del comunismo è scomparsa una mole enorme di valori, abitudini e pratiche sociali che avevano segnato la vita di intere generazioni nella ex URSS e paesi da essa controllati. «Dobbiamo così riconoscere quanto profondi e gravi siano risultati gli shock e le disgrazie in termini umani verificatesi in conseguenza di questo brusco e inaspettato terremoto sociale».
Non è questa la sede più adatta -o forse lo sarebbe tuttavia è sempre complicato e rischioso misurarsi nell’esercizio in poche battute- per valutare la correttezza degli aggettivi brusco o inaspettato. Dunque limitiamocia sottolineare come senza dubbio di shock si trattò, e pure vi seguirono una discreta sequenza di disgrazie.
Numerosi strati della società russa divergono in altrettanto numerosi aspetti dai corrispettivi in nazioni dell’Europa centrale nonostante la tendenza, spesso ancora riscontrabile, a ritenere un minestrone omogeneo le realtà che dal confine orientale della Germania si srotolano fino alla Kamčatka. Ciò è da ricondurre a caratteristiche fortemente radicate nella realtà sovietica e solo sovietica, unite alle singolari modalità di crescita e sviluppo nel post-1991.


In zona gli attuali trentenni/trentacinquenni sono ragazzi venuti al mondo nel rigido socialismo di fine anni settanta, educati a ridosso della caduta e maturati prima di Putin nel quasi decennio di Eltsin al potere. Mercato sfrenato, neonati oligarchi ad impadronirsi delle maggiori risorse del paese durante caotiche privatizzazioni, illusioni e contrasto con una società ancora per gran parte basata su regole difficilmente inquadrabili. E sebbene un discorso generazionale unitario e onnicomprensivo sarebbe impossibile da fare (basta guardare ai moltissimi ragazzi che nelle scorse settimane hanno protestato contro il duo Medvedev-Putin limitando i colpi di testa e le derive violente) tocca ammettere che da tempo ormai la letteratura abbia scelto di puntare lo sguardo con particolare attenzione alle fasce più estreme della società post-sovietica. Dai giovani che la guerra l’hanno fatta sul serio in qualche forma e in qualche bosco, a chi la guerra la combatte ogni giorno per restare a galla nelle più grandi città e sterminate periferie. Loro sono gli oggetti di ricerca privilegiati e funzionali e tra loro va scovato il DJ Stalingrad di Esodo. In Italia pubblicato da Elliot Edizioni.

Breve bio dell’autore (brevità inevitabile dato quanto segue.) DJ Stalingrad è uno pseudonimo e nessuno sa come davvero si chiami. O meglio: qualcuno sicuramente lo sa però non è questo il punto. Nessuno l’ha mai visto ed è in fuga. Da cosa è in fuga? Dalla sopracitata Russia, posticino con il quale ha numerosi conti in sospeso e casomai tu scegliessi di scalare i vertici del movimento anarchico moscovita è anche immaginabile qualche attrito nella quotidianità.


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