In Square Pierre Lafue, 6° arrondissement, un bel monumento in bronzo dello scultore Louis Mitelberg detto TIM rende omaggio ad Alfred Dreyfus. L'opera è del 1985, ed è stata ufficialmente inaugurata soltanto nel 1988, dopo che l'esercito si era opposto alla posa del monumento nel cortile della Scuola Militare di Parigi. In effetti è difficile che un colpevole sia tanto contento di avere in cortile il monumento dedicato alla propria vittima, siamo onesti. Infatti l'affare Dreyfus era stato uno dei più grossi scandali della Francia di fine ottocento, e l'esercito non ne era uscito molto bene.
Detta per sommi capi e con parole mie, la storia è questa: il capitano Alfred Dreyfus, di origini ebraiche, nel 1894 viene arrestato con l'accusa di essere una spia al soldo della Germania. Le prove a suo carico sono del tutto inconsistenti ma viene ugualmente condannato, subisce l'umiliazione di essere pubblicamente spogliato dei gradi militari mentre la folla grida slogan antisemiti, e viene deportato nella colonia penale dell'Isola del Diavolo al largo della Guyana francese. La sua famiglia però non si arrende e chiede l'apertura di un nuovo processo, un paio di quotidiani cominciano a mettere in dubbio la correttezza delle prove e tre anni dopo viene alla luce un documento che prova inequivocabilmente l'innocenza di Dreyfus. Il vero colpevole viene allora processato, assolto in tutta fretta e spedito in Tunisia nella speranza di far passare la cosa sotto silenzio, ma lo scrittore Emile Zola con una memorabile lettera aperta al presidente della repubblica lancia il suo famoso J'accuse
in cui esplicitamente attribuisce ad esercito e governo la responsabilità di aver voluto insabbiare la questione. Zola viene processato per diffamazione e condannato ad un anno di carcere, ma l'articolo é nel frattempo riuscito a scuotere l'opinione pubblica che si é divisa in due fazioni: tra i sostenitori dell'innocenza di Dreyfus si schierano Anatole France, Lèon Blum e Marcel Proust mentre tra i contrari alla revisione del processo troviamo i nomi di Alphonse Daudet, Paul Valery, Jules Verne, Renoir, Degas e Cèzanne. Finalmente un secondo processo viene aperto, ma per salvare una situazione di carattere diplomatico spinosissima che avrebbe potuto precipitare la Francia in una guerra contro la Germania, l'ex ufficiale viene nuovamente giudicato colpevole di alto tradimento e condannato a dieci anni di lavori forzati. Scoppia l'indignazione della gente che scende in piazza davanti alle ambasciate francesi di mezzo mondo, e le manifestazioni inducono il presidente della repubblica a firmare ufficialmente la grazia, anche se poi si trovano mille cavilli per evitare che Dreyfus torni effettivamente in libertà. Soltanto dodici anni dopo l'inizio di questa disgraziata storia, nel 1906, Dreyfus, stremato dai lavori forzati, viene reintegrato nell'esercito con il grado di maggiore e insignito della croce della Legione d'Onore.