kung fu panda 2

Creato il 30 agosto 2011 da Albertogallo

KUNG FU PANDA 2 (Usa 2011)

Agosto afoso, terra vergine per i blockbuster estivi, appioppati a valanga in tutto il mese. Il panda del Kung Fu atterra con tutta la sua mole attorno al 20 del mese, accompagnato dal solito trambusto di pubblicità radiotelevisiva, su internet e carta stampata. Al 29 del mese finalmente ci si reca al cinema, lasciata scorrere la grande massa di quelli che vanno al cinema quando glielo dice la pubblicità, per vedere la seconda parte di questo ennesimo cartone animato in digitale e, udite udite, in 3d! Ebbene, una soddisfazione me la sono tolta: sono andato a vederlo nella versione normale, senza occhiali, senza mal di testa. E sapete che cosa? Mi è piaciuto molto, ho riso tanto e ho disturbato il pubblico attorno a me. Ma non voglio fermarmi a questo.

Non spenderò molte parole confrontando il secondo capitolo della saga con il primo, dato che è passato molto tempo e poco ricordo di quella prima apparizione del panda che fa il karate. Me ne scuso. Però, se ci pensate bene: non siamo stati tutti perplessi di fronte a questa invasione di bestie che fanno cose? Pinguini che surfano, orchi che salvano principesse, leoni che non ruggiscono, zebre nevrotiche, alieni non alieni, astronauti non astronauti, camaleonti solipsistici e mostri&co. C’è stato un momento, qualche anno fa, in cui io, appassionato di cartoni animati, ho gettato la spugna. Tutti insegnano la stessa cosa, americanissima: scava dentro di te, trova il coraggio per arrivare in fondo all’avventura, diventerai un vero panda/pinguino/orco/astronauta/camaleonte/pesce pagliaccio/robot che raccoglie l’immondizia. Alcuni te lo dicono in modo superlativo (e penso a titoli come quelli della Pixar, la saga di Shrek, quella di L’era glaciale), altri sono la copia di quelli superlativi (penso soprattutto alla saga di Madagascar): non si tratta di film necessariamente brutti o noiosi, ma probabilmente superflui. Altri sono oggettivamente orrendi, come Robots (complice anche il doppiaggio). E poi ce ne sono una vagonata che non ho visto perché non avevo voglia e basta: le sperimentazioni di Zemeckis, Shark Tale, Dragon Trainer… Il mercato americano sgorga di disegni animati, quando una volta ne bastavano due all’anno della Disney, e uno di qualche coraggioso concorrente (vi ricordate di Don Bluth?) e facevi il bimbo contento così; e poi c’erano i soliti giapponesi con i quali appartarsi quando il cocacolismo statunitense superava la soglia critica, e si cresceva, e si desiderava qualche figura e qualche storia un po’ più controverse e profonde. Ha davvero senso la colossale invasione a cui assistiamo ai giorni nostri? Un nuovo cartone ogni mese? Sempre e solo in digitale? Un animale da rendere trendy, a cui far fare qualcosa di buffo, far indossare vestiti da umano, far pronunciare sempre le solite cose ciniche fin quando non si convince a essere se stesso fino in fondo, nonostante il conformismo, viva l’individualità eccetera eccetera? A un certo punto devo confessare che io, amante sfegatato del disegno animato, mi sono proprio rotto le scatole.

Questo per dire che valutare un’opera come Kung Fu Panda 2 oggi è una cosa banale per certi versi e molto difficile per altri. Vale la pena di andarlo a vedere? Assolutamente sì: le immagini sono straordinarie, la tecnologia è migliorata vistosamente e il disegno è sempre più definito e fluido; le scene di combattimento dinamiche e originalissime; le trovate comiche costanti e spassose; la nuova nemesi dell’eroe panda Po, il pavone Shen, è strepitosa. Ho trascorso un’ora e mezza ridendo e ho pensato ne fossero passate tre. Kung Fu Panda 2 è puro intrattenimento concentrato, un investimento perfetto, un sacco di soldi spesi bene, non c’è niente di fuori posto – mi fa quasi venire voglia di sapere come sia venuto il 3d, brrr… D’altra parte il suo grande pregio è anche il suo peggior difetto: questo film è “solo” puro intrattenimento. Cosa che lo caratterizza come saga rispetto ai film “straordinari” citati in precedenza: in quelli c’era la voglia di buttarsi in un nuovo corso, quello del disegno digitale, e di raccontare cose nuove, anche fortemente provocatorie, terribili, mordaci. Si trattava di satira all’americana, quella meno politicamente corretta. Era sempre America, ma almeno nella sua versione meno rispettosa, per certi versi quella più onesta, più genuinamente – passatemi il termine – stronza. Kung Fu Panda 2 è il gioiello, la punta di diamante, per così dire, nel rapporto investimento/guadagno, di una seconda ondata di cartoni animati (ai cui standard anche gli ultimissimi capitoli di Shrek e L’era glaciale si sono dovuti inevitabilmente adeguare) i quali hanno preso l’esperienza estetica e contenutistica di quel momento, a cavallo tra il Novecento e il nuovo millennio, in cui la produzione di cartoni animati di massa incontrava una tecnologia e una generazione di autori con tanta volontà di esplorare, e l’hanno resa conforme alle aspettative del grandissimo pubblico; appiattendone lo spirito, rendendolo innocuo, riproducibile in copia, cambiando qua e là giusto i vestiti e la razza delle bestie. Insomma: la solita operazione all’americana. Tuttavia nel vascone delle opere fotocopia (che siano belle o brutte non importa) Kung Fu Panda 2 spicca per la sua qualità assoluta. Andatevelo a vedere e divertitevi tutti.

Una nota a margine: il doppiaggio italiano. Il cast statunitense è stellare (Jack Black, Angelina Jolie, Dustin Hoffman, Jackie Chan, Gary Oldman, Seth Rogen, perfino un cameo di Jean Claude Van Damme), quello italiano punta tutto sulla presenza di un non-attore, tal Fabio Volo, famosissimo artista e intellettuale noto per le sue doti di… boh. Il suo doppiaggio non è dei peggiori (Dj Francesco in Robots distrugge quel poco di dignità che al film restava): direi che è il penultimo. Incapace di recitare, si difende solo nelle parti in cui il panda fa lo scemo. Fortuna per lui che il panda faccia lo scemo nel 90 per cento del film. Il resto invece viene rovinato dalla sua incompetenza. All’altro angolo c’è il doppiatore del pavone Shen, Massimo Lodolo, noto per aver doppiato… ehm… chiunque. È la voce del cattivo per eccellenza in centinaia di film: pensate a un titolo, pensate al cattivo… ecco, è lui. In questa particolare circostanza dà il meglio di sé, è straordinario e coinvolgente, incarna alla perfezione il personaggio, e alla fine ti viene quasi da pensare “Gary Oldman? Chi era costui?”.

Buon Panda a tutti.

Francesco Rigoni



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :