La campagna di sensibilizzazione ideata quest’anno dalla Lila, la Lega Italiana per la lotta all’AIDS, gira intorno ad una fondamentale parola: semplicemente.
Difendersi dal virus HIV, in effetti, non è difficile.
Perché rimpinzarsi di quei farmaci che fanno scoppiare la testa, velocizzano le pelate incipienti e costringono a frequenti sedute nella stanza più umida di casa, quando è sufficiente un kit di cerulea acqua benedetta chiamata Anointing Water e ogni traccia del virus (ma anche, come si desume dal sito della Scoan, di eventuali ulcere del collo, tumori vaginali, disordini mentali e perfino degli immancabili sanguinamenti uterini di biblica memoria) scomparirà immantinente?
La soluzione, popolare oltremanica al punto da aver risolto alla radice il problema AIDS mandando all’altro mondo alcuni pazienti londinesi, almeno tre secondo la BBC, che hanno preso sul serio le miracolose terapie di Joshua, a ben vedere è semplice e davvero definitiva.
Da chi prega per le donne sieropositive, in particolare «le giovani mamme», a chi prega per l’onnipresente Africa, a chi si rivolge ai bambini, nessuno resiste al trend della preghiera, è proprio il caso di dirlo, in pillole.
Semplice e pratico. Ma per quanti non sono convinti appieno che la facoltà di proteggersi dalle malattie risieda nella frequenza o nell’intensità delle recite del Santo Rosario, l’unica via che resta è, come suggerisce la Lila, il preservativo. E se c’è bisogno di affermare che, oltre ad essere sicura, è anche la strada più semplice, semplicemente è perché non tutti lo sanno.