Abbiamo parlato dell’iter per diventare genitori adottivi, poi della depressione post adozione. Oggi vorrei “chiudere il cerchio” affrontando il tema dell’adolescenza nei ragazzi adottati. Come viene vissuta? Quali le differenze rispetto ad un coetaneo figlio di genitori naturali?
L’adolescenza rappresenta un momento molto delicato nel processo evolutivo dell’individuo in quanto, oltre alle trasformazioni fisiche e sessuali, inizia il processo di separazione dalle figure autorevoli dell’infanzia. L’adolescente inizia così a conquistare la sua indipendenza e a liberarsi dall’ascendente che i genitori hanno su di lui. Inoltre dà inizio ad una costruzione attiva della propria identità, da un lato opponendosi ai dettami familiari, dall’altro moltiplicando le relazioni con il mondo esterno imitando gli atteggiamenti di altri adolescenti o di nuove figure di riferimento esterne alla famiglia.
La definizione dell’identità implica dunque che il passato venga rielaborato e connesso al presente per la costruzione del futuro. Ma per l’adolescente adottato il percorso di separazione psichica dai genitori adottivi può riproporre il dolore per l’abbandono vissuto. Consideriamo inoltre che tale separazione è duplice: non solo dai genitori adottivi ma anche da quelli naturali. Proprio nei confronti di questi ultimi, l’adolescente può provare dei sensi di colpa ma camuffarli con atteggiamenti aggressivi.
La separazione dai genitori naturali risulta ancora più difficile perché implica che ci si distacchi da qualcosa che non si conosce o che si conosce solo parzialmente. Proprio per questo motivo è abbastanza usuale che in adolescenza si palesi il desiderio di conoscere le proprie origini, di avere notizie sul proprio passato e sulla famiglia biologica. I genitori non devono stupirsi né allarmarsi per questo: non è in discussione la relazione adottiva, semplicemente l’adolescente cerca di conoscere ciò da cui sente doversi distaccare.
Da alcune ricerche effettuate su adolescenti adottati sono emersi degli aspetti interessanti.
- Pare che questi ragazzi investano i genitori adottivi di sentimenti positivi, idealizzandoli per proteggersi dal timore di sentirsi nuovamente rifiutati, e che fatichino a contrastare le regole familiari cui si adeguano eccessivamente. Di contro rivolgono verso la famiglia di origine i loro sentimenti negativi;
- il desiderio di autonomia si manifesta spesso con molto ritardo proprio perché gli adolescenti adottati temono di dover affrontare un’altra separazione e di rivivere il dolore dell’abbandono;
- nel ragazzo adottato la curiosità sul proprio passato può lasciare il posto al desiderio di dimenticare le esperienze negative vissute, al tentativo di negare una parte della propria vita considerata troppo dolorosa. I genitori adottivi desiderano sollevare il figlio dalla sofferenza ma in realtà dovrebbero aiutarlo a convivere con questa parte meno felice della sua vita. L’esperienza vissuta va impreziosita in modo l’adolescente maturi l’idea di non aver sofferto inutilmente.
- l’adolescente adottato tende a ricercare rapporti esclusivi con l’amico/a del cuore, scelto dopo un’attenta selezione fra vari aspiranti. Pare essere piuttosto esigente nelle relazioni ma proprio per questo più facilmente esposto a possibili delusioni.
- In alcuni adolescenti con vissuti di perdita non elaborati, la sessualità può essere a volte utilizzata per controllare la relazione con gli altri e difendersi da un possibile rischio di abbandono. Può quindi manifestarsi la necessità di sedurre, attirare l’attenzione dell’altro per poi abbandonarlo prima di essere abbandonati. E’ come se attraverso questo meccanismo di controllo e di imposizione di determinate regole nella relazione, l’adolescente trovasse così la sua vendetta.
Fonte: G. Fava Vizziello, A. Simonelli, Adozione e cambiamento, 2004 Bollati Boringhieri