L’affabulazione che nasce ed è prodotta dal poetare – MICHELA ZANARELLA

Creato il 27 maggio 2013 da Thoth @thoth14

SEMBIANZE DI PRIMAVERA

Leggo nel polline

sembianze di primavera,

il fremito di un verde

che si rigenera

nei riflessi del sole.

Nasce per calore

la luce che s’abbandona tra i petali

fino in fondo alle caviglie

dell’erba nuova.

Avverto la voce del cielo

che versa bagliori

come carezze inattese

e nelle cellule

di una terra che muta

vivo il colore

e la scintilla del tempo.

M’avvolge la pelle

di una natura in movimento,

il fogliame

che respira e sospira

l’odore acceso delle stagioni,

così di fronte agli amori

caldi di linfe e zolle

m’inchino.

Michela Zanarella

<<Leggere>>, <<avvertire>>, <<avvolgere>> verbi dal significato intenso, dall’ermeneutica chiara facilmente individuabile. Sono espressione complessa e variegata di sensazioni, spesso forti, spesso piacevoli, anche dolorose ma che possono sempre essere vissute fino in fondo. Sono oggetto, modo del comunicare all’esterno ciò che l’interiorità riesce a percepire per mezzo del cuore con le emozioni; per mezzo dell’anima con l’immaginazione; per mezzo della mente con la forza raziocinante dei pensieri. Nel componimento poetico SEMBIANZE DI PRIMAVERA di Michela Zanarella questi tre verbi: leggere, avvertire, avvolgere sono usati al presente e in prima persona; rispettivamente all’inizio, al centro e alla fine della poesia, segno forse di una simbiosi naturale e partecipata; di un fluire e di un esser vivi che porta alla fusione con tutto quel che vi è intorno e che circonda: “il fremito di un verde / che si rigenera nei riflessi del sole”, “la voce del cielo / che versa bagliori / come carezze inattese”, “l’odore acceso delle stagioni”; in poche parole: con le cose tutte del mondo, di un mondo sfaccettato e pennellato di bellezza, di un universo che pulsa, vive, muore e si rigenera, che a volte può rivelarsi terribile e distruttivo ma che comunque non cessa per questo di ispirare e di farsi godere in tutta la sua grandezza e il suo stupefacente incanto. Sembianze di primavera in assonanze quasi silenziose, avvertibili appena in un respirare e sospirare che da come voce alla linfa, alle zolle, alle cellule, ai riflessi del sole e ai petali dei fiori e all’erba nuova che avanza, metafora di caviglie umane in movimento verso un’inavvertibile ma reale metamorfosi. Poesia dal linguaggio immediato e toccante; un raccontare la terra nei suoi colori, nei suoi riflessi, nell’alternarsi dei suoi cicli senza tempo; un saper creare l’affabulazione certa, sicura che nasce ed è prodotta dal poetare.

Francesca  Rita  Rombolà


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