Origine: USA
Anno: 2008
Durata: 92'
La trama (con parole mie): nella Valle della Pace, nel cuore dell'antica Cina, il panda Po, figlio adottivo di un'oca che gestisce un ristorante specializzato in spaghetti, sogna da sempre i Cinque Cicloni, grandi esperti di arti marziali, ed il Kung Fu, sua segreta passione.
Quando la minaccia della fuga dalla prigione del ribelle Tai Lung porta i due sommi maestri Shifu e Oogway a scegliere il Guerriero Dragone, salvatore della Valle e della Cina intera, Po si prodiga in tutti i modi per assistere alla cerimonia: peccato che, oltre a combinare un guaio dietro l'altro, l'impacciato e corpulento panda finisca per essere scelto da Oogway in persona proprio come Guerriero Dragone.
Osteggiato da Shifu e dai Cinque Cicloni, Po dovrà scoprire in quale modo fare proprio il Kung Fu ed il segreto della pergamena che lo renderà il combattente più forte della disciplina, oltre a trovare il modo di sconfiggere Tai Lung, animato come non mai da propositi di vendetta.
Prima di cominciare, volevo dedicare questo post ad Alessandro Leone, che due anni fa, alle ventitre e diciassette del diciassette gennaio, cambiava la vita di tutto il Saloon.
Come ho già detto, e come dice il buon, vecchio Rocky Balboa, "averti avuto è stato come nascere un'altra volta".
Grazie, soldo di cacio.
Ricordo bene il periodo in cui uscì in sala Kung Fu Panda.
Era il pieno del duemilaotto, ed io e Julez, freschissimi di convivenza in un appartamento scombinato ma magico in pieno centro a Milano attraversavamo, forse, il momento migliore delle nostre vite sotto molti punti di vista: certo, se ora ci penso, ho l'impressione che non possa essere comparato neppure per sbaglio con l'arrivo del Fordino, e che sotto molti aspetti sia io che lei siamo molto più fighi ora di quanto non lo fossimo ai tempi, quando, di fatto, credevamo già di esserlo.
Ma questa è soltanto la cornice: ricordo che sfruttammo una delle allora numerose uscite serali per goderci questo film in sala a pochi passi da casa, in Piazza Cinque Giornate, e che, tutto sommato, ci divertimmo non poco a seguire il racconto zen di Po, corpulento ed impacciato panda ritrovatosi quasi per caso - che poi, per dirla come il Maestro Oogway, non esiste - nel ruolo di Guerriero Dragone a difendere la Valle in cui è cresciuto riscoprendosi, di fatto, talento assoluto nel Kung Fu, per quanto la via percorsa fosse a suo modo unica.
Almeno fino all'epilogo: la scelta, infatti, degli autori, di puntare sull'eliminazione definitiva del cattivo della pellicola, il ribelle Tai Lung - charachter, tra l'altro, molto profondo e sfaccettato, decisamente superiore a quelli, tagliati con l'accetta, dei Cinque Cicloni -, scatenò una furia di bottigliate sia in me che nella signora Ford, sconcertati da una svolta che, di fatto, contraddiceva quello che era lo spirito dell'intera pellicola.
Anni dopo, con aspettative bassissime dovute proprio a quello scellerato finale, approcciammo il secondo capitolo rimanendo, al contrario, colpiti in positivo dal cambio di regia e registro.
Ma questa è un'altra storia, che comunque non esclude la domanda che probabilmente qualcuno di voi si sarà fatto: se questo film fu una sorta di delusione, perchè dunque tornare a recensirlo a distanza di così tanto tempo?
Dovessi rispondere a livello di marketing, potrei scrivere che tutto è parte di una complessa operazione di sfruttamento dell'uscita del terzo capitolo delle avventure di Po - prevista per la seconda parte di questo duemilaquindici -, ma penso che neppure io ci crederei, se lo leggessi.
La realtà è che Po è uno dei personaggi preferiti del Fordino, che negli ultimi mesi, cominciando a crescere, ha finito per scoprire, oltre alla collezione di dvd e bluray del suo vecchio, il piacere dei cartoni animati, finendo per propinarci a rotazione proprio i due Kung Fu Panda, i tre Madagascar e Monsters and Co e University: dunque, avendo modo di rivedere per quel centinaio di volte questo film, è giunta inevitabile la voglia, se non altro per rivivere anche così il rapporto con mio figlio, di dedicare un post al lavoro di Osborne e Stevenson, doppiato non proprio degnamente dal pur simpatico - almeno per il sottoscritto - Fabio Volo - e non solo: i cartoni animati della serie trasmessi in tv sono curati sotto questo punto di vista decisamente meglio, Shifu in primis - ed in grado ancora oggi di fare la sua degnissima figura dal punto di vista dell'animazione e dell'ironia -.
Certo, il finale e lo scontro tra Po e Tai Lung ancora finiscono per starmi profondamente sul cazzo - ci sarebbe stata alla perfezione una chiusura in stile Karate Kid II, per intenderci -, eppure ho finito per rivalutare una pellicola che senza dubbio si pone tra le migliori della scuderia Dreamworks, complice un main charachter irresistibile, dalla sequenza splendida del pesco al progressivo approfondimento del rapporto con il suo Maestro, da principio conflittuale e dunque quasi simbiotico.
Certo, forse il mio rinnovato legame con questo film è in qualche modo viziato dall'entusiasmo che manifesta il Fordino ogni volta in cui finiamo per dargli il permesso di vederlo, dalle mosse che fa per imitare Po, come identifichi ogni panda, dai libri ai giocattoli, con lui, o la paura ed il rifugio che cerca tra le nostre braccia nel momento dell'evasione dalla prigione di Tai Lung.
Ma poco importa.
Come Oogway ricorda a Po, "Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono: per questo si chiama presente".
E non potrei essere più d'accordo con lui.
MrFord
"Everybody was Kung Fu Fighting
those kicks were fast as lightning
in fact, it was a little bit frightening
but they fought with expert timing."Carl Douglas - "Kung Fu fighting" -