L’acquirente intelligente: cambi automatici VS consumi
Fino a non molto tempo fa, la scelta del cambio automatico era percepita esclusivamente come un investimento, sia all’acquisto, sia in termini di peggioramento dei consumi, votato alla ricerca del massimo confort e della rilassatezza di guida. Ormai il cambio automatico è diventato un must per le supersportive, senza il quale non solo sarebbero più lente nel classicissimo test di accelerazione 0-100 km/h ma dovrebbero cedere gran parte della loro fruibilità di guida lasciando il pilota in balia del punta-tacco in scalata e di un’eccessiva concentrazione sulle marce a scapito delle traiettorie e del divertimento intrinseco della guida sportiva.
Adesso queste due visioni iniziano ad essere entrambe superate: è vero, non dover cambiare marcia è molto comodo negli ingorghi e può renderci piloti migliori tra i cordoli, ma può essere indispensabile anche per il contenimento dei consumi.
Cerchiamo di fare un po’ di luce su questa “contraddizione”: il punto di partenza è che per far funzionare un automatismo che si sostituisce all’intervento umano c’è bisogno di energia, e quando si parla di energia in auto si parla di consumare benzina. Allora come si può ridurre il consumo aumentandolo? E’ semplice: avere il giusto rapporto nella giusta situazione è sempre una condizione vincente, sia che si voglia “fare il tempo” a Monza, sia che si voglia risparmiare dal benzinaio. Tralasciando i guidatori distratti, che non pensano troppo ad anticipare le situazioni di guida con la scelta del rapporto corretto, i cambi automatici ci sollevano da questo pesante incarico, non soltanto svolgendo il lavoro della cambiata in se ma anche di mettere il motore nella miglior condizione possibile basandosi su “logiche” di funzionamento comprovate, che partono da dati ben più affidabili delle stime di noi guidatori che ci basiamo sull’esperienza.
La chiave del discorso, dunque, sono proprio le logiche di cambiata: le trasmissioni automatiche, indipendentemente dall’architettura, sono governate da centraline del tutto analoghe a quelle del motore; queste leggono diversi feedback provenienti da tutta l’auto per comprendere se siamo in salita o in discesa, se vogliamo sorpassare o rallentare e, addirittura, se ci stiamo godendo un viaggio rilassato o vogliamo divertirci tra le curve di un percorso montano. In base a tutte queste variabili decidono la marcia da utilizzare e anche, nei cambi più raffinati, “l’irruenza” con cui cambiare.
Inizia a diventare chiaro, dunque, come gli ormai onnipresenti tastini “sport” o “eco” siano la perfetta interfaccia per aiutare un cambio automatico ad operare le sue scelte: con una trasmissione manuale la capacità di cambiare temperamento all’auto attraverso questi pulsanti è soltanto parziale in quanto, per noi gente del vecchio continente, la gestione dei rapporti è una delle basi su cui costruire le abitudini di guida mentre con un cambio automatico la differenza è subito avvertibile sia in moto, sia alla successiva sosta alla pompa di benzina.
Nelle auto odierne, dunque, il cambio automatico è diventato un braccio infallibile, veloce e perfettamente consapevole della condizione di guida: non è difficile capire che è una situazione vincente in cui l’investimento energetico per il funzionamento dell’automatismo può essere facilmente recuperato, lasciando margini per un ulteriore miglioramento dei consumi e assicurando al tempo stesso una migliore vita a bordo. Alla prossima settimana per vedere più da vicino le varie tipologie in commercio.