Può una donna restare con un uomo che pensa di amarla ma non ha mai voluto conoscerla davvero? Può un uomo accettare che sua moglie non si fidi di lui? Si può vivere senza esprimere se stessi? E come incide il dolore nelle nostre vite? Abbiamo tutti le stesse carte in mano?
Costruito secondo la vertiginosa spirale di una fuga, L’acustica perfetta ha la delicatezza di un romanzo di formazione – la formazione di un uomo adulto, di un amore – e la rapinosa potenza di un romanzo d’indagine.
Daria Bignardi dà voce a uno straordinario protagonista maschile, attraverso le cui parole si compone, tassello dopo tassello, il ritratto di una donna inquieta e vibrante. Un percorso verso la verità che si cela al fondo di ogni relazione, verso il cuore buio che ciascuno di noi protegge anche dalle persone amate, un viaggio nel profondo, dentro i silenzi e i segreti delle nostre vite. Fino all’imprevedibile finale.
Daria Bignardi scrive in maniera vibrante, solletica corde che in troppi vorrebbero mettere a tacere.
L’acustica perfetta è la storia di un viaggio – interiore prima che fisico -, è il percorso di formazione di un uomo che ha sempre pensato di essere l’emblema del compagno perfetto, dell’uomo che non può non aspettarsi dalla vita il meglio poiché la sua è stata una condotta esemplare, sempre dentro i binari rassicuranti del ben fare, del ben dire, del ben essere.
In realtà, Arno non conosce la donna che ha avuto al suo fianco per anni e che ha sempre amato, sin dall’adolescenza. Sono troppi i vuoti, durati anni, in cui lui non è mai penetrato, forse per il troppo poco amore.
La fuga di lei lo costringerà, suo malgrado, a scendere in profondità e a scoprire se stesso prima ancora della sua compagna.
Il finale è spiazzante per quanto naturale, sebbene i più stenteranno ad accettarlo.
Un romanzo sull’incomunicabilità di coppia e sulla dolorosa presa di coscienza della necessità di andare oltre.
“Pensavo che esistessero solo le cose giuste e quelle sbagliate, invece c’è dell’altro. Il dolore è insensato. Come l’amore.”