Così "Kung Fu Panda 3" si presenta come un parziale ritorno alle origini, con Po rimesso nelle condizioni precarie, vissute nel fortunato primo capitolo, e chiamato a fare i conti con alcuni dubbi esistenziali che vanno ad intaccare anche la sua figura, forse non ancora compiuta, di guerriero. Strategia elementare, classica al giorno d'oggi nei sequel, adottata per rischiare meno e dar fiducia alla matematica, rispondendo a qualsiasi problema con il potere della logica e dei dati alla mano. L'esito dell'espressione tuttavia è un prodotto che funziona, o meglio, che torna a funzionare sulla falsa riga di come aveva saputo fare in passato, con una storia che coinvolge a sufficienza e una scansione di eventi ben organizzata e ordinata. Il salto di qualità lo si percepisce persino nell'estetica, in particolare in un prologo molto convincente proprio perché impostato in un mondo di mezzo - quello degli spiriti - che lascia ampio margine di manovra all'uso dei colori e della fantasia, richiamando leggermente quell'immaginario legato un po' ai videogiochi e un po' ai fumetti che, voluto o meno, lascia comunque un retrogusto di soddisfazione e armonia. La regia di Alessandro Carloni e Jennifer Yuh a questo punto si fa ordinaria amministrazione, il controllo sobrio di un prodotto pensato per non andare mai fuori dai margini e rispettare schemi standardizzati che prevedono, imprescindibilmente, lo spettacolo come risorsa dominante, la risata a far da sfondo e il coinvolgimento emotivo posto un tantino al di sotto, in secondo o in terzo piano.
Perciò, perseverando con cervello, quel prodotto che davamo per finito, esaurito e da archiviare, fingendo di voler toccare il fondo trova quella spinta necessaria con cui risalire la china e rimettersi in pista. Certo, non si può gridare al miracolo o a chissà cosa, e magari lo sforzo è servito solo per ritardare ciò che poi, comunque, dovrà accadere, ma per ora, Po, con il suo Kung Fu goffo e a dir poco discutibile è riuscito per l'ennesima volta a sconfiggere un temibile nemico.
Un nemico destinato però a rifarsi vivo.
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