L’Afghanistan negli occhi di Gabriele Torsello – Intervista di Stefano Martella

Creato il 21 febbraio 2012 da Kashgt

“L’Afghanistan è nel pensiero di tutti noi, perché i nostri soldati sono là. Ma quanto conosciamo veramente riguardo alla vita degli afghani? Conosciamo la loro quotidianità, le loro speranze e loro frustrazioni? Conosciamo la loro cultura?”. Sono parole di Jean-François Julliard, segretario generale di Reporter senza frontiere, che ritornano d’attualità nel giorno della morte di tre militari italiani a Shindad, nella parte occidentale del paese, in seguito ad un incidente stradale. E con questi interrogativi comincia anche Afghanistan Camera Oscura, il libro di Kash Gabriele Torsello, fotoreporter che nel 2006 è stato il primo giornalista italiano rapito in Afghanistan. Kash ha iniziato il suo viaggio afghano come un “mujaheddin dell’informazione”, decidendo di indossare gli abiti del luogo e condividere gli usi della popolazione locale. Lontano da Ambasciate e alberghi internazionali ha respirato la polvere del deserto afghano, visitato e documentato gli sperduti villaggi dell’interno del paese e pagato sulla propria pelle le contraddizioni di una realtà segnata da innumerevoli conflitti. Ed è proprio con lui che cercheremo di conoscere qualcosa in più riguardo questo paese, cosi lontano ma cosi vicino allo stesso tempo.

Una volta giunto in Afghanistan hai deciso di abbracciare pienamente la cultura del luogo, accettare di indossare gli abiti della popolazione locale ne è solo un esempio. Che motivazione c’è dietro questa scelta?
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