Si incominciava con la scelta; ognuno aveva il suo fornitore di pomodori di fiducia, ma si faceva comunque un'indagine di mercato precedente perché, come diceva mia madre,: 'E' proprio chi tieni 'e fiducia che ti mbrogghia'.
Una volta comprate le casse con il quantitativo giusto di pomodori, si
Dopo i 3 giorni, si sceglievano una ad una, si toglieva l'eventuale streppone, ovverosia il picciolo, venivano lavati, messi a sgocciolare e finalmente destinati alla produzione vera e propria, che era di due tipi: a pacche, ovverosia col frutto tagliato crudo a fette, o a passata. Raramente si facevano, qui da me, la conserva o i pelati.
Le pacche venivano infilate direttamente nelle bottiglie, e non con poca fatica perché ai tempi i boccacci col collo largo non si usavano, si preferiva le bottiglie tipo quelle di spumante col collo stretto. Per 'ngasare, cioè premere e schiacciare, le pacche e non lasciare spazi vuoti, si ricorreva alla pezza arravogliata, uno strofinaccio ben piegato, su cui si batteva con decisione ma non troppo la bottiglia, così da far uscire l'aria e compattare il contenuto.
E non era ancora finita. Dopo l'imbottigliatura c'era la chiusura delle bottiglie, che veniva fatta
E finalmente si passava alla sterilizzazione delle bottiglie.
Su un trépite, il trepiede da focolare, si piazzava 'o cararo, in genere un fusto d'olio, in cui le bottiglie
Dovevano bollire almeno due ore sòro sòro, cioè a bollore non alto ma costante. Nel caràro venivano messe delle grosse patate. Quando l'odore dei tuberi invadeva i cortili, si smetteva 'e votta' fuoco.
Detto così può sembrare semplice, ma essendo l'evento eccezionale, tutto diventava un'eccezione, a cominciare dall'orario d'inizio: mai più tardi delle sei di mattina, con le madri che ripetevano ad oltranza 'Facimmo ampressa ca sinò facimmo tardi'. Per ottimizzare i tempi ognuno aveva un compito specifico: chi sceglieva, chi lavava, chi tagliava, chi imbottigliava: una vera fabbrica a catena di montaggio.
E niente pranzo eh! Solo quando si era finito 'e votta' fuoco, un po' per sorvegliare 'o cararo ché i mariuoli so' capaci 'e s'arrobba' 'e bottigghie puro si l'acqua è ancora vollente, un po' per rilassarsi, finalmente si imbandiva una tavolata fino a tarda sera, quando 'o caràro ormai freddo si poteva scarreca'.
Una faticaccia, insomma, ma in un clima di collaborazione e anche di gioia, perché c'era sempre chi aveva un evento da narrare, chi una barzelletta, chi teneva 'no nciucio.
Sarà per questo che 'e pummarole 'e tanno, di allora, tenevano n'ato sapore.
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