Che il meccanismo di questo nuovo film tentenni a funzionare è subito tangibile, non si fa in tempo nemmeno a comprendere chiaramente i reali motivi che muovono la storia e già ci troviamo in pieno conflitto. In una struttura di base, che somiglia più a un film televisivo piuttosto che ad uno per il grande schermo, la pellicola sembra più che consapevole delle pessime carte a disposizione e decide di giocare di rimessa non rischiando praticamente nulla e usando anche negativamente i buoni elementi intravisti nel precedente capitolo. Alcune trovate, obiettivamente comiche sulla carta, non rendono come dovrebbero mentre altre, che potrebbero essere ottime, vengono inspiegabilmente messe da parte. Un lunghissimo giro a vuoto che finisce per riprendere i binari giusti quando oramai il tempo a disposizione è quasi scaduto. Fortunatamente nell’ultima parte le cose funzionano molto meglio, risollevando non poco una situazione del tutto piatta che ovviamente non viene sistemata ma quantomeno rattoppata come meglio possibile.
La DreamWorks non si smentisce e continua a realizzare prodotti in maniera industriale e calcolata. In questo modo il Box Office premia, spesso anche più del dovuto, ma la qualità delle opere risulta sempre più bassa. Dispiace vedere a disposizione di un film del genere un cast di stelle di prim’ordine andare sprecato. Un Jack Black (voce di Po) costretto a prendersi carico di tutta la veste comica del titolo (come nel primo) ma senza avere abbastanza frecce al proprio arco. La sua indiscutibile bravura è tale da riuscire almeno a fargliela cavare degnamente ma non è questo che ci si aspetta da lui. Meglio va invece a Dustin Hoffmann, il quale per sua fortuna viene messo un po’ in disparte. Il suo Maestro Shifu, grande protagonista nel primo capitolo, qui sarà presente solamente all’inizio e alla fine del film. Per Angelina Jolie, Jackie Chan, Seth Rogen e Lucy Liu niente di rilevante da dire, meglio elogiare la new entry Gary Oldman che, nonostante un cattivo dall’aspetto molto discutibile come tale, non delude e convince.
Concludendo, “Kung Fu Panda 2” non convince affatto ma anzi riesce addirittura ad annoiare sebbene la sua durata inferiore ai novanta minuti promettesse il contrario. Un attesa (per chi la sentiva) non ripagata, capace forse di accontentare al massimo il pubblico più piccolo, che davanti al tenero faccione del panda più pacioccone del mondo (qui anche in versione neonato) riuscirà a sorvolare su qualsiasi critica e dissenso.
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