Credit: Dan Roam
L'acqua individuata sulla superficie della Luna, dallo strumento NASA Moon Mineralogy Mapper M3 ("M-cube") a bordo della sonda indiana Chandrayaan-1, ha origine dall'interno del nostro satellite.
La scoperta è il primo rilevamento di "acqua magmatica" e conferma le recenti analisi eseguite sulle rocce lunari portate a Terra dagli astronauti delle missioni Apollo.
"Per molti anni, i ricercatori credevano che le rocce della Luna fossero un 'osso secco' e che qualsiasi acqua rilevata nei campioni Apollo fosse originata da una contaminazione terrestre", spiega l'autore principale dello studio Rachel Klima, del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL) a Laurel, Maryland.
"Questa acqua magmatica fornisce indizi anche sui processi vulcanici della Luna e sulla sua composizione interna, ci aiuta ad affrontare i problemi sulla sua formazione e di come i processi magmatici l'hanno moodificata mentre si raffreddava," continua Klima.
Lo strumento M3 ha catturato immagini del cratere Bullialdus di 60 chilometri di diametro, vicino all'equatore lunare, nella parte occidentale del Mare Nubium, il cui picco centrale è costituito da un tipo di roccia che si forma quando il magma è intrappolato in profondità nel sottosuolo.
Questa roccia è chiamata norite ed è una roccia intrusiva che cristallizza quando il magma ascende e non dopo l'eruzione in superficie come la lava. Quella visibile al centro del cratere è stata scavata ed esposta dall'impatto che ha generato il cratere stesso.
"Rispetto ai dintorni, abbiamo scoperto che la parte centrale di questo cratere contiene una quantità significativa di idrossile - una molecola composta da un atomo di ossigeno e un atomo di idrogeno - la prova che le rocce in questo punto contengono acqua che ha origine sotto la superficie della Luna", spiega Klima.
Il vento solare, ossia il flusso di particelle cariche che arriva dal Sole, può creare sottili strati di molecole d'acqua quando colpisce la superficie lunare. Infatti, M3 ne ha trovato la prova in prossimità dei poli quando ha mappato la superficie della Luna nel 2009.
E sempre nel 2009 il Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (LCROSS) impattò all'ombra del cratere Cabeus, vicino al polo sud della Luna, sollevando un enorme pennacchio di vapore acqueo e particelle di ghiaccio.
Credit NASA Ames
Ma gli scienziati ritengono che il vento solare può formare solo notevoli quantità di acqua superficiale alle alte latitudini, escludendo perciò che questo processo sia responsabile anche nel caso del cratere Bullialdus.
Gli scienziati ora immaginano che molti crateri polari sulla Luna dispongano di grandi riserve di ghiaccio d'acqua, tanto che imprese come l'Energy Company Shackleton e la Moon Express pensano di estrarre questo ghiaccio per trasformarlo in propellente per razzi in future missioni oltre il nostro Sistema Solare.
I nuovi risultati sono stati pubblicati sul numero del 25 agosto della rivista Nature Geoscience.