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L'acqua passata di Marte: depositi ricchi di calcio individuati da Curiosity

Creato il 20 gennaio 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Source: youtu.be/z4vB44Rdq48

In attesa dell'approvazione da parte del team di missione per la prima perforazione, Curiosity vaga nel bacino di Yellowknife Bay scoprendo importanti indizi sulla presenza dell'acqua nella storia del cratere Gale: ogni nuovo dettaglio non fa altro che confermare un ambiente antico particolarmente bagnato.

E' un mondo di conglomerati, arenarie, siltiti, berries, ciottoli lucenti, rocce venate e fratturate che prova la presenza dell'acqua passata su Marte.

Le nuove evidenze rafforzano la teoria che Marte una volta era un ambiente umido ed ospitale, come la Terra, in grado di fornire un habit adatto alla vita.

"Non avremmo visto niente di tutto questo dall'orbita", ha dichiarato John Grotzinger, del California Institute of Technology di Pasadena.

Durante il briefing che si è tenuto lo scorso 15 gennaio, gli scienziati hanno anche confermato il prossimo target per il trapano del rover, una roccia stratificata individuata grazie alle immagini della MastCam, soprannominata  "John Klein", in onore dell'ex vice-responsabile del progetto Mars Science Laboratory morto nel 2011.
La data per la prima perforazione, tuttavia, ancora non è stata fissata.

CURIOSITY drill target

 Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

La roccia, in prossimità della caratteristica formazione detta "Snake River", sarebbe stata selezionata il 7 gennaio per la sua composizione, durezza e probabilità di produrre una polvere idonea alle successive analisi, in tutta sicurezza per la strumentazione hardware.

E' dalla metà di dicembre che, braccio robotico, MAHLI, spettrometro Alpha Particle X-ray e ChemCam sono all'opera per trovare un candidato idoneo per l'utilizzo del trapano nella zona di Yellowknife Bay.

La prima perforazione e l’analisi del materiale ricavato sarà una pietra miliare nella storia dell’esplorazione planetaria.

Il termine "trapano" è un termine un po' improprio per lo strumento di Curiosity che è molto più simile ad uno scalpello rotante con un'azione a percussione. I colpi martellanti rompono il sottosuolo e la polvere prodotta viene incanalata verso l'alto all'interno di un manicotto cavo che circonda la punta e viene trasportata nella zona di stoccaggio circolare in cima.

CURIOSITY trapano

Credit: NASA/JPL

Oltre ad una grande roccia sicura da forare, possibilmente con una struttura a grana fine, per il primo utilizzo si cercava anche una superficie piana per garantire la stabilità del rover. Sia il braccio robotico che Curiosity devono essere mantenuti entro certi limiti di inclinazione e di altezza.

La grana fine è importante, invece, per la pulizia del sistema di foratura dalla potenziale contaminazione acquisita durante il montaggio finale pre-lancio.

Anche in questo caso, come era avvenuto per gli scoop, le prime 3 - 5 perforazioni saranno utilizzate per pulire lo strumento: la roccia selezionata verrà forata, la polvere sarà trasportata fino all'area di stoccaggio, verrà fatta vibrare per garantire una pulizia accurata delle pareti e poi gettata, per almeno tre volte.
I campioni successivi, invece, potranno essere utilizzati per le analisi e quindi consegnati al CHIMRA (Collection and Handling for In-Situ Martian Rock Analysis) per la setacciatura e porzionatura del materiale da ripartire tra CheMin (Chemistry and Mineralogy) e SAM (Sample Analysis at Mars).

Nel frattempo, all'obiettivo primario della missione di Curiosity, ossia determinare se Marte e in particolare il cratere Gale sia mai stato un luogo favorevole alla vita, si aggiungono importanti tasselli.

Il rover si trova in un punto particolare del cratere Gale, una zona di intersezione di tre differenti tipi di terreno, non a caso chiamata "The Triple Point”. Uno in particolare aveva attirato l'attenzione degli scienziati perchè le immagini orbitali segnalavano un rilascio di calore più lento durante le ore notturne.

Il punto è chiaramente visibile da un'immagine che  Grotzinger ha mostrato durante il  briefing.
L'area a bassa inerzia termica, sulla sinistra, appare più scura vista dall'orbita: è la zona in cui è atterrato Curiosity, Bradbury Landing, una sorta di alveo asciutto. Verso destra si può vedere una parte più chiara che è il mondo diverso, ricco e lussureggiante in cui si trova ora il rover.

CURIOSITY - mappa e andamento termico del suolo

Credit: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona/CAB(CSIC-INTA)/FMI

Curiosity ha attraversato il confine tra le due aree tra il sol 121 e il sol 120 (7 e 8 dicembre 2012) , indicato dalla linea verde tratteggiata.
Il grafico sovrapposto alla mappa indica i dati della temperatura giornaliera al suolo, ottenuti dalla stazione di monitoraggio Rover Environmental Monitoring Station (REMS): l'arrivo di Curiosity sul nuovo terreno, corrisponde ad un brusco spostamento della gamma delle temperature.

Il sol 121 (8 dicembre 2012) segna l'arrivo del rover presso il gruppo di rocce chiamato Shaler dove il pattern delle stratificazioni indica la presenza passata di flussi idrici.
Durante sol 124 (11 dicembre) Curiosity entra nel bacino di Yellowknife Bay.

CURIOSITY - Shaler

CURIOSITY - Shaler
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Gli scienziati hanno trovato la prova che qui, alcune rocce, in passato erano sature d'acqua e forse molto di più.

"C'è una grande diversità di rocce in questa zona", ha dichiarato Michael Malin, del Malin Space Science Systems (MSSS). "La diversità è sempre un segno dei diversi tipi di processi e dei diversi tipi di materiale e questa è un'area molto varia. E' uno dei motivi per cui stiamo procedendo con cura. Vogliamo caratterizzare questa diversità".

Tra le caratteristiche principali, gli scienziati hanno individuato piccoli fori causati dalla sabbia che si infiltra verso il basso.
Malin sottolinea che questo processo potrebbe essere relativamente recente altrimenti la sabbia avrebbe riempito i buchi e il fatto che questi siano presenti un po' ovunque nella zona, potrebbe indicare che l'area stessa è ancora soggetta a cambiamenti.

Noi di Alive Universe Images ci teniamo a sottolineare che avevamo evidenziato queste fessurazioni del nostro post "FORSE TROVATA LA ROCCIA PER IL PRIMO UTILIZZO DEL TRAPANO DI CURIOSITY", segnalando che qualcosa di analago si era già vista durante la missione del Mars Exploration Rover Spirit, nei pressi di Home Plate. Allora, però, passata sicuramente più inosservata rispetto al rilievo che sta assumendo ora con la missione Curiosity.

Molte rocce nell'area di Yellowknife Bay presentano interessanti venature.
Curiosity le ha analizzate con la sua ChemCam (Chemistry and Camera) evidenziando alti livelli di calcio, zolfo ed idrogeno.

CURIOSITY ChemCam analisi spettrale

Credit: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/IRAP/LPGNantes/CNRS

L'immagine mostra i profili spettrali delle rocce soprannominate rispettivamente "Crest" e "Rapitan", analizzate dalla ChemCam (Chemistry and Camera) durante il sol 125 (13 dicembre 2012) e durante il sol 135 (23 dicembre 2012). Nei due grafici i profili di calibrazione sono segnati in rosso e in blu.

"Queste vene sono probabilmente composte da solfato di calcio idrato, come bassinite o gesso", ha detto Nicolas Mangold del team della ChemCam del Laboratoire de Planétologie et Géodynamique de Nantes, in Francia. "Sulla Terra la formazione di vene come queste richiede acqua che circola nelle fratture".

CURIOSITY vene di calcio su Marte e sulla Terra

CURIOSITY vene di calcio su Marte e sulla Terra
Credit: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/IRAP/LPGNantes/CNRS/LGLyon/Planet-Terre 

Le vene si formano quando l'acqua liquida circola attraverso le crepe e i depositi minerali, a poco a poco riempiendo l'interno delle rocce fratturate nel corso del tempo.

Il fatto che la zona sia piena di rocce detritiche è molto indicativo.
La grana della roccia poi fornisce informazioni circa il meccanismo di trasporto: in genere, il trasporto di grani di una certa dimensione implica il coinvolgimento di un fluido diverso dall'aria.

"Queste sono rocce sedimentarie e ci dicono che Marte aveva qui depositi attivi di materiale", ha aggiunto Yingst, principale ricercatore del MAHLI, del Planetary Science Institute a Tucson, in Arizona. "Ciò indica che altre rocce dovevano essere suddivise in frammenti e trasportate altrove per poi essere ritrasformate in roccia. E questo significa che Marte, almeno in quest'area, era geologicamente attivo".


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