Dal punto di vista della prevenzione dell'inquinamento, continuare a bere acqua in bottiglia sembra davvero una follia. L'industria dell'acqua in bottiglia sta attraversando un vero e proprio boom e sta coinvolgendo sempre di più i Paesi in via di sviluppo, puntando sulla paura della popolazione di bere acqua del rubinetto contaminata o comunque non potabile, come spiega The Guardian. A mettere in luce il problema è Peter Gleick, presidente del Pacific Institute statunitense, autore di "Bottled and Sold: The Story Behind Our Obsession with Bottled Water". Da dove proviene l'acqua che beviamo? Nel Regno Unito, ad esempio, il 22% dell'acqua in bottiglia normalmente in vendita proviene dall'estero. Ciò comporta lunghi viaggi dal luogo di produzione dell'acqua in bottiglia al punto vendita, con conseguente emissione di sostanze inquinanti durante i trasporti. L'acqua viaggia verso il Regno Unito non soltanto dal Nord Europa, ma anche da luoghi più lontani, come le Figi o l'Himalaya. L'importazione di acqua in bottiglia da luoghi così distanti, o in generale dall'estero, avrebbe senso soltanto se in un determinato Paese l'acqua pubblica non fosse potabile. Ma sappiamo bene che nella maggior parte dei casi nei Paesi industrializzati l'acqua di casa è sicura. Acquistare acqua in bottiglia è soltanto un'abitudine che potremmo benissimo evitare (salvo eccezioni che riguardano l'inquinamento delle falde della zona in cui viviamo). Tanto più che almeno per quanto riguarda l'Italia è sempre più in crescita il numero delle Case dell'Acqua comunali in cui si può prelevare acqua non soltanto naturale ma anche gassata gratis o ad un prezzo molto basso, comunque inferiore rispetto a quello dell'acqua confezionata. Un altro problema molto grave legato all'imbottigliamento dell'acqua riguarda lo sfruttamento senza limiti delle falde acquifere da parte delle multinazionali del settore, come sta avvenendo in California, nonostante questo Paese si trovi ormai ad attraversare il quarto anno di siccità. Il problema dell'acqua in bottiglia non riguarda soltanto l'acqua ma anche la plastica. Le grandi aziende si stanno impegnando ad aumentare il contenuto di PET (materiale riciclabile) delle bottiglie, ma i passi in avanti sono ancora lenti. Le aziende da questo punto di vista potrebbero migliorare il proprio impegno nel riciclaggio, a partire da imballaggi più leggeri da trasportare e più facili da riciclare. Esiste una soluzione che ci potrebbe permettere di fare a meno dell'acqua in bottiglia? Secondo Peter Gleick si tratterebbe di rendere i sistemi idrici e gli acquedotti sicuri, economici ed affidabili ovunque, in modo da avere a disposizione acqua potabile in ogni casa senza problemi. Si tratterebbe, a suo parere, dell'unica soluzione logica, dato che mitigare l'impatto ambientale della produzione di acqua in bottiglia non risolve completamente i problemi legati allo sfruttamento delle risorse idriche e all'inquinamento causato dai trasporti. Fonte: www.greenme.it
Dal punto di vista della prevenzione dell'inquinamento, continuare a bere acqua in bottiglia sembra davvero una follia. L'industria dell'acqua in bottiglia sta attraversando un vero e proprio boom e sta coinvolgendo sempre di più i Paesi in via di sviluppo, puntando sulla paura della popolazione di bere acqua del rubinetto contaminata o comunque non potabile, come spiega The Guardian. A mettere in luce il problema è Peter Gleick, presidente del Pacific Institute statunitense, autore di "Bottled and Sold: The Story Behind Our Obsession with Bottled Water". Da dove proviene l'acqua che beviamo? Nel Regno Unito, ad esempio, il 22% dell'acqua in bottiglia normalmente in vendita proviene dall'estero. Ciò comporta lunghi viaggi dal luogo di produzione dell'acqua in bottiglia al punto vendita, con conseguente emissione di sostanze inquinanti durante i trasporti. L'acqua viaggia verso il Regno Unito non soltanto dal Nord Europa, ma anche da luoghi più lontani, come le Figi o l'Himalaya. L'importazione di acqua in bottiglia da luoghi così distanti, o in generale dall'estero, avrebbe senso soltanto se in un determinato Paese l'acqua pubblica non fosse potabile. Ma sappiamo bene che nella maggior parte dei casi nei Paesi industrializzati l'acqua di casa è sicura. Acquistare acqua in bottiglia è soltanto un'abitudine che potremmo benissimo evitare (salvo eccezioni che riguardano l'inquinamento delle falde della zona in cui viviamo). Tanto più che almeno per quanto riguarda l'Italia è sempre più in crescita il numero delle Case dell'Acqua comunali in cui si può prelevare acqua non soltanto naturale ma anche gassata gratis o ad un prezzo molto basso, comunque inferiore rispetto a quello dell'acqua confezionata. Un altro problema molto grave legato all'imbottigliamento dell'acqua riguarda lo sfruttamento senza limiti delle falde acquifere da parte delle multinazionali del settore, come sta avvenendo in California, nonostante questo Paese si trovi ormai ad attraversare il quarto anno di siccità. Il problema dell'acqua in bottiglia non riguarda soltanto l'acqua ma anche la plastica. Le grandi aziende si stanno impegnando ad aumentare il contenuto di PET (materiale riciclabile) delle bottiglie, ma i passi in avanti sono ancora lenti. Le aziende da questo punto di vista potrebbero migliorare il proprio impegno nel riciclaggio, a partire da imballaggi più leggeri da trasportare e più facili da riciclare. Esiste una soluzione che ci potrebbe permettere di fare a meno dell'acqua in bottiglia? Secondo Peter Gleick si tratterebbe di rendere i sistemi idrici e gli acquedotti sicuri, economici ed affidabili ovunque, in modo da avere a disposizione acqua potabile in ogni casa senza problemi. Si tratterebbe, a suo parere, dell'unica soluzione logica, dato che mitigare l'impatto ambientale della produzione di acqua in bottiglia non risolve completamente i problemi legati allo sfruttamento delle risorse idriche e all'inquinamento causato dai trasporti. Fonte: www.greenme.it