Grillo e anzi diciamo pure Casaleggio che pare essere la vera anima del Movimento, non ha tutti i torti scegliendo la cesura totale con il resto del sistema del politico, la separazione ontologica, o meglio non avrebbe tutti i torti se l’offerta politica fosse sul medesimo piano, ossia un ribaltamento completo non solo delle prassi, ma anche delle idee sulle quali ha navigato la “casta” negli ultimi vent’anni, se insomma ci trovassimo di fronte a una lucida rivoluzione dove tutte le coordinate, le mappe mentali ed economiche di cui si è alimentato il potere in Italia e nel mondo, le rotte in collisione col valore e la dignità del lavoro, venissero capovolte assieme ai pregiudizi e alle assenze di giudizio di cui si circondano. Invece siamo di fronte a uno tsunami che è una cosa molto diversa: nel programma e nelle parole dei “grillini” ci sono cose anche ottime che il milieu politico italiano non ha mai preso in considerazione per cecità, per interesse indiretto in una società slabbrata dove il diritto fosse offuscato dal privilegio piccolo o grande concesso dal principe, per paura o per semplice subalternità ai poteri economici. Ma questa serie di obiettivi – permettetemi il gioco di parole – non costituisce un’obiezione globale ai principi sui quali è fondata la società del profitto illimitato e della diseguaglianza, sono piuttosto un rimedio al malfunzionamento e alle contraddizioni che essa ha cominciato a mostrare, di cui il marcio della casta non è che un aspetto collaterale anche se evidente.
Nulla di male in questo,intendiamoci, la rivoluzione non è un’obbligo, ma si crea appunto un’asimmetria tra un sistema di idee tutto sommato “contrattabili” con il vecchio mondo sia pure alzando la voce per far sentire il boom e la porta completamente chiusa alla contrattazione concreta. Questo crea sconcerto, disillusione e probabilmente porterà anche alla defezione di qualcuno, anche perché in un movimento che vuole la democrazia diretta è assai difficile utilizzare un sistema dove le capacità di output di ciascuno sono così massicciamente inferiori a quelle di input delle parole d’ordine. Pare in un certo senso una situazione invertita rispetto ai partiti tradizionali nei quali l’asimmetria è esattamente contraria e molte decisioni importanti vengono prese sulla testa degli elettori senza nemmeno informarli e che spesso sono del tutto incongrue rispetto alle idee espresse.
Tanto più che alcuni degli obiettivi avrebbero bisogno di essere descritti e designati con molta maggior chiarezza, altrimenti l’equivoco è inevitabile. Se ne è avuta una prova con la proposta di incontro che la signora Le Pen ha fatto a Grillo nel quadro di un fronte comune euroscettico. Ora una cosa è constatare che l’euro non funziona ed è letale per la nostra economia, che costringe a cessioni di sovranità verso poteri non elettivi, che le istituzioni della Ue sono insufficienti, incoerenti e politicamente inesistenti, un’altra cosa è essere euroscettici in nome di un nazionalismo esasperato che del resto è proprio l’unica cosa che funziona a meraviglia nella Ue. Il fatto che da un secolo e mezzo la Germania con le sue successive riunificazioni, riesca sempre a surclassare la Francia, sono fatti e fantasmi della Le Pen , sono il verme che ha mangia la mela.
Quindi non è di pullman e di cenacoli segreti ciò di cui ha bisogno il M5S, anche perché sono il contrario della sua natura, ma di mettere mano a quel cambiamento quanto meno del milieu politico che è la premessa per cominciare a pensare a un paese diverso.