Kung Fu Panda 2: dalla Cina con Furore

Creato il 05 ottobre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

A tre anni di distanza la panda-mania riconquista tutti. “Kung Fu Panda 2″, scritto da Jonathan Aibel e Glenn Berger, vede alla regia Jennifer Yuh Nelson, la prima donna a dirigere da sola un film d’animazione per una major. La DreamWorks tenta di nuovo, come nel 2008, quando lo scontro di incassi fu tra Kung Fu Panda e WALL·E della Disney, di strappare il primato alla Pixar, il cui ultimo prodotto è stato Cars 2. La storia è molto avvincente, anche se questa volta dà più spazio alle scene di combattimento rispetto ai siparietti comici, che tuttavia non mancano. Il film, girato in 3D, ha avuto la sua anteprima italiana al Taormina Film Fest l’11 giugno 2011. Ancora una volta dà voce al panda Po, Fabio Volo (di certo lo preferiamo come doppiatore piuttosto che come scrittore) che deve fare i conti con il suo alter ego americano Jack Black. Il cast di stelle che doppiano la versione USA conta nomi di grande fama: Dustin Hoffman, Lucy Liu, Gary Oldman e Angelina Jolie. L’ambientazione della pellicola rimanda inconfutabilmente alla Cina più arcaica e tradizionale, anche se le critiche mosse per l’inadeguato modo di rappresentare la tradizione cinese non sono affatto mancate. Particolare l’uso della tecnica bidimensionale sia nell’incipit del cartone, dove ci viene mostrata la distruzione del villaggio dei panda ad opera di Shen, sia nei ripetuti flashback che affollano la mente di Po.

Questa volta il nostro simpatico amico, divenuto un guerriero dragone e osannato come un divo delle arti marziali, dovrà vedersela con il “cattivone” di turno, il temibile Lord Shen, un pavone con manie di grandezza e la fissazione per le polveri piriche. Sicuramente come ogni buona favola che si rispetti non mancano quegli elementi basilari che ritroviamo in ogni cartone: l’amicizia, il bene e il male contrapposti, il credere in se stessi. “Kung Fu Panda 2″ è stato arricchito di tutta una serie di elementi che hanno saputo stuzzicare l’interesse dello spettatore. La cultura pseudo-cinese si mescola con quella greca, pensiamo per esempio all’oracolo che prevede la morte di Lord Shen per mano di una potenza bianca e nera, i colori dei panda ma anche i colori del Tao. Secondo la filosofia taoista e il confucianesimo il Tao costituisce il Principio dell’universo formato in parte dallo Yin, il principio negativo e in parte dallo Yang, la forza positiva. I rimandi alla società orientale sono ancora presenti con la necessità di ricercare la “pace interiore”, un elemento difficilissimo da rendere in maniera pratica ma che con straordinaria capacità i disegnatori e gli sceneggiatori sono riusciti a mettere in scena. Po cerca di riscoprire se stesso e le sue origini, d’altra parte la massima giovenaliana mens sana in corpore sano sortisce ancora il suo effetto.

Di certo il nostro simpatico pandone non ha proprio il physique du rôle di un combattente, ma la sua agilità non ha nulla da invidiare a quella degli amici che lo accompagnano in questa avventura. Lo scavare nei meandri più oscuri della propria mente lo riporta alla sua infanzia e, solo nel momento in cui capisce che quello che è diventato lo deve al suo maestro, ai suoi fedeli compagni e al padre adottivo, riesce a trovare la chiave di volta per sconfiggere il male. Asso vincente di questi cartoni di ultima generazione è certamente l’utilizzo di tecniche computerizzate sempre più evolute e la loro fortuna, che poi si traduce in tornaconto economico, è che piacciono agli adulti forse anche più che ai bambini. Gli eroi animati dei nostri giorni sono parecchio lontani dai modelli di perfezione dei cartoni classici. Basti a pensare ad un’altra creatura della DreamWorks, Shrek, divenuto il beniamino di tutti, nonostante le sembianze da orco tutto verde dai modi burberi. Anche Po viene spesso preso in giro per l’aspetto goffo, per il suo essere un po’ imbranato, giocherellone e goloso. Un panda dal cuore immenso e dalla grande forza di volontà che, con fanciullesca innocenza, riesce sia ad esaltarsi di fronte ai suoi idoli, Maestro Bue e Maestro Croc, che a disinteressarsi di un combattimento alla vista di un piatto di spaghetti. Un modo simpatico per passare 89 minuti all’insegna del divertimento. Un sequel all’altezza del primo capitolo.


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